Durante il mio soggiorno a Göteborg decido, anche spinto dalla curiosità di veder da vicino il movimento ultras svedese, che è venuta l’ora di andare a vedere una partita di calcio locale. Fortunatamente ho ben 4 opzioni, due squadre che giocano nella massima serie e le altre due nella serie cadetta. Inizialmente sono tentato dall’IFK Göteborg, che è la squadra con più seguito nella città oltre che la più vincente, poi c’è l’Häcken ma non mi suscita particolare interesse. Decido così di puntare sulle categorie minori, dove puoi riscontrare la vera passione del calcio popolare di una volta e qua le scelte sono due: il Gais o l’Örgryte IS. Opto per quest’ultima anche grazie all’incontro profetico avvenuto qualche mese prima in una birreria del posto, dove un paio di signori visibilmente euforici mi raccontarono la storia della squadra, la più antica della Svezia, infatti l’Örgryte è una polisportiva fondata nel lontano 1887.

È facile trovare in giro per la città, soprattutto nelle fermate dei tram, adesivi delle squadre appena elencate: il primato di adesivi e scritte se lo contendono proprio l’Örgryte e gli acerrimi rivali dell’IFK. Mi reco alla partita, valevole per la 7^ giornata del girone di andata, con una buona ora di anticipo per controllare la situazione intorno allo stadio. Non è presente molta gente ed il servizio d’ordine è quasi latitante, fatto che mi fa capire come la partita odierna, contro il Gefle IF, non sia considerata minimamente a rischio. L’accesso allo stadio è alquanto veloce e sorprendente: tastata rapida dello steward e passaggio del biglietto elettronico nell’apposito lettore. Stranamente non vengo perquisito in maniera invadente, privato di bottiglie o sottoposto a controlli incrociati dei documenti come avviene prontamente ogni settimana in ogni stadio professionistico Italiano.

Lo stadio, il “Gamla Ullevi”, è una struttura di circa 16.000 posti utilizzato da tre squadre cittadine, ovvero IFK, Gais ed appunto l’Örgryte. Vi sarebbe attaccato lo stadio che costruirono mentre il Gamla era in fase di costruzione, ma sarebbe troppo dispersivo con la sua capienza che sfiora le 30.000 unità e per la quale viene principalmente usato nelle partite della Nazionale o negli incontri delle coppe europee.

Finalmente la partita inizia, ma lo stadio risulta per 3/4 vuoto con la presenza totale che si attesta a circa 3.000 spettatori. Gli ultras casalinghi sono quantificabili in circa 2-300 unità, si posizionano al centro del settore facendo un buon gruppo compatto e posizionando striscioni di ottimo impatto che richiamano fieramente il fatto di essere la società più antica di Svezia. All’entrata delle squadre fanno sventolare decine di bandieroni con i colori sociali e dalla parte superiore fanno volare tanti piccoli pezzi di giornale per una coreografia sobria ma di buon impatto.

Dopo la coreografia gli ultras appendono lo striscione del gruppo trainante che si chiama “Inferno” e per tutta la partita terranno un buon ritmo con molti alti e qualche basso. I cori sono principalmente canzoni prolungate con qualche battimano o coro a rispondere. Vi è anche un continuo sventolio di 3-4 bandieroni con raffigurati lo stemma della squadra o il simbolo del gruppo ultras. Molto bello il coro a rispondere tra tribuna e curva durante il secondo tempo.

Sul fronte ospiti noto inizialmente il settore vuoto, solo al goal della squadra ospite mi accorgo dell’esultanza di 5 tifosi in un piccolo settore in tribuna: hanno solo sciarpe che richiamano i colori sociali ma nessuno striscione che li identifichi. Sicuramente il giorno feriale, l’orario (19.00) e la distanza di oltre 500 km non ha aiutato ad avere una più cospicua presenza al seguito.

La partita finisce 3-1 per la compagine di casa, che può così può allungare in testa alla classifica. A fine partita tutta la squadra si ferma sotto il settore degli ultras per festeggiare la vittoria e cantare insieme. Gli ultras continueranno a cantare per un altro paio di minuti prima di abbandonare definitivamente il proprio settore e con loro me ne vado pure io. Sono rimasto piacevolmente sorpreso dall’atmosfera della partita, anche se mi aspettavo un po’ più di presenze nel settore degli ultras, perché c’è ancora chi resiste e predilige tifare per la squadra del proprio quartiere e dei propri genitori invece che farsi trascinare da una squadra più grande e blasonata.

Michele Orlandi