Ormai ultras lo si è letteralmente 365 giorni all’anno. Anche nel periodo estivo, quando le ferie e il meritato riposo dovrebbero prendere il sopravvento sul calcio giocato, c’è chi preferisce ritrovarsi, socializzare, fare aggregazione, aprire la curva alla città, aspetto questo che giudico di estrema importanza, quasi vitale per una tifoseria. Nel momento in cui sia lo sportivo, sia il cittadino medio si presentano ad un evento di ultras, vuol dire che in quel contesto si stanno gettando le basi per qualcosa di importante. L’esempio più lampante è la Festa della Dea, una festa organizzata a Bergamo dagli ultras, che riesce a coinvolgere ormai gran parte della città e vede di anno in anno protagonisti personaggi sportivi che hanno fatto la storia dell’Atalanta oppure giocatori attuali che magari ricevono il loro battesimo del fuoco con una tifoseria estremamente calda e passionale.
Gli esempi di ritrovi e feste estive non mancano, da più parti un semplice torneo di calcetto è l’occasione per ritrovare amici e gemellati, la classica cena è un ottimo viatico per sedersi fianco a fianco con il diffidato che non si può far vedere allo stadio, una mostra fotografica oppure qualche invitato di rango permette agli ultras e alla curva nel suo insieme di avere un confronto con sportivi e cittadini. Se il campionato finisce con l’ultima giornata, l’estate di tante piazze ultras continua a masticare calcio, cori e soprattutto socialità.
Molto sentiti e partecipativi i tornei dedicati agli ultras scomparsi, ormai da nord a sud, dalla tifoseria metropolitana a quella di paese, nessuno dimentica chi ci ha lasciato troppo presto. Ed a tal proposito pezze e striscioni stanno a dimostrare il ricordo che ogni curva dedica ai propri cari, in alcune realtà addirittura il settore popolare per eccellenza prende il nome proprio da un ultras scomparso.
Anche a Livorno la scomparsa di un ultras, di un giovane ragazzo che trascorreva il proprio tempo libero tra amici e la Curva Nord, ha fatto cadere nella più completa disperazione chi gli voleva bene, gli amici più fidati che in un primo momento stentavano a credere che Matteo Melchiorre, per tutti Mecio, si fosse tolto la vita.
Come dice qualcuno, Mecio era “border line” nella vita ed ha voluto stupire anche in punto di morte, facendola finita con un gesto tragico ed eclatante quanto inaspettato. Era il luglio del 2008 e da quel momento i suoi amici più stretti e la Curva Nord, hanno pensato a come ricordare il Mecio nella miglior maniera possibile. Da precisare che molti dei suoi amici più stretti frequentavano ed alcuni continuano a frequentare stabilmente la curva, così il primo immediato pensiero è stato quello di omaggiare l’amico con una pezza a lui dedicata che riportava il suo volto ed il soprannome, pezza che è stata costantemente appesa in curva e molte volte è stata portata in trasferta.
C’è chi è voluto andare ben più in là della semplice pezza ed ha pensato ad un torneo di calcetto da disputare nel paese natale del Mecio, Nibbiaia, sulle colline livornesi, ad un tiro di schioppo dal mare, location attraente soprattutto nel periodo estivo. Come succede spesso in questi casi, l’inizio del torneo è stato in punta di piedi, le squadre erano per lo più composte da amici e conoscenti dello sfortunato ragazzo, poi pian piano, visto il livello organizzativo e la crescente voglia di onorare l’amico scomparso, il torneo ha preso piede, le iniziative si sono susseguite una dopo l’altra e attualmente si può dire che il torneo è uno dei più importanti appuntamenti estivi livornesi per gli amanti del calcio a 5. Con al centro il ricordo del Mecio e con uno spiccato spirito di solidarietà che in questi casi non può non essere menzionato.
Parto da questo preambolo per addentrarci più sulla vicenda con chi, per questione affettive, ha curato fin dalla scomparsa, il ricordo di Matteo Melchiorre, per gli amici Mecio.
Partiamo da una conoscenza di base: chi era il Mecio visto con gli occhi degli amici?
Mecio era un ragazzo di 22 anni come tanti cresciuto tra la strada e la curva, ma sempre con una famiglia alle spalle che non gli ha mai fatto mancare nulla. Caratterialmente era un ragazzo semplice, solare con tanta voglia di divertirsi come tutti i ragazzi alla sua età. Un po’ pazzerello, sempre voglia di prendere in giro, fare scherzi e diciamolo… anche di far casino. Di Mecio l’Italia è piena.
Com’è nata l’idea di organizzare un torneo di calcetto in suo onore? Che problematiche avete incontrato nella prima edizione?
L’idea è venuta da noi amici stretti. Il calcio era la sua e la nostra passione. Molti di noi, essendo della stessa leva, hanno giocato pure nelle squadre giovanili della città. La cosa che sapevamo fare meglio era giocare a calcio e quindi la maniera migliore per ricordarlo ci è sembrata quella di organizzare un evento che racchiudesse le sue passioni. Alla fine a Livorno, vista i numeri della popolazione, ci conosciamo un po’ tutti e lo stadio ci ha uniti ancora di più. Tutti sotto un unico ideale: difendere la bandiera amaranto. Le problematiche erano tante, soprattutto a livello organizzativo. Avvisavamo le squadre quando dovevano giocare tramite Facebook o direttamente al cellulare, non avevano arbitri, avevamo solo un campo a disposizione visto che i primi due memorial si sono svolti interamente sul campo di Nibbiaia, paese natale di Mecio. Insomma, diciamo che a livello organizzativo si era proprio ai minimi termini..
