Il Matera, per la ventiquattresima giornata del campionato di serie C girone C, incontra tra le mura amiche il Monopoli. Durante l’ingresso in campo delle due squadre, come è già accaduto domenica scorsa nella gara interna con la Reggina, dalla gradinata viene realizzata una coreografia composta da un grande bandierone che copre la parte centrale del settore, raffigurante lo stemma della città e ai lati del gonfalone è riportata la scritta “Mai stanchi di onorarti”.

Per tutti i novanta minuti, il tifo dei locali è di discreto livello: oltre a sostenere continuamente i ragazzi in campo, vengono eseguiti alcuni battimani accompagnati dal tamburo. Ripetutamente sono effettuati diversi cori per la città e contro i cugini potentini. Ben riuscita è la sciarpata, in grado di offrire un bel tocco di colore insieme ai bandieroni e alle bandiere sventolate continuamente per tutto l’arco dei novanta minuti.

Dalla vicina Puglia giungono a Matera all’incirca duecento supporter a sostegno del gabbiano, si posizionano frazionati in due gruppi, sostengono bene la loro squadra accompagnando i cori anche con il tamburo, non mancano i cori secchi e cori a ripetizione. Il settore appare, nel complesso, colorato abbastanza bene con le varie pezze sistemate in balaustra e le bandiere sempre al vento, colore irrobustito nella seconda frazione di gioco grazie all’esecuzione di una sciarpata.

In campo la gara si decide tutta nella seconda frazione di gara: alla mezz’ora del secondo tempo sono gli ospiti che si portano in vantaggio, la risposta dei padroni di casa arriva nell’ultimo minuto regolamentare, quando i biancazzurri riescono a trovare la rete del pareggio. La contesa quindi si chiude con un nulla di fatto, con i lucani ancora a secco di vittorie dall’inizio del nuovo anno. Dopo il triplice fischio finale entrambe le compagini vanno a salutare le proprie tifoserie, nonostante non siano riuscite entrambe a conquistare i tre punti, ricevono comunque gli applausi del pubblico presente sugli spalti.

Testo di Federico Longo.
Foto di Gabry La Torre.