Nell’aprile del 2015 l’allora presidente della Roma Pallotta definì parte degli ultras romanisti “fucking idiots and assholes” (fottuti idioti e stronzi) a causa di uno striscione che la Sud dedicò alla madre di Ciro, il tifoso napoletano deceduto negli scontri avvenuti nella tragica finale di Coppa Italia a Roma tra Napoli e Fiorentina. Indipendentemente dall’opinione personale sullo striscione in questione, fecero scalpore le parole di un presidente che, senza tanti giri di parole, attaccava la propria tifoseria la quale, a dirla tutta, era la stessa rimasta al fianco di una squadra presentata in pompa magna ma che, risultati alla mano, annaspava in posizioni di classifica non consone ai progetti presentati dall’imprenditore nordamericano. Da qui l’inevitabile frattura tra la Curva Sud ed il presidente Pallotta, la tifoseria, tra le altre cose, rispose per le rime alle parole del presidente ed in seguito la situazione degenerò ulteriormente. Il giro di vite che portò lo stadio Olimpico ad attrezzarsi con telecamere ad alta definizione e soprattutto le barriere poste all’interno delle curve, furono le classiche gocce che fecero traboccare il vaso ed anche se la colpa specifica non è attribuibile al solo Pallotta, è pur vero che il personaggio non si è mai smarcato da azioni atte a mettere i bastoni tra le ruote alla tifoseria giallorosa.

Pallotta è solo uno dei personaggi che con alterne fortune, ha provato a farsi strada nel mondo del calcio calpestando le tradizioni (vedi il simbolo della società modificato) a discapito dei risultati sportivi non propriamente eccelsi ed è stato uno dei tanti che, con parole più o meno forti, ha attaccato la tifoseria organizzata per un comportamento ritenuto non consono ai valori sportivi.

Si attacca la tifoseria o comunque l’ala più calda della stessa ma la si chiama a raccolta quando le cose vanno male o per assicurarsi una spinta maggiore nel caso la squadra debba conquistare un traguardo ambito. Mentre per questo finale di campionato alcune società mettono i biglietti in vendita a prezzo stracciato, la Lazio di un altro personaggio sui generis, il presidente Lotito, per una partita di campionato contro il Milan chiede un vero e proprio bagno di sangue ai tifosi laziali che giustamente gli voltano le spalle. Ed allora si torna al giudizio di Pallotta sugli ultras: idioti e magari anche stronzi, in breve polli da spennare.

Idioti come quelli che sotto una pioggia torrenziale restano ai loro posti per assistere ad una partita di Eccellenza toscana, idioti come quei tifosi presenti in Curva Nord che spingono il Livorno per novanta minuti nonostante le condizioni meteo avverse. C’è chi li definirebbe idioti e sull’aggettivo ci sarebbe pure da disquisire, ma in verità andrebbero coccolati, applauditi e supportati perché in giornate del genere avere la fede di rimanere sui gradoni a sostenere una squadra è quanto mai lodevole. Questi sono gli ultras, quelli che restano al fianco della squadra sempre, specie nei momenti più difficili, concetto troppo nobile o difficile da comprendere per Pallotta e company che quando il gioco si fa duro o quando arriva un’offerta conveniente, salutano tutti e se ne vanno.

In un pomeriggio dove la pioggia era ampiamente prevista, la Curva Nord si ritrova a spingere una squadra in lotta nei play off di Eccellenza. Questo è il primo ostacolo di un mini campionato che vede tre squadre in lotta e partire col piede giusto potrebbe essere il primo passo per non compromettere una promozione che, almeno sulla carta, dovrebbe essere scontata.

Buona presenza in Curva, bandieroni che di tanto in tanto fanno capolino e sostegno vocale che non viene mai meno. Sembra quasi che le difficoltà meteo alimentino la voglia dei presenti di farsi sentire dalla squadra, che getta letteralmente alle ortiche una vittoria che ad un certo punto sembrava quasi certa. Ma il calcio è imprevedibile ed il Figline agisce da corsaro, si porta via i tre punti e fa felici quei tifosi accorsi a Livorno che giustamente festeggiano una vittoria insperata ma non del tutto immeritata.

La cartolina più bella resta la squadra amaranto che a fine partita, una battaglia sul terreno di gioco reso pesante dalla pioggia, si reca sotto la Curva per il rituale scambio di applausi. Si mastica amaro, c’è un mix di rabbia e delusione ma il Livorno ha perso una battaglia e non la guerra. Restano i cori finali, l’incoraggiamento, gli applausi. I fottuti idioti restano al fianco della squadra, gli ultras, al di là dei colori, delle categorie, delle condizioni meteo, ci si ancora, resistono ancora.

Siamo nel 2022, sono trenta anni che si parla di repressione e di un movimento ultras in difficoltà. Detto che in linea di principio la valutazione ci può anche stare, occorre vedere pure il bicchiere mezzo pieno, ovvero che ancora oggi lo stadio ed i settori più popolari in particolare, restano fucine in cui vige lo spirito di aggregazione. E se l’indole ribelle sia andata un po’ persa, faccio fatica a trovare un luogo dove centinaia ed a volte migliaia di giovani si ritrovano ancora fianco a fianco per remare nella solita direzione.

Valerio Poli