Lo dico con sincerità. Negli ultimi anni non sono stato un fan accanito dei gemellaggi. Ne rispetto talmente tanto la liturgia, la forma e la storia che ho mal sopportato l’evolversi dell’instaurazione generica dei rapporti di amicizia odierna.

Sin troppo spesso, infatti, questi sono corroborati da motivazioni ben lontane da comuni interessi ultras o da rivalità attigue. Per me il gemellaggio resta uno degli aspetti più complessi del movimento ultras, ed è un qualcosa che andrebbe profondamente studiato.

Sicuramente non è casuale che tale usanze affondi le proprie radici negli anni ’70-’80, quando, a scanso di quanto si dica ora parlando di codici di comportamento e fantomatica etica ultras, esisteva un rispetto di base tra tutte le tifoserie. Un qualcosa che permetteva di girare l’Italia e sì, è vero, rischiarsela ovunque, ma anche di scambiare chiacchiere all’autogrill e diventare,di colpo, amici. Spesso avendo davvero poche cose in comune, se non la veduta della curva.

Penso sia difficile spiegarlo ai ragazzetti di oggi, e non perchè siano stupidi o poco avvezzi alla comprensione, ma per il fatto che vivono in una realtà totalmente differente. Persino da quella in cui sono cresciuto io, non molti anni fa.

L’avvento della comunicazione di massa, infatti, ha mutato geneticamente la concezione di amicizie e gemellaggi. Permettetemi di dire che non apprezzo liason nate tout court via Facebook o su questo forum piuttosto che sull’altro.

Inoltre non si tiene conto che oggi giorno, negli occhi dei giovincelli, viene iniettata quella realtà distorta secondo la quale qualunque avversario sportivo è per forza un nemico. Da insultare e, se possibile, caricare. Il tutto ovviamente con tastiere e smartphone. Una deriva virtual-hooliganista di cui davvero non sentivamo bisogno.

Salerno-Bari è uno di quei gemellaggi che resiste da tanti anni. Trentatrè per la precisione. Poco meno della metà di una vita umana. Quando ero piccolo e aprivo i Supertifo, ricordo scambi di sciarpe e bandiere tra biancorossi e granata, così questo rituale è entrato a far parte del mio immaginario.

Come Fiorentina-Torino, Genoa-Napoli o Inter-Lazio. Sono quelle cose, poche ormai in realtà, che sai esistere e legarti flebilmente a quel passato che guardavi con ammirazione. E poi, il gemellaggio è un qualcosa di prettamente italiano. Sì, è vero che ormai anche all’estero esiste. Ma ovviamente Oltralpe vivono di riflesso, rifacendosi in tutto e per tutto al nostro modello. Non per cultura, quindi, ma per osmosi.

Questa pratica, strana per chi viene da fuori, affonda le proprie radici nell’identità italiana. In quella dei comuni, delle rivalità campaniliste e delle alleanze pro o contro qualcuno. È parte del nostro DNA.

C’è da dire, inoltre, che mi rendo conto di non aver mai assistito a una partita con un vero e proprio gemellaggio. Assorto in tutte queste curiosità, decido che vale la pena allungare la strada dall’Irpinia, dove nel pomeriggio ho assistito ad Avellino-Crotone, e raggiungere le rive del Tirreno.

Quando giungo nei pressi dell’Arechi, alle 18:40, ci sono già tantissimi tifosi pugliesi. Approfittando del ponte pasquale, infatti, parecchi hanno deciso di trascorrere il fine settimana in Costiera e il risultato sono i circa 5.000 biglietti venduti. Con la Salernitana che ha acconsentito a mettere in vendita i Distinti anche ai tifosi biancorossi.

È vero che si tratta di una trasferta tranquillissima, ed è altrettanto vero che la distanza non è proibitiva, però vedere migliaia di tifosi in trasferta, è sempre un qualcosa di positivo.

Vedere i baresi che si accalcano ai tornelli, entrare festosi, fa piacere. Anche se, è chiaro, chi frequenta questo mondo da anni, preferisce di gran lunga le partite con le rivalità e della sana tensione. Ma tutto ha il suo risvolto della medaglia. Ne parleremo tra poco.

