Quest’oggi finalmente posso parlare di una partita vecchia maniera. “E poi all’improvviso, m’innamorai di te…”, recita uno degli ennesimi tormentoni degli Ultras Sez.You Tube. Così anch’io mi sono innamorato di questa giornata uggiosa (ma che sapore avrà poi si è scoperto?) che precede di poco Natale. E Babbo Natale si è presentato con i suoi doni (non Cristiano, a proposito, che fine ha fatto?). Una Roma carica di passione per la propria squadra, con le bandiere alle finestre già dal giorno prima della sfida con il Milan. La rivalità con il capoluogo lombardo rinfocolata per l’occasione. Ovunque manifesti, striscioni e scritto contro Bossi e la Lega Padana. E tutto ciò solo come antipasto.
Avvicinarsi allo stadio coincide con “il cuore che batteva, non chiedermi perché” (perché il cuore batteva? Semplice, saremmo morti se fosse il contrario). Poca polizia in giro tanti tifosi che girano attorno all’Olimpico già quattro ore prima della partita. Visto che “l’anno che sta arrivando, tra un anno finirà” si è deciso di eliminare prefiltraggi, tornelli, controlli e barriere. Incredibile ma vero. I pochi strappabiglietti presenti ai verdi cancelli della Curva Sud vengono spazzati via da una mandria di esagitati supporters giallorossi con la sciarpa al collo. Da Milano arriva un buon contingente e gli scontri si protraggono per ore con gli agenti quasi incapaci di arginarli. E’ il giorno della violenza gratuita e lecita per festeggiare il ritorno degli ultras e del calcio. Il presidente del Consiglio Renzi tra una battuta in inglese e una palpatina a Maria Elena Boschi si è espresso favorevolmente, invitando persino il Ministro dell’Interno Angelino Alfano a non proferire verbo e, anzi, ad allungare la sua manina su qualche altra parlamentare disponibile al confronto. “Ma davvero dici Matteo? Io mi butto pure sulla Boldrini e, se la riesumiamo, non disdegno neanche la Pivetti. Facciamo un tre per due e ci mettiamo di mezzo la sorella attrice, ok?”.
E intanto, in mezzo a questo troiaio politico, i tifosi sguazzano liberi e indisturbati. Non si parla di mentalità, non ci sono sermoni religiosi applicati a cosa sia eticamente giusto e cosa non. Io vedo solamente tante botte volare. Poi i rossoneri entrano nel settore ospiti e i giallorossi riempiono l’intero stadio. Oltre 80.000 spettatori presenti. Una catino ribollente da far invidia alla Bombonera di Buenos Aires. Non oso parlare. Non ci riesco. Neanche un discorso del presidente doriano Massimo Ferrero (al secolo “Er Viperetta”) potrebbe regalarmi una simile emozione. Per una serata ho l’onore di essere balzato indietro di venti anni.
Le due squadre fanno il loro ingresso in campo. Torce e fumogeni come se piovesse. Sembra che lo stadio stia per andare in fiamme, l’intensità del fumo non fa respirare nessuno. Nemmeno noi asserragliati in tribuna stampa. Ma non c’è nessuno che si lamenta, tutti applaudono lo spettacolo e persino giornali e telegiornali all’indomani parleranno di “semplice e folkloristica festa dei tifosi”. Che siano ultras o meno non frega un emerito cazzo a nessuno. Bandieroni, cori cantati per oltre 10 minuti e intervallati da treni spettacolari eseguiti con coordinazione e passione. Sciarpata, sbandierate e decibel ben oltre il consentito. Quelli del Partizan e della Stella Rossa non sono nessuno.
Con un quarto d’ora di ritardo inizia la gara. Mentre le tifoserie rumoreggiando in maniera assordante, in campo la sfida è bellissima. Una qualità di gioco d’altri tempi, con confronti “maschi” e giocate di fino da far impallidire persino Balotelli e Paloschi. Le occasioni fioccano ma i due portieri volano magistralmente tra i pali. Finché gli attacchi non riescono ad avere la meglio dando vita a un incontro scoppiettante. Un 3-3 che passerà alla storia finendo dritto negli almanacchi. Come alla storia passerà la guerriglia scatenatasi per le vie di Roma nelle due ore successive alla partita. Ma tanto che importa, Alfano ha da fare. Così come Renzi. Loro allungano le mani. Oggi sulla Boschi e sulla Pivetti, domani su di noi. Ma intanto ci godiamo questa festa dello sport. Con le famiglie che sono tornate spavaldamente sui gradoni, visti i biglietti per l’occasione venduti in Lire. Una Curva 1.200 Lire, una Tribuna 5.000. Panini con la frittata divorati dai pargoli e salsicce bagnate da taniche di vino rosso dei Castelli portate dai più grandi.
Evviva lo sport. Evviva il calcio. Evviva il tifo pulito. L’importante è che ci crediate!
Testo Simone Meloni
Foto Cinzia Lmr