Più che una partita su commissione, questa è una sorta di atto di amicizia e di vicinanza ad un vecchio fotografo della nostra banda, costretto forzosamente a restare a casa. Al di là di questo, forte è la curiosità di toccar con mano l’evoluzione di una tifoseria che mi sembra cresciuta a notevolmente negli ultimi anni.
Lussuoso teatro della sfida fra il Romagna Centro e la Vastese è lo stadio “Dino Manuzzi” di Cesena, che spesso e volentieri diventa l’incentivo in più per le trasferte degli ultras in loco, al cospetto di una piccola compagine che invece non offre stimoli per la mancanza assoluta di tifo organizzato. Questo se si eccettua due ragazzine che vedrò arrivare a partita in corso con alcuni cartelloni d’incoraggiamento al Romagna Centro ed un foglietto che distribuiscono a tutti i presenti con alcuni cori da loro inventati. Simpaticamente agguerrite ma devono convincere tutti i pochi presenti intorno a loro prima che si possa parlare di tifo organizzato.
I vastesi sono notevoli già dall’impatto visivo. Si compattano benissimo nel primo anello del settore ospiti, con giusto qualcuno più defilato a guardarsi la partita, mentre qualche altra presenza la faranno registrare in tribuna. Quattro bandieroni verranno sventolati per tutta la durata della partita, senza un attimo di sosta, conferendo colore al loro rettangolo umano, anche se in certi casi ne limitano un po’ il colpo d’occhio, come nel caso delle manate. Segnalo in particolare il curatissimo “Non supereremo mai questa fase”, chicca per gli amanti di “Febbre a 90°”.
Quando inizia la gara, i biancorossi tengono a mano le loro pezze, per salvarle dall’invadenza della vetrata sponsorizzata, tenendole alte per tutto l’arco della gara. Il tifo canoro sarà veramente molto bello, spinto da una buona potenza, sostenuto con una continuità davvero ottima. A contraddistinguere la loro prova è la particolarità dei cori, scanditi bene e lentamente, non come quei cori veloci e sincopati che sembrano musica techno. In più protraggono ostinatamente a lungo gli stessi canti, trascinandoli per parecchi minuti senza mai lasciarli morire. Non da meno mi colpisce il repertorio, che ha sì al suo interno i soliti cavalli di battaglia di tutte le curve, ma riesce a mitigarlo e migliorarlo attraverso alcuni inediti (o quanto meno poco diffusi) come uno sulle note di “Non voglio mica la luna” di Loredana Bertè.
In campo, la squadra locale costruita attorno ad un nucleo di giovani provenienti dal vivaio del Cesena, soffre la maggior esperienza degli avversari, attrezzati per raggiungere almeno un posto in zona playoff, a meno che la corazzata Matelica non tradisca le attese e lasci campo ai sogni degli adriatici. Dopo aver resistito per tutto un tempo, un attimo prima del fischio che sancisce la fine del primo tempo, nessuno dei romagnoli può nulla su una prodezza balistica di Nicola Fiore che infila il portiere Bissi laddove mai sarebbe potuto arrivare.
Il secondo tempo scorre un po’ più pigramente del primo, con la Vastese che detiene il pallino del gioco e la supremazia territoriale, ma lo fa senza eccessivo mordente visto il vantaggio già acquisito, evitando così di scoprirsi ad eventuali sorprese, anche se la squadra avversaria non sembra affatto in grado di impensierirla. Diversamente accade sugli spalti dove, dopo il rompete le righe per una corroborante sosta al bar, il gruppo si ricompatta alla stessa maniera, tirando fuori ancora cori su cori, sbandierate, battimani ed una bella sciarpata.
La totale assenza di una controparte è da un lato un contro per la conseguente mancanza di stimoli, ma dall’altro lato permette loro di recitare un lungo, incontrastato e piacevole monologo. Ho visto diverse partite in questo stadio, di categorie ben superiori alla Serie D, e ne ho viste parecchie di tifoserie ben inferiori dal punto di vista del tifo ai vastesi. Questo poi, per inciso, detto da uno che ai tempi delle gradinate era un loro nemico, quindi va da sé che non si tratta di ruffianeria ma di realtà dei fatti.
Al triplice fischio non cambia niente in campo, così possono portarsi a casa tre punti meritatissimi, la speranza di continuare questa cavalcata e il sogno proibito di tornare in questi palcoscenici in ben altre categorie, magari a partire dalla Coppa Italia che ogni tanto riserva sfide inedite di questo tipo: lo meriterebbero per quanto visto oggi, anche se il crudele Dio del pallone quasi mai distribuisce gioie calcistiche in base ai meriti delle singole tifoserie.
Matteo Falcone.