Dopo il grigiore di due anni senza stadio e senza tifo organizzato va detto che quest’anno la Serie C ha regalato agli amanti delle curve due gironi su tre ricchi di spunti, piazze importanti e partite dal fascino particolare o dal profondo significato campanilistico. Basti pensare all’appassionante lotta al vertice del Girone B, che vede Modena e Reggiana – appaiate in testa ormai da diverse settimane – rispondersi colpo su colpo, rendendo avvincente la lotta per la promozione diretta.

Quella del Rocchi di Viterbo è una sfida inedita, con i padroni di casa che per la prima volta ospitano la compagine emiliana. Un match che vede due situazioni calcistiche diametralmente opposta. Se i canarini infatti stanno lottando per un posto in paradiso, i laziali si dimenano nei bassifondi della classifica, con l’acqua alla gola, in piena bagarre per non retrocedere nei dilettanti. È quindi il più classico dei testa/coda. Affascinante anche per questo.

È quindi anche la sfida tra due tifoserie che non si sono mai incontrate e che hanno una storia e una tradizione molto diverse tra loro: da una parte ci sono i viterbesi che, malgrado una città storicamente fredda alle vicende calcistiche della sua squadra, da anni nel bene e nel male riescono a portare avanti un discorso di curva abbastanza continuo. Dall’altra i modenesi, che personalmente non vedo dal vivo da oltre quindici anni.

Ora, la mia intenzione non è certo quella di fare un paragone con il passato, anche perché credo che quasi tutte le curve d’Italia sfigurerebbero davanti a ciò che sono state anni or sono, ma quello di giudicare con obiettività quanto visto oggi. Fatto salvo per l’aspetto numerico (siamo in un periodo storico in cui oltre alle ormai annose difficoltà per accedere agli stadi, si sono aggiunte quelle relative alla pandemia) sono rimasto sinceramente un po’ deluso dalla prestazione odierna dei supporter emiliani. Non conosco appieno le loro vicende di Curva e non sono nessuno per giudicarle, ma intuendo il potenziale e conoscendone la tradizione consolidata mi è davvero dispiaciuto cogliere un forte senso di disgregazione nell’osservarli. La disposizione sparpagliata sulla balaustra, i tantissimi striscioni esposti e l’ovvia difficoltà nel tifare in maniera compatta mi hanno lasciato l’amaro in bocca e la sensazione di dispersione di un potenziale che è comunque di tutto rispetto.

Più in generale – mi permetto di dire – oggigiorno tutte le fratture interne non riescono più ad essere nascoste dalla presenza della massa. Ad andare in trasferta ormai sono quasi esclusivamente gli ultras (e per questo tanto di cappello, considerate le difficoltà accennate prima) e ogni divisione è pertanto visibile a occhio nudo. Tutto questo per dire che da appassionato del movimento mi auguro che anche a Modena si riesca quanto prima a portare avanti un discorso unitario, dove ognuno ovviamente mantenga la propria identità e il proprio credo (non sono un fan di striscioni unici o che rappresentano l’intera curva) riuscendo però al contempo a remare tutti dalla stessa parte e trasmettere un’idea di compattezza.

Sulla scorta di quanto detto voglio spendere due parole anche per i ragazzi della Nord di Viterbo, che in questi anni mi sono ritrovato di fronte in tante occasioni e durante i loro diversi cicli curvaioli. Non sono mai stati tanti, è vero, ma come detto il capoluogo dell’Alto Lazio e la sua sterminata provincia hanno sempre mostrato un atteggiamento distaccato e gelido verso la squadra che da oltre cent’anni li rappresenta con alterne fortune. Alla lunga non è certo colpa degli ultras viterbesi se fare un discorso aggregativo allo stadio risulta difficile e irto di difficoltà. Tuttavia da queste parti c’è sempre stato qualcosa, difficilmente ricordo una curva priva di gruppi o la Viterbese senza nessuno al seguito. Poi sia chiaro, ognuno ha le sue pecche e ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio, dalla curva più grande e apprezzata del Paese all’ultimo gruppetto di Terza Categoria. Però oggi, come sempre, gli ultras gialloblu hanno fatto il loro: diversi bandieroni, qualche bandierina, compatti sullo striscione Vetus Urbs, un tamburo suonato anche bene – senza le esagerazioni in stile polacco che tanto vanno di moda – e tifo per tutti i novanta minuti. Gli si può dire ben poco sotto questo punto di vista!

In campo la differenza di classifica non si percepisce. Anzi, è la Viterbese ad avere un paio di clamorose occasioni a cui solo il fato e la prontezza dei difensori emiliani sanno controbattere. Come da vecchia legge del calcio tuttavia, nel finale arriva l’episodio chiave: il difensore viterbese Bianchimano stende ingenuamente in area Azzi e per Rutella di Enna non ci sono dubbi: calcio di rigore e ammonizione. Dal dischetto va Ogunseye che non sbaglia, realizzando una rete che vale tre punti. 

A nulla serve lo sforzo finale dei gialloblu di casa, il risultato non cambia e il rammarico per gli uomini di Punzi è ovviamente alle stelle, sebbene gli ultras viterbesi applaudano lungamente una squadra che oggi ha dimostrato di valere più del penultimo posto occupato. Stato d’animo ovviamente opposto tra le fila emiliane con i giocatori che festeggiano il successo sotto al settore ospiti, tornando negli spogliatoi con la testa già a mercoledi (oggi), quando saranno di scena al “Bonolis” di Teramo.

Testo di Simone Meloni
Foto di Francesco Passarelli e Simone Meloni


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