Partita sentita oggi al Menti tra il Vicenza e l’Avellino. In campo i giocatori di entrambe le squadre cercheranno di rialzarsi dopo le ultime deludenti prestazioni, mentre sugli spalti le tifoserie si affronteranno con rinnovata rivalità. Già da qualche giorno prima della partita, le questure delle due città si sono attivate per prevenire gli incidenti. Scaramucce sono già accadute nelle stagioni scorse. Moltissime le forze dell’ordine oggi impegnate e già dalle ore 13 una buona parte delle vie attorno allo stadio sono off-limits alle macchine, cosa che ovviamente ha infastidito molti tifosi.

La curva sud berica già dalla mattina è presente in zona stadio: si cerca di non farsi sorprendere da eventuali ospiti che volessero eludere i controlli. Alle 12, nei bar adiacenti lo stadio, ci sono moltissimi ultras vicentini. Poi con il passare delle ore ci si sposterà verso lo stadio, visto che gli irpini verrano schermati con successo dai filtri polizieschi.

Si parlava di circa 400 tifosi biancoverdi pronti per la trasferta veneta, ma ala fine saranno un centinaio. Cento ultras che arrivano allo stadio a partita appena iniziata, probabilmente per precisa scelta della questura in modo da evitare guai. Dietro lo striscione “Avellino” tutti compatti a fare gruppo e cercare di farsi sentire in maniera più potente possibile, il tutto contornato dai colori di molti bandieroni che sventoleranno per 90 minuti.

Su sponda vicentina la curva parte bene, con un buon primo quarto d’ora fatto di forti cori di incitamento ai giocatori e di sfottò agli ospiti. Da segnalare il coro “Benvenuti in Italia” che sembra riportare indietro di 30 anni, quando le Brigate Gialloblu di Verona fecero scalpore per questo coro rivolto ai napoletani. Agli irpini invece non fa né caldo e né freddo, o almeno così pare. Passata la classica euforia iniziale, pian piano il tifo delle due curve cala, questo anche in ragione di una prova alquanto scialba delle formazioni in campo. Per la cronaca l’incontro terminerà 0-0 tra una bordata di fischi vicentini e con i lupi che verranno contestati dai propri ultras.

Nessuno oggi osa accendere torce o fumogeni: gli avellinesi sono pochi e ben visibili, mentre i vicentini preferiscono un profilo basso dopo i fatti di Ferrara, dopo i quali la questura emiliana ha detto pubblicamente che cercherà di trovare (grazie all’ausilio delle telecamere dello stadio) chi ha acceso le torce. Per carità, ci sono regolamenti ben chiari che se non rispettati portano a conseguenze di cui tutti sono coscienti, ma in questo periodo storico lascia quantomeno perplessi l’urgente priorità che si dà a problemi ormai marginali come quelli causati dagli ultras, mentre tutt’intorno l’Italia si sgretola fra mille problematiche sociali e politiche ben più complesse.

A fine gara tanti cori contro, da una parte all’altra. Fuori nessun contatto tra le due tifoserie, divise da tante divise blu. Non resta che rinnovare l’appuntamento in Irpinia per la gara di ritorno.

Marcello Casarotti.