Quando si giocano partite come quelle tra la Lazio e l’Atalanta la mente non può fare a meno di ricordare i numerosi episodi legati a questa sfida. La rivalità tra le due tifoserie è piuttosto antica e sono stati molti gli avvenimenti che nel corso degli anni sono avvenuti dentro e fuori lo stadio quando queste squadre hanno avuto modo di affrontarsi. Basterebbe ricordare, ad esempio, l’accesissima sfida del giugno del 1987 o quella di marzo del 1991 (sul campo neutro di Bologna). Oppure si potrebbe pensare, per tornare un po’ più ai giorni nostri, a quanto avvenuto, all’esterno dello Stadio Olimpico, il 24 marzo del 2006.

Oltre a questi episodi, però, per quanto mi riguarda, quando si parla di Lazio-Atalanta la prima cosa che mi viene in mente è la partita del 13 ottobre del 2001. Era la settima giornata del campionato 2001/2002 e la Lazio dei campioni di un paio di anni prima stava rapidamente lasciando spazio ad una formazione in evidente difficoltà. La panchina biancoceleste era da poco stata affidata a Zaccheroni, in sostituzione di Dino Zoff, e al termine di quella stagione l’Inter di Ronaldo avrebbe consegnato uno scudetto, praticamente già vinto, alla Juventus, perdendo proprio contro la Lazio, allo stadio Olimpico, nell’ultima giornata di campionato.
Quando l’Atalanta, quel 13 ottobre, venne ad affrontare la squadra biancoazzurra a Roma, la Lazio, però, non aveva ancora ottenuto una vittoria in campionato. La tifoseria laziale aveva comunque deciso di stringersi attorno ai propri calciatori, sostenendoli per oltre novanta minuti e provare a condurli alla conquista dell’intera posta in palio.

E così avvenne. Un apporto incessante, quasi rabbioso, che prese letteralmente per mano i giocatori sul prato verde dell’Olimpico e li portò alla conquista dei primi tre punti in campionato. Sopratutto quando, nel secondo tempo, la Curva Nord cantò, ininterrotamente, per oltre cinquanta minuti, il nuovo coro “Non mollare mai”, urlato a squarcigola sulle note della celebre canzone, di Michael Jackson, “You are not alone”. Uno slogan, un monito, un invito a non mollare, a non cedere di un centimetro.

Una frase che risultò importantissima quel giorno, ma che potrebbe fotografare, per certi versi, anche la situazione attuale, a distanza di quasi quindici anni, sia sul campo e sia sugli spalti. Questa domenica, infatti, sul rettangolo verde, i giocatori della Lazio non hanno di certo mollato, ribaltando l’iniziale svantaggio e riuscendo addirittura a vincere contro un’Atalanta ostica e molto ben messa in campo. Sui gradoni dell’Olimpico, invece, tra barriere varie, una società del tutto impopolare, diffide e repressione, sono gli ultras della Lazio ad aver deciso di non mollare, cercando in tutti i modi di tornare a riempire quel determinato settore dello stadio: la Curva Nord.

Nei giorni precedenti all’incontro, gli ultras biancocelesti hanno anche diramato un comunicato, ribadendo fortemente la propria posizione in merito al loro rientro allo stadio, dopo la protesta della stagione scorsa, rilanciando, di fatto, la propria “sfida alle stelle contro l’appiattimento e l’imborghesimento dei tempi moderni” e sottolineando che “il tifoso segue la squadra da vicino, nel bene, e soprattutto nel male, ad ogni costo”.
La nota, redatta dai ragazzi della Curva Nord, continua poi ricordando che “per tanto tempo, troppo amore, abbiamo lasciato sola la nostra Lazio, in preda a personaggi a cui, in passato, è stato dato ossigeno e che oggi, hanno solo contribuito a contaminare questo ambiente. E’ tempo di rinfrescarlo. Chiunque, crede, di avere in fondo al cuore, quello che per noi, vale come un ideale, è invitato ad alzare il culo e passare all’azione. La Curva Nord è un ideale, la S.S. Lazio 1900 una fede, lo stadio il tempio per professarla.”
Un duro attacco, sopratutto nei confronti di chi ha criticato la decisione di tornare a popolare la Curva Nord che, giustamente, gli Ultras laziali definiscono “la nostra casa” evidenziando il fatto di “esserci per onorare il blasone che porta e difenderla da chi la vorrebbe morta, è la nostra missione. Colorarla con sciarpe e bandiere, il nostro dovere”.
Il comunicato, infine, si conclude con la frase “per chi ha incontrato la morte seguendo la Lazio, canteremo più forte sventolando le nostre bandiere in piedi sulle rovine, ridendo in faccia a chi ci vorrebbe morti”.

