“Cacarsi il cazzo salva la vita”, così scriveva sul suo blog il buon Amlo mesi addietro.

Nulla di più vero, grazie alla “Non voglia di fare qualcosa” riesco ogni giorno ad evitare ogni possibile rottura come in un’immensa corsa ad ostacoli. Ma, ahimè, a volte non ci riesco ed i risultati sono dei peggiori.

Qualche sera fa ci sono cascato con tutti i pantaloni.

Difficilmente guardo la tv ma, in assenza d’altro, all’una di notte mi sono dovuto accontentare di ciò che passava il convento. Chi ogni tanto si perde appresso ad Italia1, dal titolo dell’articolo può facilmente intuire di che programma parlo e dove voglio andare a parare.

Mentre guardavo esterrefatto la trasmissione, realizzando che baggianate e qualunquismi del genere non li avrebbe detti neanche il mio ultimo nipote di due anni, volavo con la mente a tempo addietro, quando il calcio era veramente il nostro gioco, quello della massa, della gente comune, del popolo. Il calcio non è nato nei salotti, è nato in mezzo alla strada, tra l’erba dei campi ed il cemento delle case. Non è nato per esaltare i gesti atletici, di cui pochi erano capaci, ma per unire e per divertirsi attraverso la goliardia, la rivalità, la voglia di vincere. È stato importato da noi attraverso i porti dai marinai che avevano nostalgia di casa, non da speculatori in cerca di interessi.

Mi chiedo, chi o cosa ha permesso tutto questo? È veramente colpa solo delle società e dei pennivendoli? O forse ci siamo dimenticati noi per primi cos’era il calcio non rifiutando il Paperone di turno che ci regalava campioni? Quanti di noi hanno detto “Ora basta!” ma poi continuano imperterriti a sostenere questo mondo? Certo, diciamo che il calcio non esisterebbe senza gli ultras, ma oltre a questo? Il vuoto più totale! Abbiamo combattuto in ogni modo, ogni tipo di regolamento, facendoci distogliere l’attenzione dalle cose oggettive, come un uomo che urla contro uno davanti a lui e non s’accorge che da dietro gli stanno facendo il portafoglio, ritrovandosi alla fine nervoso e senza un soldo.

Ed ora che si fa? Si può tornare indietro? Che diremo? Che faremo?

Io dico che innanzitutto dobbiamo rinnamorarci del calcio e sostenere quello vero e soprattutto fare un passo indietro e ragionare. Basta urlare contro il mondo, urliamo contro noi stessi! Tifate una grande squadra? Bene, seguite le giovanili. Vivete in un paesino o in un’immensa città? Ci saranno migliaia di squadre che vi rappresenteranno al meglio e che hanno bisogno di voi. Interrompete la catena! Ricordatevi che senza i telespettatori non ci sarebbe lo show e senza lo show nessuno potrebbe mangiarci sopra. Riprendiamoci prima di tutto il calcio e poi gli spazi, perché se non ci sarà da guadagnare gli spazi torneranno da soli e finalmente saremo solo noi con 22 ragazzi in campo e dei colori da onorare di padre in figlio com’è sempre stato e come deve tornare.

Angelo Toscano.