Nel calcio minore, nello specifico in quello molisano, quello tra Isernia e Venafro è un derby ricco di fascino proprio per la contrapposizione campanilistica fra le due città. Un derby spesso e volentieri reso indimenticabile dalle coreografie, i cori e la passione dei tifosi, anche quando ha travalicato le righe dell’invenzione Blatteriana del “fair play”, dietro il cui paravento poi giocava tutt’altro che pulito nell’assegnazione dei Mondiali (cfr. “Qatargate”) e in diverse altre circostanze che poi ne hanno decretato il suo tramonto. Il calcio è sempre stato agonismo, tocca poi preoccuparsi solo quando le sue espressioni più passionali diventano poi virulente e pericolose. Lo possono fare a priori le forze pubbliche con un attento lavoro di monitoraggio e divisione delle fazioni. Lo si può fare al momento cercando di intervenire con opportuna riduzione delle conflittualità, non di certo esacerbandole inserendo una terza fazioni di violenti in blu. Diserbare facendo terra bruciata e chiudendo tutto è la più grande sconfitta per lo sport stesso, per la passione popolare del tifo che da sempre alimenta il calcio e l’ha reso il gioco più seguito al mondo. Non più bello, perché di più belli ce ne sono un’infinità e adesso che lo stanno sterilizzando a colpi di repressione, l’emorragia di pubblico è evidente e sotto gli occhi di tutti.
Sabato, il prossimo derby fra Isernia e Venafro, si giocherà senza la presenza dei tifosi ospiti. Bloccata la vendita dei biglietti nella città di Venafro, così ha deciso il prefetto di Isernia, come tra l’altro già avvenne all’andata, su indicazione del solerte CASMS, di cui sarebbe interessantissimo sapere se mai uno dei loro membri ha mai assistito ad una gara di queste due squadre o, più in generale, di calcio, magari dall’interno delle Curve per capirne le dinamiche.