Quando negli stadi appare il primo sole che riscalda il volto, riesco a godermela solo un po’ la primavera, solo in parte. È il preludio all’estate e soprattutto è l’avvicinarsi della fine. La fine della ciclicità delle domeniche del pallone e l’inizio di quel triste periodo di domeniche senza esultanze, trasferte, senza cori e odori da stadio.

Questo è l’impatto anticipato e nostalgico che sentirò a Fasano oggi e cercherò di godermi ogni istante della domenica. La sfida che seguirò vedrà affrontarsi Fasano e Gravina, un incontro ormai consueto nel girone H di serie D.  Entrambi i team hanno fame di punti, e i tifosi lo sanno e lo sentono. 

I fasanesi con il solito quadrato centrale scelgono la linea dura dopo le deludenti prestazioni della squadra e fanno silenzio per i primi 15 minuti: credono di meritare di più dagli undici in campo. Espongono uno striscione diretto e senza diritto di replica: “Ora basta comprensione, noi vogliamo una reazione”.

I gravinesi presenti in una quarantina scarsa, fanno quel che possono e seguono la squadra da seduti. Faccio addirittura fatica a capire chi sono i tifosi e chi sono gli amici dei calciatori.

C’è qualche pezza qua e là e riesco a sentire un unico coro nell’arco dei 90 minuti, qualche volta alzano il volume per protestare contro l’arbitro, ma propongono pochi contenuti da raccontare.

Nella semplicità dei miei pensieri e della mia voglia di vedere sempre gli spalti “attivi”, mi aspetto che le città con un passato storico importante, debbano far rispecchiare la propria identità nelle strade e nello stadio. Ma questo a Gravina non succede, o quantomeno non succede più: gli anni di splendore della comunità murgiana con Federico II non si riflettono nell’ambiente stadio.

Sul campo, il primo tempo si spegne senza troppe emozioni.

Squadre e tifosi hanno paura di perdere.

Alla ripresa, dopo un forcing insistito e l’appoggio della Curva di casa, a metà del secondo tempo il Fasano riesce a sbloccare il risultato, resistendo fino alla fine.

Da questo momento e per gli ultimi venti minuti di partita, i fasanesi (più rilassati) cominceranno a farsi sentire di più con dei bei cori secchi, e coinvolgeranno  tutto lo stadio con dei cori contro i “cugini” martinesi che incontreranno domenica prossima.  

La sensazione è che nessuna trasferta sarà mai più permessa, né da una parte né dall’altra. È il derby più sentito da queste parti ma non sarà più quello di una volta.

A tal proposito, quando a fine match la squadra festeggia l’1-0 sotto la Curva, i tifosi fasanesi chiedono a voce grossa la vittoria a Martina. In ogni posto del mondo, una vittoria in un derby vale quasi un campionato. 

Quando il sole cala e i tifosi locali guadagnano l’uscita con volto disteso, (è stata una vittoria importante oggi) li seguo e abbandono anche io lo stadio.

Resto un altro po’ nei dintorni, tiro fuori il mio telefono e conto le giornate mancanti sul calendario. 

Provo a non sentire nostalgia: la prossima me la godrò ancora di più. 

C.O.