Quando arrivo a Catanzaro il vento soffia forte e di tanto in tanto le nuvole, percorrendo la dorsale appenninica dallo Jonio al Tirreno, bagnano la città. Si tratta di una tipica giornata autunnale, che fa da preludio a una sfida tipicamente italiana, tra due club che in passato hanno conosciuto lungamente il massimo palcoscenico della Serie A. Catanzaro e Modena: casacche dai colori classici, stemmi che per anni abbiamo attaccato sull’Album Panini, stadi che insistono nelle rispettive aree da quasi un secolo e tifoserie che non hanno mai abbandonato il vessillo, presenziando e seguendo anche nei momenti bui. Quando la Serie C di bassa levatura, o peggio ancora il dilettantismo, erano realtà concrete. E di certo non appetibili al tifoso che cerca l’avversaria di grido o la partita promozione.

Per me è la terza volta nella città delle Aquile, e da buon viaggiatore ossessivo compulsivo ho deciso di sfruttare le ore che mi separano dal calcio d’inizio per un bel giro nel centro cittadino, per visitare la vecchia stazione FS dismessa nel 2008 e, infine, quella gestita dalle Ferrovie della Calabria. So che possono sembrare tappe “sui generis”, ma credo che passare dal cuore di un centro abitato ai luoghi dove per decenni sono transitati viaggiatori, emigranti e ovviamente tifosi, riservi un fascino primordiale, quasi unico. Inoltre la vecchia stazione FS è situata in zona Sala, cosa che per chiunque bazzichi da un po’ il mondo ultras non può che rimandare all’omonima e storica sezione degli UC.

Quando, risalendo faticosamente per le ripide strade che provengono da Sala, dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta mi appresto a percorrere le strade del centro, comincio a imbattermi sempre più in maglie e sciarpe giallorosse. I risultati sportivi hanno ovviamente riportato molti “astanti” al Ceravolo, ma personalmente resta sempre un piacere osservare come qualche ora prima del calcio d’inizio una città si muova, ragioni e scandisca il suo tempo in base alla propria squadra di calcio. Cammino fino a raggiungere il Complesso Monumentale di San Giovanni, che insiste sull’area del Castello Normanno e da dove una visuale spettacolare dà l’opportunità di arrivare con lo sguardo fino allo Jonio, e poi tiro dritto, dapprima verso la stazione di Catanzaro Città e successivamente in direzione stadio.

Nei miei precedenti racconti ho già evidenziato quanto apprezzi l’impianto catanzarese, costruito in mezzo ai palazzi e con la tipica forma da stadio italiano retrò. Non nego che una delle ragioni che oggi mi ha condotto da queste parti è proprio quella di rivederlo teatro di una gara del campionato cadetto. Con la promozione in Serie B da più parti si è ventilata l’ipotesi della costruzione di una nuova casa per i giallorossi. Posso capire chi sposa questa causa e posso capire la volontà di veder rinnovata una struttura che in termini di avanzamento sportivo può voler dire molto, ma da osservatore che spesso ragiona più con il cuore che con la razionalità, ammetto che sarebbe un colpo al cuore vedere le aquile esiliate a vita dalla loro sede naturale. Magari in favore di qualche cattedrale nel deserto costruita a chilometri dal centro storico. È bello vedere il quartiere che si anima nei suoi esercizi commerciali e nella sua componente umana quando arriva il giorno della partita. Così come è bello – non me ne vogliate – immaginare tutta la difficoltà che i cervelloni chiamati a gestire l’ordine pubblico devono provare nell’approntare i loro perversi piani di afflusso e deflusso. Piani che, ovviamente, in caso di necessità sono pronto a scommettere che risulterebbero vani o mal organizzati.

A proposito, chi si ricorda di un Catanzaro-Modena disputato, sempre in Serie B, esattamente diciannove anni fa? Un posticipo del venerdì, in cui più che la doppietta di Carbone con cui i calabresi stesero gli emiliani, fecero notizia gli incidenti occorsi tra le opposte fazioni nel prepartita. Un contatto avvenuto a pochi metri dallo stadio e durato diversi minuti, che attestava da una parte lo stato di grazia dei modenesi (appena tornati in Serie B ma con alcune stellette appuntate sul petto in seguito ad azioni effettuate con tifoserie blasonate e navigate della massima divisione) e dall’altra confermava la fama della tifoseria catanzarese. Una rivalità che, quindi, affonda le sue radici in un passato ormai lontano e che oggi desta tutta la mia curiosità. Resto convinto che gli scontri Sud/Nord (esattamente in quest’ordine) spesso e volentieri contengano la vera essenza del nostro movimento, con gli ospiti che sono chiamati a effettuare viaggi estenuanti, senza poter contare sull’aiuto di tifosi “alloctoni” al proprio arrivo, ma solo sulle forze della propria città, e gruppi di casa che conoscono il territorio, vantano un’importante storia di appartenenza e difesa della propria terra e sono pronti a dar vita a confronti “rusticani”. Ecco, la valenza di questa sfida per me si trova proprio in tutto questo.

Sono poi curioso di vedere i modenesi lontano dal Braglia. Il dato ufficiale parla di 142 biglietti venduti, un numero importante per una tifoseria che dal suo ritorno in Serie B sta facendo vedere ottime cose, evidenziando una crescita netta e palese dopo anni un po’ contorti, dove la compattezza e il “bene comune” sembravano essersi un po’ persi all’ombra della Ghirlandina. Invece fa piacere notare come Modena abbia saputo sfruttare il tracollo sportivo per rimettere insieme le proprie forze e tornare a essere quella piazza ostica, gagliarda e mai presuntuosa.

