La Basilica di San Giovanni sovrasta imperiosa il Campo Roma. Dopo una nottata di pesante pioggia, il sole risplende timido sulla Capitale. La sovrapposizione tra domenica e festa del Primo Maggio, ha creato un vero e proprio vuoto per le strade, così ne approfitto per raggiungere il campo in bicicletta.

Siamo nel quartiere Appio Latino, uno dei più popolosi e storici della Capitale. Pro Appio e Luditur sono due realtà che da qualche anno affiancano gli storici sodalizi della zona, la Fortitudo e la Romulea, con cui peraltro condividono anche i campi di gioco. Gialloblu e neroverdi possono contare su un assiduo seguito organizzato, con i primi attivi da quest’anno e i secondi dall’ormai lontano 2009, anno in cui venne costituita la società, una delle prime cittadine in fatto di calcio popolare.

La vicinanza topografica e la classifica, che prima del fischio d’inizio vede la Luditur prima e a un passo dalla promozione, accende ovviamente la sfida. In settimana, sui rispettivi profili Facebook, si leggono appelli a popolare le gradinate per offrire uno spettacolo degno di nota. La cosa ovviamente mi incuriosisce e per giudicare voglio esserci di persona.

Parcheggiata la bicicletta all’entrata del campo, proprio dietro lo storico mercato di Via Sannio, faccio il mio ingresso, lasciando il documento all’arbitro e prendendo la pettorina offertami dal gentilissimo, quanto vecchio stampo, inserviente.

Respirata a pieni polmoni la solita boccata d’ossigeno, che soltanto questi campi sanno offrire, posso cominciare a scrutare la tribuna, notando come i due gruppi si stiano preparando per l’ingresso in campo. Più numerosi quelli della Luditur, che già prima del fischio d’inizio si fanno sentire, colorando il loro spazio con un paio di fumogeni.

Quando le squadre fanno il loro ingresso, gli spalti si colorano grazie alle fumogenate dei due gruppi. Da una parte quella con i colori sociali eseguita dai supporter di casa, dall’altra quella condita dalla bella coreografia che evidenzia diversi monumenti storici della città. Complessivamente davvero un bell’impatto, con un paio di “bomboni” che fanno da chiassoso corollario allo spettacolo pirotecnico.

Può cominciare la sfida, e a tenere banco, più che le giocate, sono gli umori delle tribune. Partono subito forte i ragazzi della Luditur, con un tifo intenso e compatto che si manterrà tale per tutti i novanta minuti. Tantissime le torce e i fumogeni accesi durante i 90′, un aspetto che, per un amante del genere come il sottoscritto, non può passare inosservato.

La cosa che mi fa piacere notare, in loro, è il sapersi approcciare agli spalti in maniera più che naturale. È bello perché, non lo nego, spesso in questi tristi mesi ho pensato che per il movimento ultras romano davvero non ci fosse un futuro, neanche minimo. Poi ci sono mattinate come queste, dove mi accorgo che un qualcosa ai giovani è stato tramandato, seppure si trovino in una situazione davvero disagevole rispetto, ad esempio, a quando io cominciai a frequentare le gradinate. Non li invidio per il contesto, ma li ammiro per la tenacia e gli auguro di vivere, per tanti anni, almeno un minimo di libertà nel concepire l’ultras in tutte le sue sfaccettature.

Tornando alla partita, i ragazzi del Pro Appio partono con il freno a mano, per poi aumentare d’intensità soprattutto nella ripresa, quando colorano il proprio settore con una bella torciata e un messaggio che richiama alla natura popolare della loro società e al segno di continuità che essi, in questi sette anni, hanno saputo dare.

Non mancano i cori di scherno tra le opposte fazioni, che si ritrovano però d’accordo nell’apostrofare il neo capo della Polizia Franco Gabrielli, passato agli annali della storia urbana per l’installazione, in realtà voluta non soltanto da lui, delle tristemente celebri barriere nelle curve dello stadio Olimpico.

Sul campo la contesa non è certo delle più esaltanti, e alla fine si risolve con uno 0-0 dalle poche emozioni. Ciò non influisce sugli applausi dei presenti, con le squadre che vanno a prendere l’abbraccio delle rispettive tifoserie.

Realizzo gli ultimi scatti e poi anche per me è giunta l’ora di togliere il disturbo e recuperare il documento dal direttore di gara. Mi rimetto sul sellino e di corsa raggiungo la Via Appia, contento di aver speso questa domenica mattina nel risentire l’acre odore dei fumogeni e il potente rimbombo dei cori proprio a due passi dal centro storico.

Simone Meloni