Ultimi scampoli d’estate, la spiaggia ormai è per pochi impavidi, quindi mai come ora ci si può godere il mare e magari, dopo un bagno che potrebbe essere l’ultimo della stagione, concedersi la canonica lettura rilassante sotto un sole piacevole ma non più aggressivo come qualche settimana fa. Se cercate un consiglio di lettura, il mio suggerimento non può che cadere su “Pallone, asfalto e betoniere”, ultima fatica letteraria di Francesco Berlingieri. Autoproduzione, prende il titolo da “Red Rose”, una canzone de Gli Ultimi e il tema centrale ancora una volta, dopo “Juve o Milan? Meglio il Foggia!” (scritto a più mani con lo pseudonimo “Collettivo Lobanowski”) e “E non vorrei lo sai lasciarti mai perché” è appunto il Foggia, la sua squadra del cuore, la squadra della sua città che, per il più abusato degli assunti sociologici, si fa specchio per raccontare la realtà sociale di riferimento. Un racconto la cui prospettiva è strettamente soggettiva e personale, colorata da un umorismo tagliente e da una rigorosa lucidità analitica che, a proposito di retoriche abusate, alziamo un Te Deum al cielo, ci scampano dal “nostalgismo” fine a sé stesso. Ricordare il passato sì, ma nel tentativo di rinverdire il futuro, non di struggersi in una inutile malinconia castrante.

Si parla di calcio, di costume, di Foggia, del Foggia, dei suoi tifosi, dei suoi ultras in un arco temporale che spazia dagli anni ’80 e arriva fino ai giorni nostri. Un mondo indagato al contempo con lo sguardo stupito del bambino, con il disincanto dell’adulto e con la fiducia di chi, nonostante tutto, non può e non vuole smettere di sognare. Anche se le gioie calcistiche arrivano centellinate, una per ventennio.

Si parla di Foggia come detto, ma si potrebbe parlare di una qualunque squadra. Chiunque si potrebbe immedesimare lungo il percorso iniziato con le partite ascoltate dalla radio in soggiorno, la domenica, dopo il più classico ed interminabile dei pranzi famigliari. Proseguito fino a varcare le soglie dello stadio al seguito del proprio padre. Completando il passaggio all’età adulta con il tifo in Curva e le trasferte col gruppo. Se poi si sia veramente cresciuti è opinabile quando ci si ritrova a trenta o quarant’anni ad alienarsi da una festa di matrimonio o ad urlare e strombazzare in macchina per le altalene emotive di una partita captata via radio.

Da ultras militante Berlingieri arriva potentissimo a chi ha quello stesso retroterra, ma è accattivante anche per il semplice tifoso, perché alla fine anche gli ultras – come dice fra le pagine – al netto di slogan bolsi, del calcio, della partita o della categoria interessa eccome. E per quanto si possano rincantucciare a parlare di battimani per lenire la sconfitta in un miserrimo campo di periferia, dentro sé stessi continuano ad avere come stella polare quella gioia che prima o poi ritornerà a compensare per tutto il fango mangiato e le sofferenze patite.

Conosco l’autore personalmente e chi ne è al corrente potrebbe trovare questa una sviolinata ruffiana a fini pubblicitari, ma davvero ritengo che Francesco sia nel suo genere uno dei talenti migliori della nostra generazione, in un paese dove la letteratura è tristemente compressa da grandi nomi di discutibile qualità a beneficio delle vendite. Ho letto pochi altri italiani che parlando di calcio e stadio mi hanno saputo appassionare come lui e regalarmi un soffio di freschezza fra tanta inutile retorica.

Se posso invece muovere una (piccola) critica, confrontandolo con il precedente “E non vorrei lo sai lasciarti mai perché” che mi aveva stupito per la scrupolosa attenzione ai minimi particolari, questa volta il lavoro di revisione dei testi è stato meno preciso, lasciandosi sfuggire qua e là qualche piccolo refuso, ma nulla di così eclatante da minare il valore complessivo dell’opera.

Un’altra distorsione percettiva la potrebbe provare chi, come me, è un lettore della prima ora di Berlingieri e che, percorrendo i passi di questa sua nuova avventura narrativa, potrebbe avere la sensazione di aver già letto o sentito certi passaggi raccontati. Ma se non avete mai letto uno dei suoi libri, secondo me vi perdete tanto e vi invito a porre rimedio sin da subito a questa lacuna. Un consiglio che do a cuor leggere e di cui sono certo che non ve ne pentirete.

Per chi lo volesse acquistare, vi rimando alla pagina facebook della Libreria Velasquez dello stesso Berlingieri.

Buona lettura.

Matteo Falcone