Cento. Sono all’incirca i chilometri che dividono Ascoli Piceno da Pescara. Soltanto questo basterebbe per accendere la miccia della rivalità. Da una parte Marche, dall’altra Abruzzo. Entroterra contro mare. Insomma, gli ingredienti per la classica inimicizia all’italiana ci sono tutti. Ed infatti quella tra bianconeri e biancazzurri è un’acredine di vecchia data, che affonda le radici nei campi autunnali che si impregnavano di fango dopo un temporale o si “spelacchiavano” quando il sole primaverile si faceva torrido.

Per gli standard attuali della Serie B il numero di tagliandi venduti è notevole. Circa 8.000 sono stati acquistati dai supporters piceni, mentre oltre un migliaio saranno quelli provenienti dalla città di Gabriele D’Annunzio. Assieme ad un altro partitellaro ci siamo concessi, nel pomeriggio, una visita al Mancini di Fano per la sfida contro la Samb. Uscendo al casello di San Benedetto/Ascoli, notiamo subito un numero spropositato di agenti e camionette della polizia. Ovviamente sono in attesa dei pescaresi. Li bypassiamo facilmente procedendo spediti in direzione Del Duca. Anche ogni cavalcavia è presidiato dalle forze dell’ordine, il che ci dà l’idea di quanto il dispositivo di sicurezza sia imponente e di come, ormai, tentare azioni spropositate sia da considerarsi davvero un suicidio di massa.

Lasciamo la macchina e ci incamminiamo verso lo stadio imbattendoci nel corteo degli Ultras 1898. I supporters del Picchio questa sera ricordano Nazzareno Filippini, tifoso marchigiano rimasto senza vita dopo gli incidenti scoppiati a margine della gara contro l’Inter il 9 ottobre 1988. Gli ultras attraversano il ponte che porta alla Sud scandendo cori per Reno, contro gli interisti ed a favore dell’Ascoli, tra gli applausi dei tanti tifosi appostati là in zona.

Manca poco al fischio d’inizio e per noi è giunto il momento di ritirare gli accrediti ed entrare. Anche gli ultras ospiti stanno facendo il loro ingresso alla spicciolata, mentre la Curva Sud è gremita in ogni ordine di posto così come la tribuna centrale. Purtroppo restano chiusi i distinti, offrendo un’immagine fedele del pallone italiano, con settori perennemente inagibili o utilizzabili in parte, anche laddove ai tempi che furono entrarono il doppio delle persone consentite.

Le due squadre fanno il loro ingresso in campo e gli ultras ascolani si prodigano in una coreografia dal bellissimo impatto. Una frase per Nazzareno Filippini appesa in balaustra viene illuminata dall’accensione di numerose torce e colorata da migliaia di sciarpe distese che fanno della Sud un vero e proprio muro bianconero. Uno spettacolo, ahimè, d’altri tempi ormai, con la pirotecnica che per una serata torna ad essere protagonista dei nostri sconquassati stadi di calcio.

Sì perché anche su fronte pescarese diverse torce vengono accese, dopo una bella sciarpata che colora alla perfezione il settore ospiti. Il coro “Bruceremo Ascoli Piceno” raccoglie i fischi di tutto lo stadio, con la Sud che risponde con il classico “Zinga-zinga-zinga zingaro”. Dispute verbali che si perdono nella notte dei tempi e che ci riempiono il cuore di gioia, evidentemente non è ancora andato tutto perduto.

Capitolo tifo: va detto subito che i padroni di casa partono con un gap non trascurabile. L’integerrima questura, infatti, ha impedito l’ingresso di megafoni e tamburi e questo inficia e non poco la coordinazione del tifo in un curva che conta circa 4.000 persone. Per i lanciacori è difficile dare indicazioni in maniera omogenea e, soprattutto nel primo tempo, il sostegno canoro ne risentirà. Francamente continuo a non dare una spiegazione logica, se non quella dettata dalla prepotenza e della prevaricazione, a questi divieti, voluti, in questo caso, dal nuovo questore della città, probabilmente desideroso di far carriera e farsi notare con la solita storia del controllo sull’ordine pubblico, divenuto ormai il vero leitmotiv di ogni faccenda politica e gestionale da parte delle autorità.

Sta di fatto che la prestazione canora dei piceni è senz’altro buona, ma avrebbe potuto essere più intensa e continua con una maggiore coordinazione. Tante le torce accese anche durante la partita e molte belle le mante e i cori a rispondere che rimbombano in maniera possente.

Ottima la prova dei pescaresi che alternano battimani secchi a cori tenuti a lungo e con buon intensità. L’unico appunto che mi sentirei di fargli è la disposizione dei primi 45′, un po’ troppo disomogenea. Per il resto nulla da dire, si capisce che sia il momento di buona salute della loro squadra che la rivalità sentita, li stimola a far bene.

In campo al cospetto di un primo tempo acerbo e con poche emozioni, le squadre offrono una ripresa scintillante. Al termine di una bella triangolazione con Caprari, Lapadula mette nel sacco portando in vantaggio il Delfino. L’esultanza degli abruzzesi è di quelle sentite, con un boato che ammutolisce temporaneamente gli avversari. Non si perde d’animo l’Ascoli, che trascinato dal suo pubblico si riversa interamente nell’area avversaria trovando il punto del pari con bomber Perez. Stavolta il boato è tutto di marca bianconera. La rete annichilisce il Pescara, e il Picchio si esalta trovando, con Giorgi e Petagna, la vittoria per 3-1. Un successo che manda in visibilio lo stadio, capace di prodursi in un’esultanza davvero bella e passionale.

Arriva il triplice fischio e le due squadre raggiungono i propri sostenitori sotto le rispettive curve. Per come eravamo abituati ormai in cadetteria, partite come queste sono da immortalare e mostrare come spot per la categoria. Noi ci apprestiamo ad effettuare gli ultimi scatti, prima di riprendere la strada del ritorno. Sarà la Salaria a farci compagnia per le prossime due ore e mezza, passando per paesini e paeselli, fantasticando tra i più disparati derby tra frazioni e piccole realtà. Perché in fondo gli ultras, il calcio e il tifo restano dei sogni che nessuno ci deve intaccare.

Simone Meloni