In un freddo pomeriggio di febbraio, al Piola di Novara i padroni di casa ospitano il Cittadella, che dopo un anno di Serie C, è tornato nella categoria di appartenenza.

Gli spalti sono tutt’altro che gremiti; a conti fatti, in curva Nord sono circa una 70ina gli ultras azzurri pronti con la voce a sostenere i propri colori. A centro curva, in solidarietà con i Daspo emessi recentemente, la pezza del gruppo Nuares rimane capovolta.

Dall’altra parte si conta una 40ina di sostenitori della squadra granata: a primo impatto nessuna presenza “degna di nota”. Quest’affermazione è smontata in meno di un minuto quando fa il loro ingresso in gradinata una decina di ultras granata affiancati dai gemellati di Pavia: una vecchia conoscenza dei novaresi. Anni e anni d’incontri dentro e fuori dal campo riaffiorano alla mente quando la rappresentanza lombarda espone il proprio drappo; adesso la squadra pavese è sparita dal calcio professionistico grazie alla “saggia” guida della proprietà cinese. Come sempre pagano i tifosi, ma questa è un’altra storia.

La partita comincia e non potevano mancare i saluti tra i vecchi amici novaresi e pavesi che ravvivano una gara che, senza offesa, avrebbe avuto ben poco da dire.

I novaresi, visto il numero, prediligono cori a ripetere che spaziano dal sostegno alla maglia ai più classici sfottò all’indirizzo degli ospiti che in qualche modo cercano di rispedire il saluto al mittente.

In campo il Novara si fa preferire al Cittadella che pare accontentarsi del punticino. Dopo appena 20’ sono i padroni di casa a passare in vantaggio. Lo stadio prende vita, anche i tifosi più freddi si lasciano andare e, almeno battendo le mani, seguono i cori lanciati dalla curva. Reazione diversa invece quella dei veneti che rimangono in silenzio per diversi minuti ma, assorbita la botta, tentano di farsi sentire chiedendo a gran voce la reazione dei propri giocatori.

Prima del termine i novaresi rendono omaggio, alzando uno striscione, a “Nonno Angelo”, tifoso novarese e parente di un fedelissimo della curva che ci ha lasciati prematuramente; questo drappo è accompagnato dall’applauso dello stadio.

La seconda frazione vede l’esposizione da parte degli ospiti di uno striscione nella ricorrenza dell’anniversario della scomparsa di Denis Giacomazzi, noto tifoso granata che ha lasciato questa terra due anni prima: l’applauso dei presenti indica come la morte sia come una livella, che, per citare Totò, ci mette tutti sullo stesso piano.

La partita scorre veloce accompagnata dal tifo degli azzurri che, anche se a corto di voce, cercano di sostenere al meglio la squadra imbastendo anche una bella sciarpata: un tocco di colore in una grigia giornata come quella appena passata.

Il dominio del Novara però è sterile, e quando tutto sembra indirizzato sui binari azzurri, la squadra veneta trova il pareggio, ammutolendo il Piola e mandando in escandescenza il settore riservato ai granata che si lasciano andare nei confronti dei tifosi azzurri che occupano il rettilineo.

Il pareggio dà coraggio ai granata che rispondono ai novaresi levando in alto le sciarpe. Il triplice fischio dell’arbitro regala un punto insperato agli ospiti, mentre lascia con l’amaro in bocca i novaresi che però applaudono comunque la propria squadra, meritevole di aver dato il massimo in campo.

I Novaresi provano a ricostruire quanto cancellato nei mesi scorsi, i numeri iniziano ad alzarsi così come il livello del tifo: colorati e compatti sono anche sfortunati nell’avere a che fare con un ambiente un po’ freddo. Capitolo ospiti: sinceramente non mi aspettavo né la presenza ultras né tantomeno il gemellaggio con i pavesi. Ogni partita è una scoperta.

Alessio Farinelli.