Come ogni anno, la stagione calcistica ricomincia ufficialmente dai primi turni preliminari di Coppa Italia. Per ora le compagini maggiori restano alla finestra, aspettando che le sfide fra le squadre di B e C determinino i loro avversari. Il sorteggio ha invece subito posto di fronte Carrarese ed Arezzo, non il più sentito dei derby toscani ma pur sempre un derby.

A questa gara, le due piazze ci arrivano con umori contrapposti: la Carrarese è nella fase discendente della sua parabola, il portiere della Juve Buffon s’è sfilato dalla società della sua città natale che dopo aver tentato la scalata alla Serie B, ha salvato la categoria solo all’asta fallimentare grazie all’intervento di imprenditori marmiferi; l’Arezzo al contrario, pur non venendo certo da una stagione esaltante, ha comunque messo alle spalle l’incubo della D già da un po’ e vive un inizio d’annata carico di speranze grazie all’arrivo in amaranto di bomber Moscardelli.

Gli umori delle rispettive tifoserie si possono anche misurare dalla loro partecipazione sugli spalti: bei numeri, colore, bandiere al vento per gli ospiti aretini che espongono anche uno striscione, targato “Fossa”, per salutare la nascita di una piccola tifosa amaranto; per i carraresi i numeri non sono quelli dei tempi migliori, il tifo è molto più asciutto ma non disdegna una sciarpata, diversi battimani e tanta generosità. Uno striscione esposto dai gialloblu riassume perfettamente il momento, al di là di valutazioni numeriche che lasciano il tempo che trovano: “La Carrarese si ama, non si discute” e chi era sugli spalti, in pieno periodo vacanziero, ha dimostrato con i fatti di amarla sul serio la propria squadra.

In campo la spunta la più attrezzata compagine di Moscardelli e soci, che con il passaggio del turno regala alla propria tifoseria una serata di gala in quel del “Manuzzi”, al cospetto del Cesena. Calcare palcoscenici senza dubbio più prestigiosi degli sgangherati campi di periferia in cui si è stati costretti per anni, è la soddisfazione minima che meriterebbero tutte quelle tifoserie che anche nel fango delle più misere categorie calcistiche non hanno mai mollato.

Testo di Matteo Falcone.
Foto di Sauro Subbiani.