Un mesaggio chiaro, inequivocabile, da parte della Curva Nord, con l’invito a non mollare, per l’appunto, e a tornare a riempire e colorare il settore più caldo della tifoseria laziale unitamente all’attacco nei confronti di chi continua a criticare e ad osteggiare le posizioni degli ultras biancocelesti.

Sul fronte opposto, come detto, questa domenica c’è l’Atalanta. Gli ultras nerazzurri, avendo scelto di non sottoscrivere la tessera del tifoso, quest’oggi non saranno allo stadio Olimpico. Una battaglia, per altro, ribadita fortemente anche nei giorni scorsi, dopo che il questore di Bergamo, nel corso di un’intervista, aveva addirittura dichiarato, in merito ai rapporti con la tifoseria atalantina, che: “il dialogo è continuo e costante e mi sembra che le cose vadano bene. Non abbiamo nulla contro il tifo, combattiamo la violenza. I provvedimenti che abbiamo adottato sono andati nella direzione giusta perché lo sport sia festa, gioia e spettacolo”.
E proprio alla luce di queste, quanto mai infelici, affermazioni, che la Curva Nord Bergamo ha inteso replicare, tramite un comunicato pubblicato sulla propria fanzine ufficiale, sottolineando innanzitutto che “il dialogo tra Questura e ultras dell’Atalanta da tempo è inesistente, a meno che per dialogo non si intenda l’esibizione dei documenti di riconoscimento ogni qual volta ci vengono richiesti ai controlli per l’ingresso in curva”.
La nota poi continua ponendo in evidenza che “ci risulta che sia la Questura di Bergamo ad adottare un approccio mirato e senza precedenti in Italia sull’applicazione dell’art.9, principale causa del no alla tessera del tifoso, e che sia la stessa Questura ad imporre un inflessibile divieto sull’introduzione di strumenti di tifo in curva quali tamburi e megafoni, in ossequio alla normativa vigente, senza sconti”.
Il comunicato, infine, conclude smontando totalmente le dichiarazioni rilasciate dal questore di Bergamo ed evidenziando l’ultimo episodio di repressione indiscriminata avvenuto nella loro città: “diffidare per 1 anno un ragazzo ventenne incensurato perchè aveva in auto strumenti di lavoro che la Questura di Bergamo ritiene potrebbero essere usati in scontri con tifosi avversari è una scelta che può essere definita come si vuole fuorchè che sia una scelta di andare nella giusta direzione”.

E’ indubbio che quella atalantina sia tra le tifoserie più colpite per quanto riguarda la repressione. In tal senso, basterebbe pensare, ad esempio, all’ennesimo, e recente, provvedimento nei confronti della figura forse più rappresentativa e carismatica tra gli ultras dell’Atalanta: quel Claudio Galimberti, conosciuto dai più come “Bocia”, condannato nei giorni scorsi agli arresti domiciliari e al quale, proprio in occasione della partita odierna, gli ultras della Lazio hanno anche dedicato uno striscione, al di là dell rivalità, affisso all’esterno dello stadio Olimpico, all’ingresso della Curva Nord, con la scritta “Bocia Libero”.

Tornado, quindi, alla partita odierna, quando l’aquila Olympia compie i suoi consueti giri intorno al campo di gioco prima del fischio d’inizio, i ricordi e le riflessioni sul passato, recente e remoto, vengono, almeno temporaneamente, accantonati affinchè io possa dedicarmi a quanto sta accadendo intorno a me.

