Esiste un filo che lega la storia calcistica di Saronno, Como, Genoa ed Enrico Preziosi: rapide scalate, fatte di vittorie e promozioni, ma altrettante rapide discese, con i club investiti da profonde crisi finanziarie, culminate in fallimenti sportivi che hanno obbligato storiche piazze a ripartire dai bassifondi del calcio dilettantistico.
Nel 1993 il re dei giocattoli acquisisce il Saronno FBC, storico club della città dell’Amaretto, che dalla serie D approda in C1 sfiorando persino una storica promozione nel campionato cadetto. L’esperienza dura giusto il tempo di farsi le ossa nel mondo del calcio: Enrico Preziosi, originario di Avellino, decide di puntare in alto e cercare fortuna calcistica in altre piazze. Nel frattempo il Saronno, orfano dell’imprenditore irpino, inizia un lento declino che culmina con l’estromissione dai campionati professionistici nell’estate del 2000.
Nel 1997 l’attuale proprietario del Genoa CFC approda sulle rive del lago di Como, al timone di un club che vanta importanti trascorsi calcistici. L’impresa che a Saronno si era fermata nello spareggio play off contro il Carpi qui si compie appieno, riuscendo persino a riportare la squadra lariana nel massimo campionato calcistico italiano.
Come già successo con il Saronno, anche a Como, Preziosi dopo la storica impresa decide di spostare le tende dalla provincia Comasca al capoluogo ligure, dove grazie all’allora emergente Gasperini, riporta i Grifoni nella massima serie, centrando anche una storica qualificazione in quella che una volta veniva chiamata Coppa UEFA.
Nel frattempo il Como senza Preziosi il 22 dicembre 2004 viene dichiarato fallito ed è costretto a ripartire dalla serie D.
Quella col popolo genoano è una storia d’amore mai sbocciato completamente, almeno con certi ambienti del tifo, e la retrocessione d’ufficio nel 2003, per la nota storia della “valigetta” nel match Genoa-Venezia, servì solo a confermare i dubbi sul nuovo presidente. Sospetti a dire il vero coperti in quei primi anni dai successi sportivi che hanno contrassegnato l’inizio della gestione Preziosi.
Il Genoa oggi invece, versa in una situazione finanziaria non facile, per dovere di cronaca trasversale a molti club italiani, dalla quale sta tentando di uscire anche grazie a importanti cessioni, ultima in ordine di tempo quella dell’attaccante polacco Piatek al Milan.
La Gradinata Nord, feudo del tifo rossoblu, stanca di una situazione poco chiara e dopo le magre figure delle ultime stagioni, ha maturato da qualche tempo la decisione di disertare il Luigi Ferraris, almeno fino a quando la situazione non cambierà. In questo clima surreale, contraddistinto da incertezza sul futuro e rabbia per un presente difficile, si arriva alla vigilia dell’importante match salvezza tra i padroni di casa e il Cagliari.
Nel frattempo però la tanto attesa inversione di rotta s’è realizzata: Enrico Preziosi ha dato mandato ad Assietta Spa, società di consulenza finanziaria specializzata in Corporate Finance, quale advisor per la cessione della Società. Questo è bastato per rimettere in discussione tutto, così la tifoseria, dopo una partecipatissima assemblea fra tutti i gruppi, ha deciso di far ritorno sulle gradinate del Luigi Ferraris per cercare di spingere la squadra ad una vittoria vitale per raggiungere l’obiettivo minimo della salvezza.
Lo stadio, anche grazie ai prezzi popolari applicati per l’occasione (5 euro le gradinate, 10 euro i distinti), presenta un discreto colpo d’occhio, seppur spoglio dei vessilli storici del tifo. Sin dal primo minuto la Gradinata Nord spinge il Grifone alla ricerca di una vittoria imprescindibile per scacciare i fantasmi della serie B. Durante i 90 minuti non mancano gli insulti all’attuale presidente, reo per la piazza della situazione drammatica in cui versa il club stesso. Il pareggio giunto ad una manciata di minuti dalla fine delle ostilità, rimanda il discorso salvezza alla trasferta di Firenze, costringendo la tifoseria a tribolare fino all’ultimo istante della stagione, come è ormai prassi da anni.
I tifosi sardi presenti nel settore ospiti sono invece circa 50, una ventina arrivati nel capoluogo ligure a bordo di due transit che si raccolgono dietro la pezza degli Sconvolts. Il tifo è continuo per tutti i 90 minuti, esplodendo al gol del momentaneo vantaggio; da lì in poi i cagliaritani dedicano i loro cori ai genoani e al pericolo retrocessione che incombe su di loro. Si levano al cielo anche cori “Genoano napoletano”. Intorno al ventesimo minuto del secondo tempo gli Sconvolts staccano la pezza e si dirigono all’esterno, ma non conosco i motivi che hanno spinto i sardi a tale scelta.
Testo di Michele D’Urso.
Foto di Furio Bruzzone.
Galleria di Michele D’Urso: