E’ il caldo afoso il primo protagonista di questo sabato pomeriggio. Maggio si è presentato con i suoi raggi di sole abbaglianti, che sbattendo sull’asfalto di Roma trasmettono un fetido odore che sprigiona tutte le porcherie che hanno intriso i pori neri della stazione Anagnina. E’ la solita partenza per Frosinone, con il piccolo, ma non insignificante, cavillo di prendere per errore il pullman che per raggiungere la Ciociaria percorre tutta la Casilina anziché l’autostrada. Ciò vuol dire passare in mezzo ai paesi e prolungare i tempi di arrivo di almeno mezz’ora. Scomodità che diventa quasi uno strazio una volta arrivato all’altezza di Ferentino, a dieci chilometri dalla meta.
Scendo come di consueto a Piazza De Mattheis, percorrendo tutta Viale Aldo Moro fino ad intravedere i primi lampioni del Matusa. Se contro il Latina era una partita sentitissima a causa dell’annosa rivalità che divide le due città, oggi, se possibile, lo è ancor più per i tifosi canarini. Almeno sotto l’aspetto meramente sportivo. Dopo il sorpasso effettuato la settimana precedente, proprio ai danni dei felsinei, i gialloblu vogliono allungare mettendo una seria ipoteca sul secondo posto che coinciderebbe con una storica e inaspettata promozione.
Così non mi sorprendo nell’immergermi in una folla nera e festosa già un’ora prima del fischio d’inizio, quando mi dirigo verso il botteghino per ritirare l’accredito. I tagliandi sono andati completamente esauriti, e per il settore ospiti sono stati staccati poco meno di 800 biglietti. A sottolineare come anche per i supporters emiliani si tratti di una sfida cruciale. Non va infatti dimenticato che il Bologna, dopo un avvio zoppicante, si è saldamente insediato al secondo posto, perdendo però, nelle ultime giornate, parecchio terreno sulle inseguitrici fino a farsi spodestare. Un trend che non ha certo messo di buon umore una piazza vogliosa di tornare immediatamente nella massima categoria, al meglio di oltre cent’anni di storia conditi da titoli nazionali e internazionali. Il Bologna era “lo squadrone che tremare il mondo fa” e da amante del calcio, prima che da tifoso, non posso che ammirarne la storia e la tradizione. Componenti sin troppo infangate da gestioni alquanto discutibili, che negli ultimi anni hanno martorizzato il calcio sotto le Due Torri.
Dopo il solito giro di ricognizione attorno allo stadio, posso passare prima i prefiltraggi e poi il tornello, entrando come nelle migliori delle carceri americani. Peccato che in questo luogo, teoricamente, ci si dovrebbe divertire. Le gradinate, come previsto, si stanno riempiendo per intero, mentre alla mia destra il settore ospiti presenta già un bel colpo d’occhio. I motori si scaldano una decina di minuti prima del fischio d’inizio, quando la Curva Nord rivolge un paio di invettive ai nocerini, attesi in compagnia degli amici di Beata Gioventù. A tal merito va detto che ne’ dei primi, ne’ dei secondi si avrà traccia, almeno fino all’intervallo, quando sbucheranno sistemandosi in un angolo del loro settore. Sembra che a ritardarne l’ingresso siano state le asfissianti perquisizioni della polizia, che voleva impedire l’ingresso di un drappo ai campani. Uso il condizionale perché non ho visto con i miei occhi la scena, e quindi non posso narrarla con certezza. Ma andiamo con ordine.
Quando i ventidue giocatori fanno il loro ingresso in campo, gli ultras ciociari colorano la curva con la classica sciarpata sulle note dell’inno. Poi manate e cori a rispondere. Il solito repertorio che evidenzia l’ottimo stato di forma dei laziali, trascinati da Uber Alles e Vecchio Leone, come sempre impeccabili sotto il punto di vista del colore e del materiale. La gara inizia subito bene per il pubblico di casa, con il Frosinone che trova il vantaggio grazie a Dionisi, e il boato dello stadio a fare da logica conseguenza. Tutti saltano e gioiscono, ma i rossoblu non ci stanno e dopo qualche minuto trovano il pareggio a firma di Ceccarelli. Stavolta a festeggiare sono i tifosi emiliani, che avevano aperto la loro prestazione di tifo a suon di sciarpata e qualche torcia.
Ma non c’è respiro, la squadra di Stellone attraversa uno stato di grazia e la forma fisica, sommata alle disattenzioni rossoblu, gli permette quasi subito di ritorvare il vantaggio con Blanchard. Vicino a me i tifosi frusinati si scagliano contro il tecnico bolognese Lopez, che squalificato siede in un container di solito riservato alla stampa. Il motivo? In occasione del pareggio dei suoi l’allenatore si era lasciato andare a qualche gesto di troppo. Scaramucce tutto sommato normali, che per me continuano a far parte del folklore pallonaro e niente più.
Sulla prestazione degli ultras ospiti francamente mi trovo un pochino in difficoltà ad esprimere un giudizio. A livello numerico sicuramente nulla da dire. Ma è un peccato che il tifo, nel primo tempo, ristagni quasi esclusivamente nella zona dei Forever Ultras, mentre nella ripresa, con l’ingresso della Beata Gioventù, i cori risultano spesso scoordinati tra i due gruppi. Una fatica nel coordinare il tifo che si ripercuote sul pubblico “normale”, che di rado vi partecipa rendendo la prestazione dei felsinei deludente. L’ingresso dei nocerini, come detto, suscita la reazione dei frusinati. Le due parti si beccano ripetutamente, in particolar modo con il gruppo ciociaro situato in distinti. Vecchie ruggini che tra le due curve non solo non moriranno mai, ma sono state acuite dai fatti della scorsa annata.
Nella ripresa continua l’ottima prestazione della Curva Nord, così come quella dei ragazzi presenti nei Distinti. Ed alla fine l’urlo del Matusa è significativo. Se prima di oggi qualcuno era ancora scettico, da questo momento il Frosinone diventa la prima indiziata per salire in massima serie. Basti pensare che se i gialloblu faranno risultato pieno a Cittadella, domenica prossima, gli basterà battere in casa il Crotone la giornata successiva per essere matematicamente promossi con un turno di anticipo. Tuttavia questo campionato ci ha insegnato che nulla è mai certo sinché a stabilirlo non è l’artmetica. Pertanto gli ultimi tre turni saranno i veri giudici della regular season.
Me ne vado con i tifosi frusinati che sfollano felici strombettando per le strade, mentre quelli bolognesi hanno mestamente abbandonato gli spalti. Il caldo non è cessato e per non perdere il treno sono letteralmente costretto a correre verso la stazione sudando manco fosse pieno luglio. Ma va bene, meglio fare le ossa in vista di playoff e playout, dove temperature tropicali non mancheranno.
Testo Simone Meloni
Video Fabio Bisio
GALLERY SIMONE MELONI
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