Spinto da poche motivazioni, non è un caso che finisco per assistere alla prima partita italiana di questa stagione solo a fine Ottobre.
L’occasione me la dà l’incrocio, al “Fortunati” di Pavia, tra la squadra locale e la Reggio Audace, nome assegnato provvisoriamente alla rinascita della Reggiana Calcio.
Sono tanti anni che non incrocio i granata, e, a quell’epoca – quella del pre-Raciti per intenderci – erano veramente una garanzia. Ottimi numeri, un tifo all’italiana fatto bene, tanto colore e sicuramente passione.
Se c’è qualcosa che rispetto ad allora non è cambiato, è la sofferenza dei suoi tifosi, da ormai troppi anni costretti a vivere di risultati calcistici deludenti. L’apice si è raggiunto proprio questa estate, quando la famiglia statunitense Piazza, dopo i proclami di appena due stagioni prima, decide di non iscrivere la squadra in Serie C.
Dopo il fallimento del 2005, il popolo della “Regia” è costretto a rimboccarsi nuovamente le maniche e a sperare, ancora una volta, nella stagione giusta per riprendere un minimo di quota. Ripartendo, stavolta, dalla Serie D.
Inserita nello stesso girone del Modena, almeno per ora la Reggio Audace sembra far più fatica a tenere il passo degli altri favoriti. Ma, il campionato, si sa, è ancora lungo.
La speranza è quella di lasciare al più presto una categoria indegna. Poi, domani, si vedrà. Così come si vedrà se la squadra legittima di Reggio Emilia riuscirà, in una maniera o nell’altra, ad avere la meglio sui suoi “vicini scomodi”, che per ora gli affittano quello che era il loro stadio.
Se non altro, qualche spunto di interesse almeno questo girone lo ha.
Modena e Reggio a parte, anche il campo di oggi merita più di qualche spunto.
L’FC Pavia è un club storico, fondato nel 1911 e, anch’esso non esente da fallimenti e ripartenze. La prima volta nel 1957, l’ultima nel 2016. Anche qui la proprietà cinese, dopo aver promesso mari e monti e speso anche non pochi quattrini, fa letteralmente saltare per aria i conti del club biancoblu, costretto -anche qui – a rimboccarsi le maniche e a ripartire dall’Eccellenza.
Insomma, che si tratti di cinesi o americani, il risultato spesso non cambia: tante chiacchiere, magari tanti investimenti iniziali, ma mai un programma di lungo periodo basato su gradualità e progettualità. E poi si finisce come si finisce.
Trovare lo stadio “Fortunati”, arrivando dalla 35, è un gioco da ragazzi. Accanto al Naviglio, questo stadio, compatto e tutto coperto, dà a prima vista l’idea di un calcio che non c’è più.
Poco più di 4.000 la capienza dichiarata, e ogni settore non supera effettivamente i 10 gradoni. Non che ce ne sia mai stato bisogno: Pavia è una piazza che ha sempre sofferto la vicinanza con Milano. La squadra non ha mai aiutato, con giusto un paio di apparizioni in Serie B negli anni ’50 e poi una vita quasi intera spesa in Serie C.
Certo, questi spalti hanno vissuto stagioni migliori. Lo testimoniano i pannelli fotografici nei corridoi degli spogliatoi, con la mitica scritta “Riso Scotti” sopra una curva di casa gremita.
Dei tifosi so poco. Ero rimasto ai Ticinum Papiae e alla loro amicizia con Chiasso (li vidi con gli amici rossoblu a Mendrisio). Oggi, a prima vista, mi sembra che quella situazione sia superata. Effettivamente, spulciando il nostro sito, mi era sfuggito il comunicato patavino di un mese fa, a nome Sioux: il neonato gruppo riunisce le sigle precedenti per ridare omogeneità alla curva.
Lo striscione campeggia sulla recinzione già 45 minuti prima della partita, e questo promette bene.
