Quella che sta attraversando il Vicenza Calcio è una situazione già verificatasi negli anni più recenti a squadre blasonate come il Parma e ad altrettante di importante caratura come Ancona e Modena, giusto per fare qualche esempio. Anche il Vicenza è divenuto dunque facile preda di questo atroce destino, schiacciato dai debiti e riuscito a continuare il campionato solo grazie all’esercizio provvisorio, che gli consentirà quantomeno di terminare la stagione col solo obiettivo di tutelare creditori, staff, giocatori. Finire dignitosamente la storia di una squadra come il Lane, solamente per la maglia e per i propri tifosi diventa automaticamente il primo obiettivo morali da raggiungere, prima che si spenga definitivamente la luce. E con la segreta speranza che ci possa essere un colpo di scena finale che ripaghi anche i tifosi, perché a differenza dei tifosi, il loro credito di fedeltà non è istituzionalmente tutelato.

Questi ultimi, i tifosi, restano la parte più romantica in questa triste vicenda, condannati senza colpe alcune a pagare forse il prezzo più salato di tutto quello che sta succedendo e di quello che potrebbe succedere in un futuro. Ultimo baluardo di questo calcio malato, governato dai soldi, dove solamente i più forti riescono a sopravvivere, mentre ai più piccoli non resta che sgomitare per preservare la propria storia come meglio si può e a i più vulnerabili non resta inesorabilmente che soccombere. Fa riflettere il parallelismo che intercorre tra tale affermazione e ciò che accade nella società in cui viviamo oggigiorno.

i tifosi, e più in particolare gli Ultras, rispondono sempre presente, nonostante repressione, diffide, denunce e perfino fallimenti. Indipendentemente dal risultato e dal futuro della propria squadra, loro ci sono, sempre.

Ma tornando al presente è opportuno affermare che se gli ospiti non se la vedono affatto bene, i padroni di casa non possono certo vantarsi dei propri risultati ottenuti negli ultimi tempi. I dati e i numeri parlano chiaro: ultimi in classifica da due anni e ancora in piedi per merito di una salvezza tiratissima, maturata durante la scorsa stagione all’ultima giornata e ottenuta definitivamente ai play-out sconfiggendo il Forlì.

Quella di oggi, a livello di tifo, è una sfida entusiasmante, ricca di sorprese. Si gioca alle 14:30, un orario discutibile per essere di sabato, anche se oramai siamo abituati a condizioni e orari completamente stravolti e fuori luogo, come l’anticipo di venerdì e il posticipo serale del lunedì.

Da una parte i granata sono appoggiati dal sostegno della curva di casa, composta dai Panthers Fano 1977 e gli Ultras Fano; mentre gli ospiti, giunti in 280 unità, possono confidare sul proprio tifo organizzato riunito sotto le insegne di “VICENZA”, sigla in cui si riconoscono “Zona Mucchio” e “South Terrace”, e da altre pezze presenti nel settore come “Banda Thiene”, oltre a “CSD Vicenza” e Youth.

All’ingresso in campo dei giocatori, entrambe le tifoserie danno il via alle danze: il gruppo dei PANTHERS munito di alcuni stendardi raffiguranti il volto della classica pantera, simbolo ultra-quarantennale del gruppo, accompagnati da due bandiere principali in balaustra e altrettante bandiere più piccole coi colori sociale della squadra. Gli ospiti invece si dispongono in maniera compatta e danno colore al proprio settore con bandiere bianco rosse e tre grandi bandiere.

Durante la gara, il tifo appare costante da ambo le fazioni e privo di sfottò vista l’indifferenza. Soprattutto nel primo tempo, i padroni di casa si rendono partecipi di battimani, cori secchi ben riusciti ed altrettanti più lunghi che, considerando la situazione generale che attraversa il Fano, coinvolge un discreto numero di persone, a cui va comunque riconosciuto l’impegno e soprattuto una pazienza infinita, non direttamente proporzionale al piano qualitativo della squadra granata.

Nel corso del primo tempo i Panthers dedicano uno striscione in segno di solidarietà e rispetto nei confronti degli avversari, che ricambiano con un applauso: “Contro questo calcio, vicini a Modena e Vicenza”. Assieme ai fanesi, presenziano i gemellati di Jesi che espongono la propria pezza sopra lo striscione dei Panthers.

Durante la ripresa, la curva fanese esegue la sua solita sciarpata e adotta le note di un nuovo coro, originariamente dei catanesi, le cui parole sono: “…e nonostante questa repressione, affido la mia vita ad un pallone”, che aggrava di conseguenza sul livello del tifo, visto che prima di prendere dimestichezza con il nuovo coro passeranno diversi minuti.

Gli ospiti sono grandi protagonisti di questo sabato pomeriggio di calcio appassionato qui al Mancini di Fano, visto che usciranno vittoriosi dal terreno di gioco grazie ad una rete siglata nel primo parziale di gara. Il loro tifo è superiore per costanza, grinta e determinazione. Tre aggettivi coi quali gli obiettivi si portano sempre a casa. Un grande merito è anche loro, soprattutto per la massiccia presenza, considerando la distanza e l’orario. Applausi e tanto di cappello.

Per onor di cronaca, sono inoltre artefici di due belle sciarpate che colorano il settore, accompagnate dall’accensione di alcune torce e non smetteranno quasi mai di cantare e sostenere il Lane, prima e dopo il gol del vantaggio, quando l’eco di gioia riecheggia in tutto lo stadio, momentaneamente gelato.

Al triplice fischio, la curva granata applaude i ragazzi nonostante la sconfitta, mentre i calciatori del Vicenza, chiamati dal proprio pubblico vanno ad esultare con loro per la terza vittoria consecutiva appena ottenuta.

Testo di Marco Cini.
Foto di Tommaso Giancarli.