Siamo arrivati all’eccesso, anzi, se vogliamo essere più precisi, abbiamo superato l’eccesso. Ennesimo serale, ennesimo infrasettimanale, ed ennesima presa in giro per i tifosi; superato l’eccesso, perché, ormai, non facciamo più testo. È diventata prassi non conoscere orari e giorni delle partite delle settimane successive. E la cosa più grave è l’estrema indifferenza con il quale il tifoso reagisce ed assorbisce il tutto.

Sono i vecchi ricordi quelli che stupiscono e colpiscono profondamente; sono i vecchi ricordi che rimangono giovani. I ricordi continuano a vivere e a splendere per sempre, pulsando dolorosamente insieme al tempo che passa. Oggi, Il tifoso di vecchia data accoglie qualsiasi novità con tanta generosa tolleranza che in pochi istanti la banalizza. La banalizza, perché si è arrivati all’eccesso, al punto tale di essere arrivati al “fate quello che volete”. Da qui fino alla fine stagione, se una partita non è in tv vuol dire che è davvero una sfida tra i bar di paese.

Poco più di vent’anni fa, la prima serie A in diretta tv, il primo posticipo: Lazio-Foggia. Lo impose la Lega Calcio. Alla Lega furono però drastici nel far capire a Tele+ che in tv le squadre dovevano andare a rotazione e che la bizzarra pretesa di avere sempre Inter, Milan o Juve era davvero fuori luogo. Le televisioni non avevano ancora tanto potere. Ma più grande è il potere, più grande sarà il suo abuso. Gatta ci cova. Vent’anni fa fu una piccola anticipazione di ciò che oggi siamo abituati a digerire oggi. Nel contesto, tutti volevano guadagnarci e qualcuno doveva perderci. Da una parte Lega Calcio, e televisioni; dall’altra i tifosi da stadio. Di quei primi posticipi, i tre minuti iniziali venivano addirittura trasmessi in chiaro, poi si oscurava tutto. Nella legislazione italiana entrava la figura dei “diritti televisivi criptati”. E soprattutto entravano i soldi. Diciamo altri tempi, dove il tifoso non consapevole, della situazione in cui piano piano si doveva andare a ritrovare, accettò ben volentieri questa novità. Anzi, essa veniva ben vista: la propria squadra in una serale o in un anticipo era un evento in città, e serviva anche per riempire lo stadio o allestire mega fumogenate e coreografie per l’occasione. Tutto bello. Niente eccessi, niente indigestioni di calcio, di pagamento: esisteva solo l’abbonamento o il biglietto strappato al momento. Senza tralasciare il fatto che, oggi, il biglietto pagato per lo spettacolo è costantemente limitato dalle leggi vigenti che impediscono al singolo individuo di manifestare la propria passione e personalità. Pertanto il valore del biglietto non è per nulla comparabile al valore dell’evento. Ragion per cui, gli stadi saranno sempre più vuoti, e le case sempre più focolari di tifo. Alla fine, non era quel posticipo e anticipo che ti andava scombussolare tutta una stagione. Come detto, chi vive di passioni, viene facilmente offuscato da tutti i fini occulti e circondato come una campana da un sentimento che fa vivere la vita in modo diverso e molto interessante, ma che oggi, in un mondo razionale, viene spesso dimenticato. Cosi, in questo brutto vortice delle televisioni, sono stati dimenticati i tifosi. Quelli che ora in una nota pubblicità della tv a pagamento vengono addirittura derisi dai famosi tifosi da poltrona.

Tutto questo preambolo è ciò che vedo da contorno all’infrasettimanale tra Bari e Pescara. Peccato davvero che si giochi in un martedì sera autunnale; a pochi importa, e, a quanto si vede, non importa più nemmeno ai tifosi. Lega calcio, repressione, televisione. Troppo forti, per essere combattuti. Eppure, se si svolgeva di domenica, la presenza pescarese doveva essere sicuramente più massiccia, e dare quel maggiore pepe ad una rivalità già presente e attiva nei primi anni ‘70, quando i primi gruppi organizzati dovevano ancora nascere, e le avventure in terra nemica erano circondate dalle famose caccie all’uomo. Peccato davvero. Andare allo stadio, in questi casi, sta diventando un sacrificio da portare a compimento. Far combaciare orari lavorativi, routine settimanale, essere li al solito posto di sempre. Roba davvero da psicopatici fissati di una passione. Ma tra facce stanche, infreddolite, presenze alla spicciolata e a partita iniziata, si registra un bel bottino oggi. Da Pescara una cinquantina scarsi. Entrano alla mezzora belli compatti sotto una bordata di fischi, e si compattano nella balaustra inferiore del settore ospiti. Incazzati e massicci, che purtroppo, per il numero esiguo e per una Nord, oggi più che mai possente, si sentono davvero poco anche negli altri settori. Non mancano i cori contro Bari e Salerno.

Come detto la Nord, oggi priva degli occasionali, è davvero bella da vedere. L’inno, accolto con una tiepida e meno fitta sciarpata, è caratterizzato dall’accensione di tante torce sparse qua e là nei diversi settori, dando un effetto di luce, molto bello. Decisi, compatti e quadrati e, in barba, ai divieti, le torce come detto si sprecano. Oggi questa è la Curva Nord, passione e colore. Da sottolineare un tiepido coro per i diffidati (direi purtroppo), uno striscione nel ricordo di Cicogna (ex giocatore), uno goliardico contro i rivali pescaresi, ed uno per Armandino, che sta combattendo una dura battaglia contro una malattia. Presenza come sempre, che sottolineo, dei non tesserati in Curva sud Inferiore, sempre più decimati dalle diffide, ma mai stanchi di esserci in maniera isolata.

Testo di Massimo D’Innocenzi.
Foto di Massimo D’Innocenzi e Antonio Vortex.