È veramente pretestuoso credere che la via degli stadi di proprietà possa essere la panacea di tutti i mali del calcio, come adduce una certa opinione pubblica prezzolata ed interessata solo ad incentivare colate di cemento. Non è con nuovi stadi che la cecità del sistema calcio può trasformarsi in lungimiranza, e non è che la mancanza di leggi apposite o di regalie di suoli o strutture pubbliche ambia impedito ad Atalanta, Juventus, Udinese e quanti altri di pagare e di costruire o avere il proprio impianto. Manca di fondo la competenza, la capacità di programmare e investire, ma l’altra grande latitante a questa danza di solitudini è l’amministrazione pubblica, che contribuisce a degradare nell’abbandono più totale le strutture sportive nostrane al punto che, per quanto contraddittorio possa sembrare, sarebbe forse meglio regalarle a questo punto, nonostante siano state costruite e fin qui mantenute con i soldi dei contribuenti.

Nel solco di questo atavico malcostume, il Giugliano si ritrova – come altri club campani del presente o del passato – a peregrinare fuori dalla propria area comunitaria, rosicchiando le radici dei legami sociali che i luoghi pubblici come lo stadio contribuiscono a tenere vive, costringendo i tifosi ad affrontare ogni partita come se fosse un’eterna trasferta, sfibrando non solo la tifoseria ma anche chi ha il coraggio di investire ancora qualche soldo in questo malandato calcio. Così è al “Partenio” di Avellino che si gioca la gara fra le tigri gialloblu e i pugliesi del Monopoli.

Sono 45 i supporter ospiti, stranamente tutti ultras, con l’apporto del cosiddetto pubblico normale totalmente assente, situazione figlia delle premesse estive tradite. Dopo anni di nozze con i fichi secchi infatti, i biancoverdi avevano provato a puntare qualche fiche in più sul tavolo del calciomercato, per alzare l’asticella ed andare oltre il ruolo di outsider e arrivare un po’ più vicini a quella Serie B più volte accarezzata. Invece e contrariamente alle attese, il verdetto del campo è stato diametralmente opposto e nemmeno il cambio di allenatore ha permesso di invertire la rotta. Con ovvie e immancabili ricadute in termini di spettatori, logiche da cui gli ultras tendono sempre a discostarsi.

Tornando alle questioni meramente relative agli spalti, i monopolitani viaggiano assieme ed arrivano insieme nel settore, dando un’ottima prova di maturità e mettendo il bene collettivo al di sopra delle note divergenze di opinione fra le varie anime interne. Il sostegno che ne deriva è ottimo in continuità e anche in termini di voce, i ragazzi presenti sugli spalti non possono rimproverarsi davvero nulla, avendo dato tutto alla squadra, per tutti i novanta minuti, anche se poi gli atleti in campo non sono stati capaci di trasformare questo sostegno in rabbia agonistica.

In buona forma anche la tifoseria di casa, che sulle ali dell’entusiasmo per la promozione in C si rende protagonista di una bella prova. Novanta minuti di buon tifo, accompagnato da tanti battimani e dallo sventolio dei bandieroni, incentivati inoltre da un Giugliano che in campo gioca bene e si impone sugli avversari per due reti a una. Totale indifferenza fra le due fazioni.