Frosinone–Palermo segna, per varie ragioni, alcuni momenti importanti per gli ultimi anni delle due tifoserie.
Andiamo a ritroso: l’ultima sfida disputata tra le due compagini risale al campionato 2015/2016, per ora l’unico di Serie A per i giallazzurri. Un vero e proprio spareggio in quella fase finale di campionato. Prevalsero i rosanero con i gol di Trajkovski e Gilardino, condannando ufficiosamente gli avversari (che sarebbero retrocessi due giornate dopo con il Sassuolo) e lanciandosi in un’affannosa rincorsa che si concluse con un’insperata salvezza.
Ma oltre al mero fattore sportivo quella giornata segnò anche il ritorno in trasferta di una parte della Palermo ultras, che decise proprio in suddetto periodo di sottoscrivere la tessera del tifoso. In quell’assolata domenica di aprile un’ottantina di supporter fecero così bello sfoggio dei propri petti nudi e delle proprie manate. Un inizio che segnerà un sempre più corposo ritorno sulla gradinate anche lontano dal capoluogo.
Rispetto all’ultima volta non c’è più lo stadio Matusa, le due squadre sono in Serie B e in estate il protocollo siglato da Lega e Ministero dell’Interno ha allentato un po’ la stretta delle limitazioni, riaprendo molte volte i settori ospiti anche ai non tesserati. Frosinone-Palermo non è una partita a rischio e quindi tutti possono acquistare il biglietto tra gli ospiti senza alcuna card di fidelizzazione.
Ammetto che storicamente ho sempre faticato oltremodo per comprendere la geografia del tifo palermitano. Spesso frammentato e diviso in mille sigle, sovente sparpagliate in varie zone dello stadio. In ultima istanza ci aveva provato il progetto di riunificazione di buona parte dei gruppi nella parte inferiore della Nord a ricompattare la tifoseria tra le mura amiche. Malgrado qualche annata su buoni livelli anche questo è finito per naufragare, nella passata stagione, con il passaggio in Nord superiore da parte della frangia tesserata.
Tuttavia lontano dal Barbera la Palermo ultras ha attualmente deciso di annientare ogni tipo di divisione e sostenere all’unisono la squadra. E l’effetto devo dire che è notevole.
Per l’occasione sono 273 i biglietti venduti. Un dato numerico non da poco se si considera che quasi tutti i presenti sono provenienti dalla Sicilia. Tra loro, peraltro, si segnala anche una folta presenza romanista con tanto di pezze al seguito.
Con questo preambolo ho messo in evidenza tutta la mia curiosità di vedere gli ultras palermitani all’opera. Se vado a memoria ne ho soltanto vaghi e sfocati ricordi nel settore ospiti dell’Olimpico. Quelli che ho osservato in foto, nelle belle presenze di Foggia e Brescia ad esempio, hanno stimolato il mio interesse e oggi confermeranno tutte le buone impressioni trapelate dagli scatti (off-topic polemico: quando una tifoseria italiana sembra interessante dalle fototifo, spesso effettivamente lo è. Quando una tifoseria germanofona sembra interessante dalle fototifo, spesso è un bluff. Promemoria per sbadati portatori di falsi miti, sic!).
Come detto nell’articolo di Frosinone-Cremonese, il settore ospiti dello stadio Benito Stirpe non è certo il luogo più consono dove mettersi in mostra, a causa della sua dimensione ristretta e della sua conformazione a ferro di cavallo (oltre al prezzo che, comprensivo di prevendita arriva a sfiorare i 25 Euro). Tuttavia i siciliani si compattano e dal primo all’ultimo minuto offrono davvero una prestazione gagliarda. Dopo tanti anni (forse neanche ricordo quando è stata l’ultima volta) ho il piacere di sentire nuovamente il battito del tamburo tra i supporter giunti in Ciociaria, mentre le torce accese all’inizio sono un buon antipasto all’appetitoso menu offerto durante la gara: battimani, bandieroni, cori a rispondere e tanta voce. Senza dimenticare gli immancabili cori contro Zamparini.
Lo dico con sincerità: i palermitani di questi tempi mi sembrano migliori anni luce di quelli visti tante volte in casa. E se qualcuno ha difficoltà nell’intendere che l’unione fa la forza questa ne è la dimostrazione palese. Sarebbe ora, per il movimento ultras intero, di capire quanto le divisioni, le fazioni interne e i dissidi fratricidi, facilitino di molto il compito di tutti quelli che hanno fatto della distruzione del tifo organizzato la propria battaglia di vita. Ciò ovviamente a livello complessivo, senza voler andare a metter bocca su situazioni interne che ogni città italiana inevitabilmente vive un po’ per i repentini cambi generazionali, un po’ per lo smarrimento sociale a cui la nostra era ci costringe.
Su fronte casalingo il Benito Stirpe fa registrare nuovamente un ottimo colpo d’occhio, inaugurando la giornata con la bella sciarpata eseguita dalla Nord sulle note dell’inno e producendosi in una discreta prestazione, anche se forse un pochino al di sotto di quella contro la Cremonese. Torno a ripetere: gestire un settore di quelle dimensioni non è assolutamente facile, soprattutto venendo da uno stadio a misura ridotta come il Matusa. Tuttavia l’incessante sventolio di bandieroni e lo sparpagliato posizionamento di tutti i gruppi aiuta sicuramente molto. Ci sarà bisogno di rodaggio per far cadenzare i ritmi a tutti i presenti e insegnargli letteralmente a fare il tifo.
La partita in campo, di contro, non spinge di certo il fomento. Alla fine sarà uno 0-0 con poche occasioni e tante recriminazioni per parte.
Al triplice fischio gli ultras ciociari chiamano la squadra sotto il settore per motivarla, mentre quelli rosanero continuano a cantare per ingannare il tempo che li separa dall’apertura dei cancelli.
Il mio treno per Roma è prossimo e non ho ulteriore tempo per cincischiare o perdermi in considerazioni a caldo. Scendo le scale e mi porto verso l’uscita. L’ultimo sguardo va alle transenne che in maniera alquanto provvisoria dividono il passaggio degli ospiti da quello dei tifosi di casa, proprio a pochi metri dalla Curva Nord. Mentre buona parte della città è paralizzata, in attesa che il settore dei siciliani venga fatto defluire e la circolazione sia ripristinata. Di fondo il problema è sempre quello: bisognerebbe fare meno terrorismo psicologico attorno al calcio e permettere alle grandi opere di essere complete, al di là di qualsiasi diatriba politica. Del resto, scusate la demagogia, la politica dovrebbe volere il bene del territorio su cui opera. Siete autorizzati a ridere!
Simone Meloni.