Un match come quello disputato tra Cosenza e Benevento è di quelli che ti riconcilia col mondo. Ovviamente non per la partita di calcio in sé, ma per la cornice creata dagli ultras che offrono all’atmosfera di questi eventi un vero e proprio valore aggiunto. Tutto nonostante le forze contrarie di chi vuole porre fine a questo movimento popolare, senza il quale una partita di calcio non avrebbe alcun senso.
Chi ha avuto modo di assistere a questa partita, può confermare che la partita vera, l’agonismo vero l’hanno offerto loro, gli Ultras, con uno spettacolo degno sicuramente di altre categorie, a maggior ragione del declino che si sta vivendo in tante città italiane.

Il San Vito-Marulla ha visto spalti gremiti con buona rappresentanza di tifosi ospiti, circa 700, rumorosi e colorati, sicuramente galvanizzati dal primo posto in classifica. Sul tifo di casa sembrerò di parte, e lo sono, ma c’è ben poco da imputare, con una Curva Sud ed il settore degli “Anni ’80” che cantano per tutta la durata della gara, con bandiere e mani sempre alte al cielo. Il settore occupato dagli “Anni ’80” non s’è fermato neanche durante i 15′ di intervallo, minuti che servono a far rifiatare chi ha corso in campo per 45 minuti, ma sugli spalti le necessità sono altre, la priorità è fare gruppo.

In campo finisce con un salomonico pareggio che permette al Benevento di continuare a tenere le mani sul sogno che si chiama Serie B, da raggiungere obbligatoriamente dalla porta principale vista la serie incredibile di play-off persi, mentre il Cosenza può restare in scia e sognare di agganciare proprio quel treno che, dalla porta di servizio, porta sempre al sogno chiamato Serie B.

Gianluca Romita.