Su fronte salernitano l’accesso è leggermente più tranquillo. I biglietti venduti sono andati oltre le 10.000 unità, un numero che per la Serie B è davvero notevole. Soprattutto se si pensa che la Salernitana è terz’ultima e annaspa incredibilmente in questo campionato.

Avvolto dal clima di festa, decido di incamminarmi verso l’entrata quando manca una mezz’ora all’inizio della partita. Lo stadio si sta riempiendo e a pochi secondi dal fischio d’inizio il colpo d’occhio è di quelli importanti, con sciarpe biancorosse che fanno capolino un po’ ovunque. I

cori di stima reciproca si sprecano e vengono applauditi da tutti i presenti, ma la vera ciliegina sulla torta saranno le coreografie all’ingresso in campo delle squadre. La Sud aveva annunciato uno spettacolo grandioso, e così è stato. Il feudo del tifo granata si copre di una scenografia magistrale, che onora il gemellaggio raffigurando dei ragazzi con sciarpe del Bari e della Salernitana intenti a coordinare il tifo, al di sotto vengono accese diverse torce che danno risalto alla scritta Since 1983, data a cui risale l’inizio del legame. Uno spettacolo davvero degno di nota, che annovererei tranquillamente tra le dieci coreografie più belle viste negli stadi italiani.

Se da una parte si è optato per una scelta sofisticata, che ha messo in risalto tutta la creatività e il genio dei tifosi campani, dall’altra si sceglie per la semplicità. Una semplicità tanto antica quanto mozzafiato. Infatti dopo che la Sud abbassa la propria rappresentazione, nel settore ospiti vengono accesi decine di torce e fumogeni, andando a comporre uno spettacolo pirotecnico d’altri tempi. Per un malato in materia come me, è a dir poco estasiante. E non solo, diverse torce verranno accese durante l’incontro, soprattutto in occasione delle esultanze, in ogni settore dello stadio.

Lo spettacolo di inizio gara potrebbe bastare per giustificare il viaggio. Ma visto che ci sono, ora voglio anche godermi la sfida del tifo. Per quanto riguarda i baresi, sicuramente molto bella, dal punto di vista visivo, la parte sinistra del settore ospiti, dove sono posizionati i Seguaci. Tantissime bandiere e tifo abbastanza costante, ovvio che in una situazione del genere sia alquanto difficile coordinare una massa perlopiù gitante, così il tifo non decolla mai veramente in tutte le sue effettive potenzialità, ma fondamentalmente c’era da aspettarselo. Comunque resta da incorniciare l’esultanza al primo gol, quando vengono accese almeno una ventina di torce che danno la sensazione di un settore letteralmente in fiamme.

Discorso diverso per quanto riguarda la curva di casa. Il primo tempo dei salernitani è di una rara intensità. Cori potenti, ben coordinati e tenuti per diversi minuti. La prestazione cala sensibilmente nella ripresa, restando comunque di un livello superiore alla media. Bellissima l’esultanza del 3-3, con i granata che momentaneamente rimontano gli avversari, pochi minuti prima avanti per 1-3. Una cascata umana colorata da torce e fumogeni. Sicuramente qualcuno si sarà giocato un ginocchio o, quanto meno, una cartilagine. Molto attivo anche il gruppo dei Distinti, che prima della partita scandisce diversi cori contro la tessera del tifoso.

Sul campo finisce però con la vittoria del Bari- Un rocambolesco 3-4 che manda su tutte le furie il pubblico granata. Dopo il triplice fischio, infatti, diversi sono i cori offensivi nei confronti del patron Claudio Lotito, additato di essere il massimo responsabile di una situazione che, giornata dopo giornata, si fa sempre più critica.

Prima che lo stadio sfolli definitivamente, c’è ancora tempo per lo scambio di effusioni tra le due curve. Poi anche per me è giunta l’ora di incamminarmi verso la stazione e fare ritorno a casa. Ancora con le immagini delle torce e della coreografia negli occhi. Decisamente ne è valsa la pena.

Simone Meloni