Per brindare alla prima, storica, stagione del Frosinone in Serie A, conclusa sì con la retrocessione, ma anche con le immagini di orgoglio e attaccamento alla maglia del pubblico ciociaro che hanno fatto il giro d’Italia, la Curva Nord ha organizzato un torneo di calcetto con scopo di beneficienza a cui hanno preso parte tutte le componenti del tifo giallazzurro.

È stato uno dei primi caldi tipicamente estivi a far da corollario alla kermesse, con le squadre che si sono sfidate sul manto del centro sportivo Villaverde, a Tecchiena. A spuntarla nella contesa è stato il gruppo dei Frusinati, che in finale ha battuto i ragazzi del 19 settembre 1928, dopo aver superato nelle semifinali il Vecchio Leone. Una giornata segnata dalla goliardia, dai cori (e dalla birra, come giustamente indica il nome dell’evento) ma soprattutto dalla possibilità di raccogliere fondi in favore di “Insieme per gli altri”, cooperativa sociale che gestisce una casa famiglia a Frosinone.

Una bella possibilità di fare aggregazione e dare, per l’ennesima volta, una spallata al possente muro pregiudizievole che dipinge il mondo ultras come “feccia della società”. Per capire quello che la Nord rappresentà in città è sufficiente registrare la presenza di numerose famiglie, con i bambini impegnati a giocare assieme agli adulti, in un bellissimo “miscuglio” di divertimento e impegno sociale che ha dignitosamente chiuso la saracinesca su una stagione storica per il calcio frusinate. Perché il tifo, la curva e lo stadio restano uno dei pochi luoghi attivi e propostivi, nonostante siano sempre più dipinti come il male assoluto della società. Nonché luogo perfetto per sperimentare nuovi metodi repressivi.

Simone Meloni