Dopo il vaglio del lunedì fra varie partite, la mia scelta un po’ bizzarra mi riporta la domenica seguente a Martina Franca, il centro più importante della Valle d’Itria. Bizzarra solo ed esclusivamente per le difficoltà logistiche, visto che tra treni, bus e camminate a piedi non è così facile raggiungere lo stadio “Giuseppe Domenico Tursi”. Avrei avuto tante altre opzioni più comode e con partite altrettanto belle anche dal punto di vista del tifo, ma Martina-Afragolese mi permette di approfondire la conoscenza con queste due tifoserie, che tra l’altro avevo entrambe visto all’opera nel settore ospiti di Barletta, ricavandone in tutti e due i casi una buona impressione.

Il mio cammino verso Martina Franca inizia con la pioggia, ormai una delle più classiche compagne di viaggio in queste sortite calcistiche ma che, fortunatamente, si concludono sempre in maniera abbastanza fortunata. Il bus che porta in Valle d’Itria è una giungla di turisti, provenienti da ogni più svariata parte d’Europa e che, a differenza mia, preferiscono gli iconici Trulli di Alberobello al “Tursi”. Arrivo in perfetto orario, veloce visita alla stazione e poi nella quiete domenicale, ho tempo di rilevare anche qui una certa vivacità nell’ambiente calcistico, dalle tante scritte sui muri agli striscioni sparsi in città che invitano ad affollare lo stadio, tanto quanto fanno diverse locandine sparse ovunque per strada.

Arrivato nei paraggi dell’impianto cittadino, noto con piacere che tutto è rimasto immutato. Modifiche strutturali e ammodernamenti senza rispetto per la struttura originaria per fortuna inesistenti. Entrato in campo la visione è, se possibile, ancora più promettente. Il terreno di gioco infangato evoca sfide epiche, le gradinate risultano anch’esse immutate mentre guardando intorno, si ricava l’idea di un campo perfettamente incastonato nel contesto urbano, con i soliti curiosi pronti a gustarsi la partita dai palazzi adiacenti.

Un tiepido sole riscalda un po’ anche dal punto di vista meteorologico mentre finalmente si comincia a fare sul serio. Ottima fin da subito l’impressione che mi fanno i Martinesi, la curva ovviamente non è affatto piena, ma centralmente è bella quadrata e compatta. Il loro sostegno perdura per tutti i novanta minuti, praticamente senza mai fermarsi. Cori classici, alcuni molto prolungati, accompagnati dall’immancabile tamburo. Offrono anche delle buone manate e cori a ripetere, decisi e potenti. Questa tifoseria ha saputo temprare il proprio carattere nei periodi bui che calcisticamente hanno segnato questi ultimi anni, immediatamente successivi all’epoca d’oro, e se mai tornerà a girare la ruota della fortuna, sicuramente potranno farsi trovare più preparati e cresciuti da queste esperienze.

Da Afragola si presenta il solito gruppo che presenzia praticamente ovunque. Balza all’occhio questa volta, il fatto che abbiano le pezze girate al contrario mentre sul tifo, anche loro si confermano come una certezza: belli compatti, si fanno sentire principalmente per cori secchi, intervallati però da lunghe pause. Le manate sono arte, per gli amanti delle fototifo, e questa loro caratteristica è strategica per farsi sentire e vedere a dispetto del numero. Complimenti anche a loro, presenza ultras nell’essenza che merita assolutamente rispetto.

Il sole scivola via e sul “Tursi” il freddo incombe più forte che mai. Raggiungo la fermata del bus dopo aver attraversato tutto lo stadio e ammirato i murales, presenti da decenni ma che resistono al tempo e alle intemperie esattamente come metaforicamente fanno gli stessi ultras.

Massimo D’Innocenzi