Partita che sul campo probabilmente riserva un interesse maggiore per gli ospiti, che si giocano una delle ultime possibilità per restare alla ruota dell’Arezzo primatista del girone, mentre i padroni di casa devono rimandare almeno di una stagione i sogni di promozione.

Tra una notizia di campo ed una di stretta attualità, a Livorno si fa largo l’idea di un avvicendamento alla guida della società, sembra infatti che il presidente Toccafondi voglia già passare la mano ad un imprenditore anglo-brasiliano, tal Joel Esciua; il futuro ci dirà se la voce si evolverà in notizia ed abbia un suo fondo di verità ed eventualmente se tale cessione porterà dei benefici a tifosi e città. In un momento dove il campo può dire poco o niente, evidentemente le notizie di un passaggio di consegne infiammano un pubblico recentemente un po’ giù di morale dopo la ripartenza dall’Eccellenza.

La giornata non è delle migliori, un bel sole lascia il campo a nuvoloni che promettono ben poco di buono, la pioggia è nelle previsioni ed allontana dall’Armando Picchi i soliti indecisi. La curva non risponderebbe neanche malissimo all’appuntamento ma ormai in questa stagione bisogna rassegnarsi al fatto che lo stadio, nella sua interezza, ha perso molto di quel feeling che negli anni si era creato con la squadra. Al solito l’analisi di questa morìa di persone può partire dalla categoria nella quale milita il Livorno ma deve spaziare in altri ambiti per far sì che sia il più fedele possibile alla realtà. Sicuramente il tifoso vuole vincere e su questo punto non si può che essere d’accordo ma sul piatto della bilancia bisogna pur mettere che la vittoria non arriva se non ci sono programmazione ed investimenti mirati. È prassi comune pensare che scopiazzare questo o quel modello porti risultati immediati, ogni tanto quando ci imbattiamo nel binomio ultras e violenza si sente sbandierare il famigerato modello inglese come se Oltremanica il fenomeno hooligans fosse morto e sepolto da decenni. Niente di più falso, la violenza legata allo stadio è viva e vegeta con buona pace di chi fedelmente vorrebbe sposare un approccio vecchio, passato di moda, assolutamente non applicabile alle nostre latitudini dove le usanze sono completamente diverse. E questo chiaramente lo si può traslare pari pari anche sul versante puramente manageriale.

Anche la vittoria, di una partita o di un campionato, non può prescindere dalla programmazione, questo a tutti i livelli ed il Livorno, società praticamente nuova, deve pagare il cosiddetto noviziato. Il nome altisonante ed il bacino d’utenza sono sicuramente fattori che possono agevolare la risalita nelle categorie professionistiche ma non possono essere le sole ed uniche armi a disposizione. Del resto l’appellativo di “favola” legata al calcio non è molto appropriato, da qualche stagione si tende ad esaltare il modello Atalanta ma a Bergamo evidentemente si è investito sia sulle strutture sia sulle persone ed alla lunga non si poteva che passare a raccogliere i frutti di un lavoro certosino. 

Anche a livello di curva c’è da lavorare, rispetto all’incontro contro l’Arezzo i presenti sono praticamente dimezzati, ma c’è da star tranquilli che chi è presente oggi in Curva Nord probabilmente ci sarà anche in seguito: lo zoccolo duro è quello presente a prescindere, a prescindere dal risultato, dalla classifica e dal nome dell’avversario. Ed anche in un pomeriggio dove lo stadio lascia a desiderare, in Curva Nord c’è quell’incitamento che fa ben sperare, come c’è da segnalare che anche in gradinata si sta formando un bel gruppo di persone che va ben al di là della semplice presenza ma sostiene la squadra e si fa sentire per larghi tratti della partita. 

Sul manto erboso il Livorno si trova ben presto in vantaggio di due reti ma nella ripresa viene rimontato, il pareggio per come si è svolta la partita non accontenta nessuno se non l’Arezzo, che rosicchia altri due punti alla Pianese che ora si trova ad inseguire a ben nove punti di distanza, svantaggio che a meno di clamorosi colpi di scena, si potrebbe rivelare incolmabile. Non siamo ancora al livello di stappare le bottiglie di champagne ma ad Arezzo si pregusta quella promozione che ad inizio stagione era stata semplicemente programmata. È tutto qua, è tutta una questione di avere programmi senza affidarsi a fattori sì importanti ma collaterali.

Valerio Poli