Giovedì di Coppa, nonostante l’infrasettimanale, la risposta di pubblico al “Ferraris” di Genova è buona. Sampdoria-Milan è stato uno dei pochissimi incontri, assieme al Derby della Mole, ad aver risollevato la media presenze di questi Ottavi di finale di Coppa Italia. Picco minimo quello di Lazio-Udinese dove c’erano solamente 1.970, ma d’altronde la squadra di Lotito, uno dei più laidi fautori dello scempio perpetrato al calcio italiano, non merita altro che esser lasciato solo nel suo delirio di onnipotenza.

Genova sponda blucerchiata è l’eccezione che conferma la regola di una Coppa Italia sempre meno amata, cucita addosso alle esigenze dei grandi club, la cui formula uccide ogni velleità delle piccole squadre e con esse ogni minimo slancio di emozione che questo sport potrebbe potenzialmente offrire. Fatturare per loro è più importante che emozionare, poi magari un giorno si accorgeranno che un calcio che non sa più emozionare smetterà presto anche di fatturare.

Nella Gradinata Sud le presenze sono ottime, con pochi spazi vuoti: il Milan è un avversario che risveglia sempre antichi entusiasmi e oltretutto c’è la caparbia voglia di risollevare le sorti di una compagine che, sotto la guida dell’esonerato Walter Zenga, aveva imboccato una crisi tecnico-tattica che sembrava ormai senza più vie d’uscita. Non meno facile è stato l’inizio del nuovo tecnico Vincenzo Montella, che fu già amatissimo attaccante della squadra blucerchiata nel recente passato, però il popolo doriano è lì e sostiene con generosità e continuità il proprio undici, non lesinando nel colore e concedendosi anche un po’ di pirotecnica accesa furtivamente, per sfuggire all’occhio vigile del Grande Fratello.

Presenza milanista ben lungi da quelle degli anni migliori, ma considerata l’attenuante infrasettimanale, aggiungendo l’ennesima mortificante stagione dei rossoneri, è sicuramente più che dignitosa per numeri e tifo. Una volta tanto, almeno, il campo regala loro una piccola soddisfazione ed il passaggio ai quarti, anche se l’avversario sarà il Carpi, non certo di gran richiamo.

Testo di Matteo Falcone.
Foto di Alberto Cornalba.