Sempre più spesso in questi anni si è assistito a veri e propri dibattiti e ad un uso inflazionato delle parole stile e portamento. Altrettanto spesso si è abusato dello slogan “Ultras non è una moda”. Secondo me le due affermazioni collimano poco: indipendentemente dall’abbigliamento e perciò dallo stile, chi è ultras lo è a priori. E le mode sono lì a confermarlo, se si va a ritroso nel tempo si vedono i primi ultras agghindati con giacche mimetiche e gli intramontabili parka, poi è subentrato l’uso del comodo bomber, infine è scoppiata la moda del materiale personalizzato mentre oggi da più parti si usa lo stile casual ricalcando, o cercando di ricalcare, le famose terrace inglesi. E così mentre tra i seguaci della Regina imperversa lo stile italiano con qualche coreografia che ha cominciato a far capolino dalle loro parti, in Italia si va controcorrente e si riprende uno stile essenziale, dove la sciarpa del gruppo è praticamente bandita e dove i colori sociali son davvero ridotti al minimo. Oltre che una moda questa è sicuramente una conseguenza della crescente repressione che si è avuta negli stadi italiani però mi piace rimarcare la differenza sostanziale che c’è tra il nostro modello di ultras e l’hooligan vecchia maniera delle firm inglesi.

In tutto questo incrocio di stile, abbigliamento e portamento, cascano a fagiolo i ternani che ho avuto il piacere di vedere all’opera svariate volte nel loro periodo migliore, quando la Curva Est era veramente una curva che andava ben al di là di quelle etichettature che oggi come oggi vanno tanto di moda. E di queste, c’è pure chi se ne vanta! I ternani erano veramente ultras vecchia maniera, uno stadio bello, antico, logoro nel suo aspetto esteriore, una curva che trasudava colore con alcuni striscioni che son rimasti nella mia memoria: Fiaschi rotti, Sendero Luminoso, Working Class e naturalmente Freak Brothers testimoniano già da soli come la Curva Est rappresentasse veramente quel territorio autogestito e liberato dalle regole esistenti della società, un territorio dove non regnavano leggi ma regole: e la principale era tifare Ternana. Poi il resto, una spruzzatura piuttosto abbondante di politica e un’altra altrettanto abbondante di antirazzismo e antiproibizionismo, lotta in favore degli strati sociali più deboli e lotta a fianco dei lavoratori, la Curva Est, come altre curve in questo contesto, è stata un laboratorio di tifo e cultura, passione e solidarietà.

Poi c’è stata la decadenza, inutile girarci intorno, magari l’aspetto politico ha rovinato un po’ l’ambiente ma da spettatore esterno ritengo che l’introduzione della tessera del tifoso, a Terni ha veramente spaccato il tifo con una discreta frangia che ha preferito staccare la spina e seguire il calcio popolare, una ritirata strategica da quegli stadi e da quei settori che ormai non rappresentavano più quel territorio liberato dalle leggi vigenti. Una decisione drastica, una coerenza probabilmente portata all’estremo e la conseguenza è stato l’impoverimento di spettatori e tifo.

Oggi rivedo i ternani all’opera e mi sembrano se non proprio in forma splendida, almeno molto migliorati rispetto al più recente passato. Apprezzo sempre l’impatto numerico e vedere uno spicchio del settore del Carlo Castellani quasi pieno, mi fa già un piacere enorme. Curva Est e Curva Nord si mettono gli uni a fianco agli altri e collaborano senza troppi problemi per tutta la partita, segno di un feeling che può essere costruttivo per il futuro.

Delle vecchie insegne riconosco le Menti perdute e lo Psycho Group che, tra le altre cose, ha la pezza con i bordi inferiori coi colori doriani. Gli ultras ternani non mancano di sfoggiare i colori dei gemellati, durante la sciarpata noto le sciarpe bergamasche e doriane ma anche qualche felpa rimanda chiaramente ai gemellati storici. E qui si torna all’essenza del tifo perché i ternani lasciano poco all’estetica e puntano chiaramente su colore e voce. I numerosi bandieroni che sventolano, accompagnano i cori degli ultras che hanno il grande pregio di sostenere la squadra ininterrottamente fino al secondo gol dell’Empoli, che chiude virtualmente la partita e condanna gli ospiti all’ennesima sconfitta fuori dalle mura amiche.Ternani che si fanno apprezzare per una discreta continuità, pochissime le pause e di tanto in tanto riescono pure a coinvolgere l’intero settore, anche se la parte superiore è la più restia a partecipare ai cori.

I padroni di casa, come loro abitudine, partono con il tifo con qualche minuto di ritardo, gli ultras fanno il loro ingresso in Maratona proprio sul filo di lana tanto che dal settore, negli istanti che precedono l’inizio della partita, parte il coro “Dove sono gli ultras?”. Gli empolesi vanno un po’ a corrente alternata, qualche bel coro ma anche qualche pausa, a livello di colore da segnalare qualche bandierone. Al loro fianco i gemellati di Montevarchi con tanto di bandierina per un gemellaggio che ormai è pluridecennale.

Le due tifoserie non se le mandano certo a dire, sono i ternani ad accendere la miccia già nel prepartita, ma anche durante la stessa i cori offensivi sono piuttosto frequenti. Del resto l’amicizia tra Ingrifati ed empolesi infiamma questa sfida tanto che gli ospiti più di una volta menzioneranno i “cugini”. Anche a fine partita le due tifoserie, mentre lo stadio si svuota velocemente, chiudono la prestazione con i classici reciproci cori di sfottò.

Valerio Poli