Continua la maratona dei play off, una lunghissima corsa per accaparrarsi gli ultimi posti disponibili per la serie D, ultima categoria dilettantistica prima dell’ingresso nell’olimpo dei professionisti. Inutile sottolineare che il Livorno, per storia e bacino di utenza, dovrebbe essere solo di passaggio da queste categorie ma alla fine è il terreno verde l’arbitro indiscusso delle sue sorti, perciò bisogna essere realisti e constatare che anche in questa Eccellenza, la squadra amaranto ha trovato difficoltà per certi versi inaspettate.

Dopo aver perso la partita contro il Tau Calcio e aver dato un calcio alla promozione diretta, si è venuta a creare una frattura netta tra squadra e pubblico con quest’ultimo che ha accusato i giocatori di superficialità e di scarso attaccamento alla maglia, tanto che era balenata pure l’idea di disertare la trasferta in terra laziale, decisione poi rientrata. Nell’immaginario comune dello sportivo e del tifoso livornese, quest’anno la squadra, ricca di nomi altisonanti, doveva fare un sol boccone del campionato ed invece ci sono stati diversi colpi andati a vuoto, tanto che è stato cambiato il mister con risultati non troppo soddisfacenti sia dal punto di vista del gioco che da quello dei risultati.

Anche in questa partita, per agevolare l’affluenza del pubblico, la società ha seguito la logica dei prezzi popolari, regalando addirittura il ticket a quelle persone che avevano seguito la squadra lontano dalle mura amiche nella partita di andata. Gesti simbolici ma che fanno sicuramente piacere, l’attenzione di una società verso i propri tifosi dovrebbe essere alla base del rapporto tra “azienda” e “cliente”, perché se proprio si deve parlare in termini economici nudi e crudi senza andare a scomodare discorsi astratti, il fruitore del servizio, in questo caso lo spettatore, dovrebbe essere sempre al centro dell’attenzione, coccolato e viziato proprio come un normale cliente di qualsiasi esercizio commerciale, sia questo una palestra, un negozio o un centro commerciale. Purtroppo in Italia la figura del tifoso, peggio ancora se ultrà, è vista come il fumo negli occhi tanto che di sicurezza e ammodernamento dei nostri stadi ne parlano un po’ tutti ma raramente si chiede l’opinione di chi vive lo stadio, di chi usufruisce dei servizi al suo interno e di chi costantemente “timbra il cartellino” in una Curva o in una Gradinata.

Questo pomeriggio la Curva risponde bene e numericamente riesce ad offrire un buon impatto visivo, il resto dello stadio lascia un po’ a desiderare, con larghissimi vuoti in gradinata dove teoricamente trovano posto i Livorno club ma che in realtà resta un settore che, al di là di qualche isolata fiammata, offre un mutismo perenne. Tutt’altra musica la Curva Nord che, nei primi trenta minuti dell’incontro, propone un tifo incessante e partecipativo. L’inizio è veramente ottimo con la Curva che spinge letteralmente la squadra al gol fornendo una serie di cori potenti e ben eseguiti. Complice il gran caldo però, il tifo cala un po’ nella ripresa ma comunque si mantiene su livelli discreti, le pause sono ridotte al lumicino ed alcuni coro sono ripresi da gran parte dei presenti.

La Curva fa in pieno il proprio dovere, sul terreno di gioco il Livorno invece il minimo sindacale, ottenendo un pareggio che vale il passaggio del turno e continuando la propria maratona ma la fatica per ottenere questo risultato non è stata poca, la Maccarese si è dimostrata avversario tosto.

wValerio Poli