Sono le 7:40 di mattina quando l’ennesima scossa di terremoto infierisce su paesi, case, strade, monumenti, animi e sentimenti di gente già parecchio provata da altre grandi scosse avvenute nei giorni precedenti. È una scossa devastante, più grande delle precedenti, precisamente 6.5 della scala Richter, quella che va a completare l’ opera di distruzione cominciate dalle altre pochi giorni prima. L’epicentro questa volta si registra nei pressi di Norcia – Preci. Fortunatamente non genera morti e già questo è un miracolo, ma fa male, tanto male, soprattutto alle persone che dall’oggi al domani hanno perso tutto, buttato all’aria i sacrifici di una vita e nessuno Stato potrà ricucire ferite così profonde nell’animo di questa gente.

Quando questo avviene, mi trovo con la mia ragazza ai confini tra Marche e Umbria, per portare il saluto ai nostri cari nel giorno dei defunti. Quando arriva la scossa la riesco a sentire talmente forte e bene che mi sveglia facendomi ballare il letto. Ma dura poco, circa una ventina di secondi. Mi accorgo bene di quanto può aver fatto preoccupare questa nuova scossa, parlando con la gente del posto che ricorda ancora il terremoto del ’97 a Colfiorito. In tutto ciò decido di partire lo stesso per Castelfidardo e di andare a vedere la partita tra Castelfidardo e Jesina. Nel frattempo vengono rinviate tutte la partite delle serie minori in Umbria, dall’Eccellenza in giù e qualche gara delle serie minori nelle Marche. In serie D verranno rinviate la bellezza di ben quattro gare, Sansepolcro – Rieti, Monticelli – Matelica , Fermana – Recanatese, San Nicolò – Sammaurese.

Arrivo a Castelfidardo che manca ancora un’oretta al fischio d’inizio di questo derby anconetano che l’anno scorso si giocò alla prima giornata, a porte chiuse per un residuo di squalifica fidardense della precedente stagione e si concluse 1-1, con i tifosi di casa comunque fuori lo stadio a farsi sentire. Questa volta si gioca regolarmente, con i “leoncelli” che percorreranno i 35 Km per raggiungere la città della fisarmonica ed assistere a questo inedito derby.

Ero già stato al “Mancini”, più precisamente nello spareggio vittorioso dei play off d’Eccellenza contro il Rieti, ma come succede spesso, quando si sale di categoria vengono imposti determinati vincoli per l’agibilità e così lo trovo leggermente cambiato rispetto all’ultima volta. Ai locali è stata costruita una tribunetta in ferro proprio di lato alla tribuna coperta, mentre agli ospiti è destinata una piccola porzione di tribuna coperta con il divisorio a separare le tifoserie.

Quest’oggi, come riportato dagli organi d’informazione locale, prendono posto sugli spalti circa 750 tifosi, di cui un centinaio ospiti con 30-35 ultras biancorossi. Le squadre entrano in campo e gli ultras di casa sventolano diverse bandiere, di particolare bellezza quella con sovraimpresso lo sfondo della città. Gli ultras ospiti invece sventolano un paio di bandierine.

Nel primo tempo i padroni di casa, per una decina di minuti buoni, fanno un tifo abbastanza continuo ed accompagnano i cori con discreti battimani. Quasi subito espongono uno striscione molto significativo che rimane alzato per buoni 3-4 minuti: “NO ALLA RECLUSIONE PER MANCATA FIRMA”. In seguito il tifo diventa discontinuo con qualche pausa di troppo, fino al gol vittoria del colored Kameni, poco prima dei venti minuti di gioco, che dedicherà ai terremotati, facendo esultare gli ultras fidardensi e andando a festeggiare con i compagni sotto al loro settore.

Dopo il gol il tifo andrà migliorando, seppur ancora ci sia qualche piccola pausa. Per quanto riguarda gli jesini il loro tifo sarà discontinuo per tutta la durata della prima frazione, ma si faranno sentire con degli sporadici battimani e vedere con le bandierine che comunque sventolano poco. C’è da dire che la squadra non fa nulla per invogliare i propri tifosi ad incitarli, anzi dopo neanche venti minuti va già sotto, per cui diventa tutto più pesante.

Nel secondo tempo i locali sono molto più continui rispetto alla prima parte di gara e cantano in maniera costante con discreti battimani ad accompagnare i cori. Belle ed abbastanza continue le sbandierate, colpisce soprattutto il bandierone con la fotografia della città. Nel settore ospiti, nonostante l’apatia della squadra, partono meglio e cercano di cantare più continuamente facendo anche diversi battimani, ma sarà un fuoco di paglia, poi il tifo tornerà ad essere discontinuo con pause e cori che si alterneranno. Comunque battimani, seppur non tanti, ci sono e di tanto in tanto li si vede sventolare pure le bandierine.

Al fischio finale umori diametralmente opposti per giocatori e tifoserie: quelli di casa vanno a festeggiare sotto al settore ultras che li applaude e sventola tutte le bandiere a disposizione, sul fronte ospite invece la squadra viene chiamata sotto al settore e giustamente rimproverata per gli scarsi risultati, dato che sono alla quinta sconfitta su nove giornate. Gli ultras hanno criticato quello che non andava ed il tutto si è svolto nel massimo rispetto delle parti, con i giocatori che ascoltavano in silenzio quanto gli veniva chiesto. Ritiro i documenti, lascio la casacca e mi dirigo alla macchina: come gli jesini che tornano nella loro città, anche io percorro i 35 km che dividono i due paesi, ma per andare a vedere l’interessante incontro di basket Aurora Jesi – De Longhi Treviso.

Marco Gasparri.