Da Reggio Emilia sono stati staccati 300 biglietti in prevendita, e di più non ve ne saranno: il questore di Pavia, data l’inesistente rivalità tra le tifoserie e data l’aria troppo tranquilla di questa partita, ha ben deciso di chiudere il botteghino del settore ospiti la domenica ed obbligare, al momento dell’acquisto del biglietto, i tifosi a fornire le generalità; una sorta di registrazione, quindi.
Ora, va bene che il tempo delle trincee è finito, ma non sarebbe stato sorprendente se Teste Quadre e Gruppo Vandelli si fossero tirati indietro da questo ennesimo provvedimento ingiustificato.
Però, oggi, a fine 2018 è bene fa capire a chi gestisce l’ordine che questi trucchetti scoraggia-tifoso non funzionano più, quindi in trasferta si va uguale. Qualcuno avrà storto il naso, qualcun altro avrà detto “no grazie”; ma i gruppi, che arrivano pochi minuti prima del fischio d’inizio, ci sono, col loro inconfondibile kit. Tamburo, bandieroni, tanto colore. Il tipico marchio del “Made in Reggio Emilia” è presente!
Nella curva opposta i numeri non sono altissimi: oltre ad una cinquantina di ragazzi dei Sioux vi è un altro centinaio abbondante di tifosi, mentre qualche altro centinaio si situa in tribuna coperta. Anche i padroni di casa fanno sfoggio del loro tamburo.
Il primo coro è dei Reggiani, per i diffidati. Applausi dalla controparte.
All’ingresso delle squadre, da segnalare lo striscione dei Sioux per Baguetina, ultras del Cadice la cui scomparsa è stata molto sentita e partecipata dal movimento ultras spagnolo. Per capire la dimensione di Fernando Orgambides (questo il suo nome), basti pensare che la squadra del Cadice, la sezione femminile e le giovanili hanno portato il lutto al braccio nell’ultima partita.
La partita inizia. In campo ci si dà battaglia, e l’esito non è scontato. Il Pavia è una formazione da media-alta classifica e ha il fattore campo dalla sua. La Reggiana deve invece dimostrare maturità per porsi veramente, e non solo sulla carta, come anti-Modena.
Ammetto che la curva di casa, sulla quale non nutrivo grandi aspettative, non delude affatto. Tutti i componenti si dannano l’anima per farsi sentire e non è un caso che i loro cori mi giungono sovente nitidi anche quando mi trovo sotto al settore ospiti.
Di contro, se i Reggiani sono sempre un belvedere, a parte qualche coro ben riuscito, l’impressione è quella del freno a mano tirato. I cori sono sì tenuti a lungo, ma l’intensità media potrebbe essere migliore.
Sul finale del primo tempo i pavesi hanno il loro unico calo di giornata, e anche i granata viaggiano un po’ in sordina, pur non smettendo di incoraggiare la squadra.
Le squadre rientrano negli spogliatoi sullo 0-0.
Nel secondo tempo gli ospiti decidono di dare maggior incisività al loro sostegno, e ci riescono abbastanza bene. Anche i Sioux, su sponda opposta, cercano di dare il 101%.
Ad aiutarli è la squadra. Il lampo di Balla al decimo – un gol veramente bello e voluto – fa esplodere lo stadio di casa. Inutile dire che l’incitamento aumenta, e ora è tutto il pubblico a cercare di dare un contributo.
Di contro, gli ospiti non si scompattano e continuano la loro prova. Un po’ di sfiducia c’è, ma si cerca di non mollare la presa.
La partita resta bella, la Reggiana prende pure una clamorosa traversa. Tutto si conclude ad inizio recupero col contropiede di Duca.
Che non sia proprio giornata, per gli emiliani, lo si capisce dal rigore sbagliato da Boldrini all’ultimo secondo.
Festa in casa Pavia, più di qualche mugugno in casa granata. Certo, il campionato è lungo. Ma come direbbero i “grandi” analisti di mercato, l’outlook è declassato a negativo.
Stefano Severi