Dopo il funerale il feretro ha lasciato lo spiazzo della chiesa Incoronata tra due ali di folla e l’elegante berlina si è diretta verso il Comunale. Pinuccio Strippoli, storico presidente del Corato, ha salutato per l’ultima volta la sua seconda casa con i rumori e i colori della sua domenica. I cori, i fumogeni, il neroverde. Da quindici anni vivo le gradinate e ieri ho visto piangere tifosi che non avevano mai versato una lacrima in questi quindici anni di calcio, ricchi di successi è vero ma anche di cocenti delusioni. La scomparsa di Pinuccio Strippoli, avvenuta mercoledì mattina, ha lasciato un solco profondo perché lui ha incarnato l’amore per la squadra della città come pochi.
La mano che accarezza la bara di Dino Squeo, storico segretario dell’US Corato e compagno d’avventura in tante, innumerevoli occasioni. Le lacrime in disparte di Felice Bruno, da tre anni fianco a fianco per riportare il Corato più vicino ai coratini. La sciarpa al cielo sventolata dal figlio Felice, al quale Pinuccio ha trasmesso la sua profonda passione. Il Commando Ultrà che, col viso bagnato, rende merito al suo presidente. Così la Corato calcistica ha salutato quello che per molti è stato come un padre.
Pinuccio Strippoli è stato presidente della squadra negli anni novanta, l’aveva ricevuta da Cannillo e l’ha guidata fino all’eclissi dell’US e alla nascita dell’Atletico. Era lì da anni, dalla fine dei sessanta, e da lì non si è mai allontanato. Dal 2013 è tornato a far parte integrante del Corato. In questi giorni si stava adoperando per coronare il suo sogno. Ridar vita all’US con un progetto nuovo, solido, grazie all’apporto del fidato Bruno, dell’amico di una vita, Michele Manfredi e di nuovi imprenditori da Andria e Barletta: Michele D’Errico, Andrea Castelli e Rosario Zagaria. «La scomparsa di Pinuccio – spiega quest’ultimo – ci sprona ancor di più a realizzare il suo desiderio».
Se ne va così, a settant’anni, una delle figure storiche del calcio locale. Attorno alla famiglia l’abbraccio di chi l’ha vissuto o l’ha incrociato in questi lunghi anni di pallone. Se quel pallone rotolerà ancora sul Comunale quest’anno, così come negli ultimi sessant’anni, il calcio più forte sarà stato il suo.