Quando mancano una ventina di minuti è ora di entrare sulle gradinate del Ceravolo. Attraverso la folla ammassata nel piazzale dove si accede alla Curva Ovest e, ritirato il mio accredito, in breve tempo sono dentro. Il colpo d’occhio è sicuramente importante, con gli spettatori ufficiali che si attestano sulle 9.688 unità e il feudo degli Ultras ricolmo fino all’ultimo posto. I padroni di casa provano sin da subito a stuzzicare i dirimpettai, che di contro sembrano innanzitutto voler sostenere i canarini, autori finora di un ottimo campionato e lanciatissimi in zona playoff. Ecco le squadre entrare in campo e la contesa avere inizio. Sebbene il mio sguardo sia principalmente fissato laddove il tifo organizzato delle compagini prende luogo.

Cercherò di essere più esaustivo e diretto possibile: ai catanzaresi riconosco innanzitutto di essere una delle poche realtà ad aver saputo mantenere in vita uno striscione storico senza averne infangato il nome o la storia. Chiaro, ognuno può avere la sua opinione e so bene che volendo fare le pulci a tutti – ma davvero a tutti – si possono trovare difetti o incongruenze. Ma il dato di fatto che mi sorprende sempre di questo gruppo, è il ricambio generazionale e la spinta – non ingombrante – dei più anziani nelle retrovie. Un “rinnovamento” che non è solo figlio dei risultati degli ultimi due anni, ma conosce la propria genesi da prima, quando i giallorossi di certo non attraversavano periodi “grassi” in tema sportivo. Di fatto si è giunti al cinquantesimo anno di attività per gli Ultras Catanzaro e se si guardano le facce dei ruoli chiave, almeno all’interno della Ovest durante la partita, sembra che questo mezzo secolo di vita possa permettersi di nutrire ottimistiche mire per i prossimi anni.

D’altro canto, se devo fare una critica relativa alla partita in questione, il tifo della Ovest si mantiene su ottimi livelli per tutta la partita, ma in più di un’occasione ho come la sensazione che gli ultras non riescano a dare un cambio di ritmo alla propria performance. Si passa da momenti in cui tutto lo stadio viene coinvolto, a cori forse tenuti troppo a lungo, che non riescono a far breccia nel cuore di tutti. Sempre bello, invece, lo sventolio di quei quattro/cinque bandieroni fissi, nonché la presenza di pezze storiche (come quella dei Tipsy da una parte e quella, di formazione più recente, dei Volti Noti dall’altra) a completare la cancellata della Ovest.

Su fronte ospite: bella prestazione per i modenesi, che arrivati in aereo e furgoni, non si lasciano sfuggire l’occasione di sfruttare il buon numero e dar voce alle proprie ugole per tutti i novanta minuti. Rispetto all’ultima volta che li avevo visti (un paio di anni fa, in quel di Viterbo) ho senza dubbio apprezzato il sapersi disporre meglio e il rinunciare, probabilmente, alle numerosissime (e un po’ dispersive) pezze portate quella volta. Che nella città emiliana si mastichi ultras a una certa maniera, lo si capisce dal modo convinto con cui affrontano il match: l’intento è quello di dimostrare che la Modena ultras è presente, non si tira indietro e vuol difendere i propri colori con le unghie e con i denti, anche a oltre mille chilometri di distanza dal Braglia. La cosa direi che alla fine riesce piuttosto bene e, come premio, ottengono tre punti insperati, conquistati al 96′ con un eurogol dalla lunga distanza siglato dall’albanese Bozhanaj. Una rete che ribalta una match in cui erano stati dapprima i padroni di casa ad andare in vantaggio.

Qualcuno tra il pubblico delle tribune mugugna e la risposta della Ovest è esemplare, con il coro “E tanto già lo so, che l’anno prossimo, giochiamo in Lega Pro” che sbeffeggia goliardicamente tutti quei tifosi che anziché sostenere la squadra a prescindere, vogliono sostituirsi ad allenatore e direttore sportivo. Nel mentre il Modena si porta tutto sotto al settore ospiti per raccogliere il meritato applausi. La vittoria ha ovviamente galvanizzato i gialli, che ora sognano a occhi aperti. Benché la Serie B sia una campionato alquanto complesso, che spesso è capace di catapultarti nel giro di cinque giornata dal paradiso all’inferno o viceversa.

Non mi resta che assistere all’ultimo scambio di opinioni tra le due tifoserie, prima di uscire e cominciare ad entrare nell’ottica di un viaggio lungo e faticosa verso Roma. C’è giusto il tempo di lanciare uno sguardo al murales degli UC, proprio di fronte l’ingresso della Ovest, per poi lasciarmi il Ceravolo alle spalle. Per guadagnare la strada di casa ho ben quattro treni da prendere, inconvenienti che capitano quando ci si vuol organizzare un giorno e mezzo prima. Ma poco male, chi mi conosce sa bene quanto ami la parte avventuriera dei miei spostamenti, forse il segmento più spontaneo e genuino di ogni partita che seguo. Sicuramente il tempo speso in maniera più selvaggia!

Simone Meloni