La differenza tra tifoso e ultras non è da ricercare tanto nell’amore o passione che si prova per la propria squadra, quanto nei modi, differenti, di vivere il calcio. Il tifoso, per esempio, guarda il calendario cercando il match dell’anno, le soste o le trasferte più “abbordabili”, l’ultras si sofferma invece sulla “tifoseria” da affrontare. La partita contro il Barletta rappresenta il giusto compromesso tra le due anime del tifo: squadra con passato prestigioso, “scortata” da una curva di tutto rispetto.

Tra le due tifoserie non è mai esistito nessun tipo di astio, anche perché le rispettive storie calcistiche difficilmente si sono incrociate; le colpe vanno però scaricate quasi sempre sulla mediocrità gestionale dei presidenti altamurani.

I Barlettani vengono da quattro vittorie consecutive e stanno conducendo un discreto campionato, nonostante un quadro societario non molto limpido. L’Altamura invece pur avendo una rosa composta da fuoriclasse, non riesce ancora a spiccare il volo.

I barlettani si presentano in 150 unità circa, tifando costantemente per tutto l’arco del match, facendo registrare un calo solo dopo il 2-0 della squadra di casa.

Gli Altamurani anche quest’oggi si presentano compatti, sostenendo i propri beniamini per tutti i 90 minuti. La vittoria non placa comunque i malumori della tifoseria di casa (molti pezzi pregiati della compagine biancorossa sono pronti a cercare fortuna e soldi altrove).

Quello che in estate sembrava l’inizio di un sogno si sta trasformando nell’ennesima delusione. Piangersi addosso o peggio ancora stilare le classifiche delle sconfitte è lo sport preferito dagli ultras italiani: più si perde e più si segue, più si soffre e più si inseguono i sogni, sogni che spesso ti tormentano. Altamura, purtroppo, non si sottrae a questo triste “sport”; ma se per altre tifoserie i successi e le gioie non sono eventi cosi rari, per i biancorossi invece le sconfitte sono la regola (sono passati quasi 20 anni dall’ultimo campionato vinto, da allora si sono collezionate solo retrocessioni o misere salvezze). Nonostante questo loro ci credono ancora.

Michele D’Urso.