La A è già in cassaforte da qualche giorno, ma nella Piccola Parigi si continua a viverne il sogno: mancano centottanta minuti alla fine, e cioè due partite che nonostante l’obiettivo già raggiunto valgono da sole un ulteriore trofeo. Da un lato l’incontro casalingo con la Cremonese, per finire bene davanti al proprio pubblico e blindare quel primo posto che vale la Coppa; dall’altro, il derby di venerdì sera contro la Reggiana. Che a pensarci, è un capitolo a parte. Mettici poi l’incredibile coincidenza della tifoseria della Cremo gemellata con quella della Regia… e allora si capisce, come quello del Tardini sia di fatto un antipasto del derby. Con ben ventimila spettatori sugli spalti (di cui 1200 di fede grigiorossa) ad assistere alla gara. 

La giornata è perfetta per giocare al pallone, un bel sole primaverile splende su Parma, convincendo anche i più restii ad andare allo stadio: il Tardini è esaurito in ogni ordine di posto, col clima di festa che parte già dalle strade adiacenti all’impianto e si rinnova prima della gara, con due ali di tifosi che aspettano e accompagnano il pullman della squadra verso gli spogliatoi. Il colpo d’occhio dentro è notevole, specie per la curva, che è davvero un muro umano: peccato giusto per quella musica sparata ad alto volume, fino a pochi minuti dall’inizio, che certo non aiuta a creare il giusto clima. Ci pensano però i tifosi ducali, ad accendere il tutto: la coreografia che compare all’ingresso in campo delle squadre, tanto semplice quanto d’impatto, è meravigliosa. Una A gigante, coi colori del club. Giusto per ribadire il concetto: il Parma è tornato, e non vuole più andarsene. 

Dall’altra parte gli ospiti provano a farsi sentire, e fare da guastafeste: la partita è poco più di un’amichevole in attesa dei playoff, anche se insomma, contro i gialloblù è pur sempre un match sentitissimo, per i motivi sopra detti. I cori contro, da una parte e dall’altra, partono già nel pre-gara: inevitabili, da parte parmense, i riferimenti ai cugini delle Teste Quadre. Poi si parte ed è subito spettacolo: il Parma segna, lo stadio esplode, ma il Var non è d’accordo. Ed ecco dunque l’episodio che spacca la partita: cartellino rosso, padroni di casa in dieci. Sulla sponda cremonese sale in cattedra Vazquez, il grande ex della giornata: gol spettacolare, ed esultanza a dir poco polemica. Il pubblico casalingo esplode, ogni volta che l’argentino tocca palla arriva una selva di fischi. Anche la direzione arbitrale non piace granché: insomma, il clima non è caldo solo per la temperatura. 

Serpeggia la paura della festa rovinata, anche se nella ripresa i ragazzi di Pecchia mettono tutto a posto: prima col pareggio, e poi con l’espulsione di un avversario che riequilibra il conto dei cartellini rossi. Da segnalare un errore clamoroso a porta vuota, da parte cremonese, che è già negli annali di questo sport. Il pubblico di casa tira un sospiro di sollievo, e da Modena arrivano ottime notizie: il Como non va oltre il pareggio, ergo basta un punto per blindare il primo posto, ed alzare a fine gara l’ambita coppa. Dopo il triplice fischio poi, tutto lo stadio si riversa in centro, dove un’intera città festeggia a dovere la promozione. Finita qui? Macché: l’ultimo atto sarà venerdì, a Reggio Emilia. In una partita che vale la supremazia emiliana. “Vogliamo vincere il derby”, cantano i parmigiani all’unisono. Insomma: la sensazione, è che il bello debba ancora venire…

Testo di Stefano Brunetti
Foto di Giovanni Padovani e Stefano Brunetti

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