È sempre un piacere far visita a questa splendida realtà che ormai da oltre dieci anni vive ultras nell’accezione più pura del termine, tra campi, compagini e realtà di tifo organizzato che spesso e volentieri si dimostrano solo meteore. Senza che però questi si riveli mai un limite per loro, che affrontano ogni gara come fosse una finale di Coppa tanto sul rettangolo di gioco quanto sugli spalti. Oltre alle tante difficoltà che comporta gestire direttamente il proprio club, i più scettici verso questi modelli calcistici e di tifo adducono il limite di vivere ultras solo entro il lato ludico, anche se nel loro caso non sono mancate trasferte in territori tradizionalmente ostili ai baresi che hanno compensato tutte quelle volte in cui non hanno trovato di fronte nessuna tifoseria con cui confrontarsi.

Comodo anche l’orario in questo caso, che mi permette di coniugare impegni personali e familiari per poi ritagliare anche spazio per la passione di non solo documentare, ma soprattutto apprezzare una giornata di tifo organizzato, a prescindere dalle latitudini calcistiche più o meno nobili a cui fa da corollario.

In assenza di stimoli ultras, contribuisce il buon campionato dell’Ideale Bari a rinfoltire e compattare il pubblico del “Palmiotta”. Bello il quadrato che si raccoglie dietro le tradizionali pezze fra cui quella per l’indimenticato “Tettone”. Settore che resta sempre rumoroso per tutto l’incontro. Tanti i cori contro il calcio moderno, per la libertà degli ultras e nondimeno grande è l’incitamento per la compagine che porta non solo in campo il nome della loro città, ma anche tutti i loro sacrifici anche economici per darle sostanza e futuro.

Per quel che conta, la contesa in campo si conclude con un pareggio, comunque positivo contro la seconda in classifica. Conta molto di più il pomeriggio di sani valori vissuto sui gradoni, senza i consueti e invasivi controlli, posti o regolamenti d’uso da rispettare, biglietti nominali o contingentati, porte chiuse o restrizioni d’ogni sorta. Un’idea semplice e pura di calcio e di stadio. La stessa di cui ci siamo innamorati agli albori di questo sport. Quella che vorremmo tutti anteposta alle prevaricanti logiche commerciali. Certo è anche un business che muove grandi interessi, ma è anche una grande passione popolare che fa battere cuori e vivere emozioni a prescindere. Il cliente avrà pure sempre ragione, l’innamorato ne ha di più.

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