Poiché le varie Questure sono diventate improvvisamente timide e piuttosto refrattarie (o forse sono semplicemente imbarazzate?!) nel rendere pubbliche notizie riguardanti il nostro gruppo, ci vediamo costretti a farlo direttamente.
Dopo quasi cinque mesi dalla famosa trasferta di Sarzana; dopo il trattamento subito per l’occasione; dopo le notizie fuorvianti emesse da alcuni rappresentanti delle Istituzioni; dopo le insinuazioni avanzate tramite mezzo stampa dagli stessi rappresentanti; dopo una “meticolosa” indagine; dopo un’accusa campata in aria e formulata in maniera quantomeno discutibile; dopo tre/quattro lunghi mesi di diffida (in alcuni casi con doppia firma); dopo un’appassionata conferenza stampa durante la quale abbiamo cercato di ristabilire la verità denunciando, fra l’altro, tutte le storture di un sistema autoritario e liberticida che priva i tifosi -e in particolar modo gli Ultras- di diritti fondamentali, sanciti fra l’altro dalla Costituzione; dopo un ricorso al TAR della Liguria che ha prosciugato tutte le nostre risorse (soprattutto economiche), ma non certo le nostre convinzioni e le nostre speranze; dopo tutto questo e molto altro ancora, possiamo oggi annunciare con immensa gioia -e un certo orgoglio- di avere vinto i ricorsi fatti per le trentasei diffide subite dal nostro gruppo durante la trasferta in terra ligure.
Come promesso, tanti mesi fa abbiamo iniziato questa battaglia civile (quindi non solo Ultras) per la Libertà di tutti, in difesa cioè di quegli articoli della Costituzione (ad esempio l’Art.16, in altre parole libertà di circolazione!) tanto decantati da chi poi ha la coscienza (o l’incoscienza?!) di emanare leggi speciali senza preoccuparsi delle conseguenze da esse causate (quando si elargisce un potere illimitato -e a volte inebriante- a Questure e funzionari spesso “impreparati”, i risultati non possono essere diversi, lo insegna la storia).
Abbiamo dato fondo a tutte le energie in nostro possesso per far sì che la verità venisse finalmente a galla (e questo sebbene -quasi- tutti avessero già capito l’antifona), dimostrando una volta per tutte: le nostre reali intenzioni; le loro reali intenzioni; l’assurdità di una pena sproporzionata e gratuita; la situazione imbarazzante e paradossale creata dall’introduzione della tessera del tifoso, vero e proprio strumento di discriminazione sociale; la deriva democratica del nostro Paese.
Non sappiamo se ci siamo riusciti, quantomeno ci abbiamo provato (in ogni caso, la sentenza di piena assoluzione emanata dal TAR della Liguria non può che dar forza alle nostre teorie e alle nostre battaglie).
In sostanza, abbiamo cercato in ogni modo di far valere quei diritti succitati, validi per qualsiasi altro cittadino italiano, ma preclusi -evidentemente- a chi indossa i colori della propria squadra.
Il rischio infatti è che prima o poi si generi un precedente inquietante non solo per il mondo del tifo organizzato, oggi più che mai demonizzato e criminalizzato, ma anche per il resto della società civile.
Di fatto, quello che ieri era per gli Ultras, oggi -purtroppo- è per tutta la città!
Lo sappiamo, l’Italia non è un Paese per… Ultras, ma noi crediamo che questa volta si sia superato il limite, andando addirittura oltre quell’ostilità dichiarata (non certo giustificata) dal sistema nei nostri confronti, oltretutto con dei costi pubblici che ricadranno inevitabilmente sulla stessa società civile di cui noi, fino a prova contraria, facciamo parte.
Meditate gente, meditate…
Ultras Brescia 1911 Ex-Curva Nord
Brescia02/04/2014
P.S. Un ringraziamento sentito va a chi ci è stato vicino in questi momenti difficili: ai cittadini bresciani, agli Ultras italiani, a tutti i “gnari” del gruppo che non hanno mai mollato, nonostante tutto, e in particolare agli avvocati Giovanni Adami ed Ennio Buffoli, per il loro coraggio e la loro professionalità.
Loro, a differenza di altri, ci hanno sempre creduto, ci hanno sempre sostenuto e ci hanno regalato una delle più belle vittorie della nostra storia, oltretutto inequivocabile.
Un grazie anche alla stampa bresciana, da noi spesso criticata, anche duramente. Mai come in questa occasione infatti si è distinta per obiettività e intelligenza, riconoscendo immediatamente il valore delle nostre proteste e dimostrando così il significato della difficile professione del giornalista.
P.P.S. Qualcuno penserà ora che dopo aver vinto il ricorso contro le suddette diffide potremo tornare tranquillamente allo stadio.
Non è così.
Purtroppo, nonostante la nostra sia ormai una vittoria acclarata, la farraginosa burocrazia italiana (e l’insofferenza delle Questure in questione) ci costringerà molto probabilmente a saltare ancora qualche partita.
Infatti, c’è ancora da sciogliere:
-il nodo dei biglietti/voucher (tuttora sbarrati) che possono essere ripristinati solo dalle rispettive Questure (si accettano scommesse al riguardo, soprattutto sui tempi di sblocco);
-quello delle firme (potrebbe sembrare pazzesco, ma la firma non decade contemporaneamente alla diffida, nonostante sia da essa generata);
-la questione del foglio di via che ha colpito uno dei responsabili del nostro gruppo (in questo caso si può notare il massimo del paradosso: dopo aver vinto il ricorso contro un’ingiusta diffida, non può recarsi allo stadio a causa di un altro provvedimento amministrativo ben più invasivo/restrittivo che, guarda caso, ha ragione d’essere proprio in virtù della stessa diffida ormai decaduta).
Morale della favola: la strada per la diffida è diretta e sempre in discesa; quella per ritornare allo stadio è sempre un calvario.
[Fonte: Brescia 1911]