Il torneo di calcio a 5 in onore del Mecio, di anno in anno si è evoluto diventando uno dei tornei qualitativamente migliori dell’intera costa livornese: com’è avvenuto questo salto di qualità?
La voglia di vincerlo e la difficoltà di vincerlo ha portato sempre ad un innalzamento dell’asticella. Le squadre per essere competitive e cercare di raggiungere l’obiettivo devono arruolare i migliori calciatori della città. Sempre più ragazzi di fuori Livorno chiedono di partecipare e vogliono provare cosa vuol dire vincere il “Mundial de Livorno”. Molti ragazzi che giocano a Futsal in Toscana oggi giocano il memorial per lo spirito che si respira e il livello molto alto che si è creato edizione dopo edizione. Mi viene un esempio in mente: quest’anno ha giocato pure un ex portiere che ha vinto lo scudetto a Prato in Serie A. Il salto di qualità è avvenuto nella 3º edizione grazie alla collaborazione prima con un ente (Calcio Club Livorno) che adesso non c’è più, poi con l’ente odierno (Nuovo Centro Coteto) che ha sostituito il vecchio ente nei campi di Coteto (quartiere livornese). Grazie alla loro esperienza siamo riusciti ad organizzare il torneo sempre al meglio sul piano della serietà e del regolare svolgimento: arbitri, calendario lungo, marcatori sempre aggiornati in tempo reale, presentazione del torneo e serata finale con impianti acustici e tutto quello che un ente sportivo amatoriale ti può aiutare a fare. Inoltre siamo riusciti sempre di più a coinvolgere tanti, tantissimi ragazzi che danno una mano a noi del comitato organizzativo in tutte le iniziative che portiamo al memorial. Aspetto da non trascurare assolutamente, il torneo offre uno spettacolo anche sugli spalti che in altre realtà non osano nemmeno immaginare.
Il torneo si è contraddistinto da un alto senso di solidarietà: quali iniziative avete intrapreso in questi anni?
Dalla 3º edizione abbiamo cominciato a stampare delle maglie celebrative del memorial, incassando così una somma cospicua devoluta alla fondazione per combattere la SLA di Stefano Borgonovo. Dalla 4º edizione abbiamo inoltre organizzato una braciata a prezzi modici per i quarti di finale che facciamo sempre coincidere con il venerdì. Ogni anno stampiamo delle t-shirt che sempre e comunque hanno come punto di riferimento Mecio ed il torneo, inoltre ci piace tirare fuori dal cilindro qualche gadget tipo portachiavi o cappellini. Tutto questo va sempre in beneficenza e negli anni abbiamo cambiato tante associazioni. Quest’anno abbiamo donato tutta la somma alle cure palliative di Livorno. Insomma ci fa molto piacere che tutto quello che si crea e si è creato, abbia uno scopo benefico, per le persone più bisognose. Alla fine siamo cresciuti quasi tutti in curva nord e queste iniziative le vediamo fin da piccoli, diciamo abbiamo avuto una buona scuola. Per dare un’idea della solidarietà dimostrata da parte delle persone intervenute al torneo, sia come giocatori, sia come spettatori, possiamo dire che siamo riusciti a racimolare circa 10.000 euro che abbiamo destinato completamente in beneficienza.
Durante lo svolgimento del torneo non mancano mai torce e striscioni a ricordare e colorare l’evento in perfetto stile stadio. Il binomio torneo – stadio è lampante ma la Curva Nord come ha ricordato il Mecio in questi anni?
La Nord ha sempre ricordato Mecio fin dal primo momento con striscioni e cori, perché Mecio macinava chilometri con tutti noi in giro per lo Stivale. Gli anni passano, il ricordo si affievolisce, ma Mecio è sempre là che canta con gli ultras. Il calcio è alla base di questa passione, la curva un ambiente sano dove stringere legami forti ed indissolubili nel tempo. Il movimento ultras è il movimento giovanile più longevo della storia italiana che ha visto migliaia di ragazzi parteciparvi e Mecio ne ha fatto parte oltretutto nel miglior momento storico del Livorno calcio.
Proviamo ad intravedere il futuro. Come si potrà evolvere l’evento? Quali iniziative avete in programma?
Credevamo di aver già dato quasi tutto a questo evento, quasi convinti che forse eravamo arrivati alla fine di un percorso fantastico. L’edizione di questa estate è stata la decima ed ormai siamo arrivati al punto che per organizzare in maniera capillare un evento del genere, occorre che parecchie persone per quasi un mese e mezzo, si impegnino costantemente togliendo ore a lavoro e famiglia. Ma la gente ci ha proibito di fermarci perché ormai il memorial è un evento sportivo dell’estate labronica che coinvolge un sacco di persone, uomini, donne e bambini. Quindi continuare a ricordare e non dimenticare sarà l’obiettivo principale dei prossimi anni.
Si ringrazia per l’intervista, per la disponibilità mostrata e per alcune foto gli amici di Mecio.
Valerio Poli