Nonostante il suo blasone e la sua storia calcistica, il Martina si ritrova a giocare le sue partite casalinghe, per il secondo anno di fila, lontano dalla sua storica casa.

In tanti hanno elargito promesse sulla questione Tursi. Tutte le forze politiche avevano anche “garantito”, adesso resterà da capire se e quando la città, la squadra e la tifoseria di Martina Franca potranno far ritorno a casa.

E intanto si continua a giocare al “Pergolo”. Uno stadio lontano dal centro cittadino e piuttosto scomodo da raggiungere, con due gradinate, entrambe scoperte e solo una delle due agibile ed aperta al pubblico, pertanto nella stessa gradinata si posizionano sia i tifosi di una squadra che dell’altra.

Peccato solo che un big match come quello odierno, tra due squadre di vertice composte da diversi giocatori tecnici, si sia disputato su un terreno del genere, perché su un campo in erba ne avrebbe giovato sia il gioco che lo spettacolo e di certo la gara non sarebbe finita senza reti.

Per fortuna sugli spalti si è assistita a tutt’altra gara, con una buona cornice di pubblico nonostante il forte vento e il termometro intorno ai 4-5 gradi.

Anche oggi, i “nuovi barbari” giunti da Mola di Bari hanno condiviso per oltre novanta minuti la gradinata con i supporter di casa, in uno stadio totalmente privo di barriere, proprio come quello di Candela. E lo hanno fatto in un clima di totale rispetto e correttezza, alla faccia di chi, esattamente tre mesi fa, non ha perso tempo ad infangare un’intera città, a chi ha giudicato e incriminato una tifoseria senza sapere né conoscere come sono andati i fatti, a chi, da buon giornalaio, non aspettava altro che fare “il titolone” con la parola ULTRAS!

Anche oggi ci hanno pensato gli Ultras a ravvivare e colorare uno spento “Pergolo” con torce, fumoni, bandiere, bandierine, tanta voce e soprattutto l’immancabile goliardia.

Basta dare un’occhiata al settore occupato dagli ospiti per avere la prova concreta che Babbo Natale esiste, è qua e canta con gli ultrà. O un’occhiata al settore di casa per scorgere il volto pulito di “Aldro”, proprio lì tra i vessilli biancazzurri. Accanto a Mimmo, eterno ultras martinese. Poco distante da Antonio, Stefano, Gianluca, sempre nel cuore dei molesi.

Perché è giusto che Federico sia lì. È giusto che entri in ogni stadio. Senza se, senza ma. Sebbene siano passati dodici anni, a qualcuno fa ancora male rivedere il suo volto e forse continuerà ad essere così in eterno: non sarà certo una bandiera lasciata fuori a far svanire il suo ricordo.

Antonio Vortex