E’ un freddissimo pomeriggio di metà gennaio. Nelle scorse ore è stato addirittura diramato un’allerta neve per Roma e le zone limitrofe. Alla mia sinistra il settore ospiti, come previsto, è quasi totalmente vuoto. Così come, comunque, quasi tutto il resto dello stadio. Sono circa una cinquantina i tifosi nerazzurri giunti in quel di Roma al seguito della Dea. Affiggono alcuni striscioni, per lo più di club, e la maggior parte di loro si sistema nella parte bassa del settore a loro destinato, a ridosso delle vetrate che li separano dal fossato e dalla pista di atletica che circonda il manto verde dello stadio Olimpico. Intoneranno qualche coro, sopratutto dopo il momentaneo vantaggio della propria squadra, e tenteranno di rispondere agli insulti lanciati dai tifosi di casa. All’ingresso in campo delle squadre cercheranno anche di esibirsi in una sorta di sciarpata e alcuni di loro, nel corso dei novanta minuti, sventolerà delle bandiere nerazzurre.

Alla mia destra la Curva Nord della Lazio appare sicuramente più piena rispetto alla sfida casalinga di domenica scorsa contro il Crotone, ma presenta ancora degli spazi vuoti nella parte alta del settore e nello spicchio di fianco ai distinti Nord-Est. Alle vetrate sono affissi solo due drappi: quello con la scritta “Questa curva non si divide” e quello con la frase “Diffidati vanto nostro…”.
Gli ultras della Lazio effettueranno una discreta sciarpata durante il volo dell’aquila Olympia e all’ingresso delle squadre in campo. Per tutto il corso della partita alcuni bandieroni sventoleranno incessantemente nella parte bassa della curva. L’apporto vocale risulterà costante per tutto il corso della partita, con bei battimani e diversi cori a rispondere. Ci saranno anche alcuni cori contro gli odiati tifosi romanisti e contro i rivali di Napoli. Oltre ovviamente a quelli contro i tifosi dell’Atalanta. Verranno inoltre lanciai alcuni cori contro le forze dell’ordine.
Nel corso del primo tempo verrà esposto uno striscione riportante la scritta “C’mon Gazza”, sottolineato dal classico coro per Paul Gascoigne che veniva intonato quando il giocatore inglese indossava la casacca biancoceleste. Lo striscione è evidentemente riferito agli ultimi avvenimenti legati al campione britannico, che lo hanno visto nuovamente ricoverato per tentare di disintossicarsi dall’alcool.
Nel secondo tempo l’intensità del tifo aumenta e spesso coinvolge anche i tifosi sistemati negli altri settori dello stadio. Verso la fine della partita ci sarà inoltre spazio per una nuova sciarpata.

Sul campo le squadre si affrontano a viso aperto. Esprimono entrambe un bel gioco e lottano su ogni pallone. E’ l’Atalanta a portarsi in vantaggio al 21′ del primo tempo dopo una rapida ripartenza. Subìto il gol, però, la Lazio, che nei primi minuti della sfida aveva anche colpito un palo, si ributta a capofitto in avanti alla disperata ricerca del pareggio, che arriva solo nei minuti di recupero della prima frazione di gioco. Le squadre vanno quindi al riposo sul punteggio di uno a uno. Nel secondo tempo la musica non cambia: le squadre continuano ad equivalersi e a lottare strenuamente su ogni pallone. E’ la Lazio però, questa volta, a portarsi in vantaggio, grazie ad un calcio di rigore concesso per un’uscita a valanga dell’estremo difensore atalantino Berisha, per altro ex di questa partita. Dal dischetto, proprio sotto la Curva Nord, si presenta Immobile che, con freddezza, trasforma il tiro dagli undici metri scatenando l’entusiasmo dei tifosi laziali.  Siamo al minuto settanta, e da qui in avanti la Lazio cercherà di difendere il risultato acquisito, provando, in un paio di occasioni, ad aumentare il proprio vantaggio grazie ad alcuni contropiedi interessanti, vanificati però in fase conclusiva. La partita finisce comunque con il risultato di due a uno e, al termine delle ostilità, gli altoparlanti dello stadio spareranno a tutto volume l’inno della Lazio, per altro cantato da tutti i tifosi biancoazzurri presenti oggi sugli spalti.

Al triplice fischio la squadra intera si raccoglie sotto la Curva Nord per ringraziare i propri sostenitori del loro sostegno. Quegli stessi tifosi, quegli stessi ultras biancocelesti che, oggi come ieri, contro tutto e tutti, hanno deciso di “non mollare mai”.

Daniele Caroleo.