NapoliCurvaB

Serata europea amara per le italiane impegnate in Coppa che, Lazio a parte, salutano l’Europa League già dai Sedicesimi.

Se per la Fiorentina impegnata in casa del Tottenham era obiettivamente più difficile pensare ad un passaggio del turno, dopo non esser riuscita ad andare oltre l’1-1 all’andata al Franchi, più di qualche speranza la covava il Napoli ed i napoletani.

Recuperare la sconfitta di misura in Spagna non sembrava un compito proibitivo per la compagine di mister Sarri, fin qui protagonista di una stagione al di sopra di ogni aspettativa. Proprio l’ottimo lavoro fin qui compiuto dal Napoli, era riuscito a sancire una sorta di pace armata tra la tifoseria organizzata e il patron Aurelio De Laurentiis, ma al triplice fischio finale, giunti sull’1-1 che significa eliminazione anche da questa competizione, le vecchie ruggini sono riaffiorate in superficie.

Al netto di tutti i complimenti per il bel gioco, che certo non riempiono la bacheca dei trofei, salvo crolli psicologici della Juventus ritornata con prepotenza al comando della Serie A, per i tifosi del Napoli si prospetta un’altra stagione a zero titoli. Così, sul finire della gara contro il Villareal, dalla Curva B si sono levati inequivocabili cori contro De Laurentiis il cui bonus di fiducia avranno evidentemente ritenuto scaduto.

Di diversa opinione il resto dello stadio, che ha stigmatizzato i cori della Curva con fischi tesi a zittirli. D’altronde già qualche divergenza era emersa con uno striscione contro gli occasionali esposto in Curva A contro il Milan. Fa comunque senso una situazione del genere, tra l’altro a non molto tempo di distanza dai fischi che a Genova hanno ingenerosamente censurato la legittima opinione della Nord contro Preziosi (e con esso Gasparin).

Certo non è la prima volta e non sarà l’ultima che uno stadio si ritrova diviso: a mente, dal recente passato, si possono citare i casi della Nord Livornese contro Spinelli oppure, nella vicina Pisa, nei primi tempi della tessera del tifodo, le tensioni fra tifosi tesserati e non tesserati dei nerazzurri. Emblematico poi, prendendo a modello proprio il caso di Livorno, che passata acqua sotto i ponti, il tempo ha dato ragione proprio alle contestazioni della Nord e quella stessa parte di stadio che fischiava, s’è ritrovata poi a concordare con un misto di ipocrisia e faccia di bronzo.

Magari avverrà lo stesso, anche se non possiamo fare previsioni future. È sempre più evidente però, al di là della sola Napoli, una radicalizzazione delle differenze e delle distanze fra gli ultras e i “tifosi normali”, il più delle volte abituati a seguire solo i grandi eventi o le grandi annate, con poca memoria storica (per ovvie assenze nel passato amaro), quindi incapaci di analisi a più ampio raggio, incapaci di guardare la realtà più avanti del proprio naso, avanti o indietro nel tempo.

Il vecchio fedelissimo da stadio sta pian piano per essere soppiantato dal nuovo prototipo di tifoso, una sorta di tifoso plasmato a immagine e somiglianza del calcio attuale, un tifoso “corretto politicamente” affinché risulti acriticamente tifoso della società di appartenenza. Chi porta il pallone decide chi e come deve partecipare al gioco, l’assunto finale è questo. Chi si permette di criticare, magari anche sbagliando, magari anche trasportato emozionalmente, va a priori ed egoisticamente escluso dal loro cortile. Certo da bambini, in quei cortili, chi si arrogava il diritto di decidere il bello ed il cattivo solo perché aveva portato il pallone, finiva per giocare da solo a far rimbalzare la palla contro il muro: non si capisce perché ancora questo non sia accaduto nemmeno nel grande cortile del calcio maggiore anche se in fondo, a guardare gli stadi sempre più vuoti, forse è proprio quella la deriva imboccata.

Matteo Falcone.