Grazie al “certosino” lavoro di tutte le autorità capitoline – dalla Questura, passando per la Prefettura e finendo con l’ineffabile sindaco – le sfide delle due squadre romane con il Feyenoord sono diventate, ormai, teatro di divieti certi e ineluttabili. Libertà di frequentare un luogo pubblico in base alla propria nazionalità, che se lo scorso anno non coinvolse i laziali in quel di Rotterdam, ormai è ampiamente ricambiata anche dalle autorità olandesi. Tutto questo in seno a un organo – la UEFA – che non smette di martellare con spot, slogan e frasi che invitano a combattere razzismo e discriminazioni di ogni genere. Chissà, verrebbe ironicamente da chiedersi, cosa potrebbero rispondere nelle stanze grigie di Nyon qualora qualcuno ponesse loro il quesito.

Sta di fatto che le due sfide tra Lazio e Feyenoord si sono disputate senza tifoseria ospite: un’ammissione di incapacità che ormai oltre a travalicare i confini nazionali, trova anche il benestare europeo. Senza che nessuna società – salvo qualche raro caso, vedasi Eintracht Francoforte lo scorso anno – se ne occupi o provi a tutelare i suoi tifosi, i quali – va ricordato sempre – organizzano le proprie trasferte in anticipo. Prendendo ferie, spendendo soli per voli e alberghi e organizzando le proprie vite in base alla squadra tifata. Unico caso al Mondo in cui una categoria di “clienti” che acquistano a scatola chiusa prodotti e abbonamenti, non solo non ha un minimo diritto, ma viene persino derisa e ingannata. Senza ovviamente avere alcuna possibilità di appello.

Fatta questa dovuta premessa, passiamo a quello che per la Lazio rischia di essere il primo “spareggio” in chiave qualificazione. I biancocelesti, reduci proprio dalla sconfitta per 3-1 patita al De Kuip, sono chiamati a vincere per superare gli olandesi in classifica e riprendersi il secondo posto. Pena, vedere da vicino lo spettro della retrocessione in Europa League. La gara cade, inoltre, nella delicatissima settimana che precede il derby, una sfida che a Roma significa sempre più dei tre punti in palio e implica il dispendio di ingenti forze fisiche e mentali. Ergo: ci vuole equilibrio e sostegno di tutti i presenti allo stadio Olimpico. Nei giorni precedenti Sarri ha chiesto l’aiuto dei tifosi, che tuttavia alla chiusura dei botteghini si attesteranno sulle 35.000 unità. Va detto – e sottolineato – che a fronte di 23.000 abbonati, la vendita libera è stata sicuramente rallentata e osteggiata dall’alto prezzo dei tagliandi (47 Euro i settori più “economici”, vale a dire Curva e Distinti Sud).

Comunque i settori che storicamente più scaldano l’ambiente e trascinano la squadra – Curva Nord e Tevere – oltre a presentare un ottimo colpo d’occhio, si fanno sentire già in fase di riscaldamento. Con il passare del tempo risuonano le note di Vola Lazio Vola, My Way e So’ già du Ore, con buona parte dei presenti che si esibisce nella classica sciarpata, mentre qualche minuto prima delle 21 le due squadre fanno capolino dagli spogliatoi. Arriva dunque il momento di tirar fuori la voce, anzi innanzitutto direi i fischi: sonori e potenti quelli provenienti dal popolo biancoceleste, che in questa maniera tenta di irretire un’avversaria fastidiosa e in ottima forma. Un atteggiamento che si riproporrà in diversi frangenti del match, tanto da portare l’allenatore olandese Sloth a sottolinearne l’efficacia.

Da un punto di vista del sostegno, i laziali cominciano subito forte, con il tifo che viene eseguito da gran parte dei presenti e un paio di cori a rispondere che rimbalzano dalla Nord alla Tevere con un notevole risultato. In campo non è partita per deboli di cuore, con le due squadre che si fronteggiano aspramente e la Lazio che prova ad assaltare l’area avversaria, trovando però la granitica risposta della retroguardia avversaria. Quando il primo tempo sembra ormai avviarsi sullo 0-0 ecco però arrivare il gol capitolino, siglato da Ciro Immobile, bravo a sfruttare l’unica sbavatura olandese e depositare la palla in rete, esplodendo poi in un’esultanza liberatoria sotto una Nord comprensibilmente in festa. Squadre negli spogliatoi e Lazio in avanti, dunque.

L’Olimpico sa che nella ripresa, per mantenere il risultato e portare a casa la vittoria, servirà la propria vicinanza. A più riprese i fischi piovono assordanti su un Feyenoord che nei primi venti minuti spaventa i biancocelesti, cingendo d’assedio la loro metà campo. La Nord spinge sull’acceleratore e sovente anche i ragazzi posizionati in Tevere si fanno sentire, potendo contare su una posizione più vicina al campo rispetto a quella della curva. Ne esce fuori, complessivamente, una bella prestazione di tifo, che alla fine vale la vittoria e il grido del popolo biancoceleste in festa. La squadra va a prendersi i meritati applausi, con gli ultras che continuano incessantemente a sventolare i propri bandieroni, tentando di caricare gli uomini di Sarri in vista della stracittadina.

Il Feyenoord torna nuovamente sconfitto dalla Capitale (complessivamente contro le due squadre romane è riuscito a racimolare solamente un pareggio). Il vero dispiacere della serata, tuttavia, rimane il mancato confronto fra le tifoserie, cosa che rende lo spettacolo calcistico monco, ma in compenso fa felici e contenti tutti coloro i quali dal 2014 hanno voluto scientemente creare lo spettro dei “lanzichenecchi” devastatori del centro storico (dopo ovviamente averli chiusi, in preda all’alcool, in una piazza piccola e angusta come Piazza di Spagna) per giustificare e favorire lo scempio del divieto.

Testo Simone Meloni

Foto agenzia