Ci siamo, manca poco ormai all’inizio del campionato ma fra ritiri e amichevoli estive, sembra di essere già in piena bagarre.
Cosa ci sarà di nuovo in questa nuova stagione e cosa si trascina dalle precedenti?
Rimane la tessera del tifoso.
Sono passati ormai due anni da quando, agosto 2017, venne detto che la tessera del tifoso sarebbe andata in pensione. Eppure, da questo punto di vista, nessuna novità all’orizzonte. A parte le tante, troppe parole pronunciate da più versanti politici, sembra che se non si profilino elezioni, nessuno abbia interesse a prendere in mano la questione.
Rimane l’Osservatorio.
Arbitrariamente (è lì per questo), decide se aprire o meno una trasferta e, cosa ancora peggiore, se aprirla ai soli tesserati, a discapito dei soliti tifosi brutti e cattivi che di tessere non ne hanno mai voluto sapere.
Rimangono i fallimenti e i ripescaggi.
Ci sono stati, e ahimè ci saranno, i soliti fallimenti che caratterizzano da qualche anno le estati, tenendo con il fiato sospeso intere città, intere piazze, in attesa di sapere se la propria squadra cesserà di esistere o se il simbolo storico potrà o meno vedersi ancora protagonista sui campi di calcio, o solamente in un’aula di tribunale. Non mancheranno purtroppo gli avvoltoi, nuovi o vecchi presidenti che, promettendo mari e monti, allungheranno solamente l’agonia di queste squadre, sicuri comunque dell’impunità per la loro scellerata conduzione.
Rimangono le campagne abbonamenti.
Qualcuna sensata, con società che davvero tengono conto del tifoso, proponendo dei prezzi accettabili per l’anticipo che i tifosi versano come atto d’amore per la propria squadra, indipendentemente da quella che sarà la posizione in classifica o dal giocatore acquistato o meno. Altre campagne assurde, con costi totalmente fuori da ogni logica di settore popolare riservato alla gente.
Rimangono gli orari assurdi, gli anticipi e i posticipi.
Si partirà il venerdì sera e si finirà con l’ultima trovata televisiva, il cosiddetto monday night. Si utilizza volontariamente un termine inglese, in un inutile tentativo di addolcire questa pillola amara con la quale ormai i tifosi devono fare i conti, partorita da una mente che evidentemente non ha contatto con la realtà. In mezzo a questi tre giorni si gioca ancora di sabato con due o tre partite e la domenica, iniziando dall’assurda ora di pranzo e terminando con il posticipo festivo.
Rimangono le coreografie, i settori ospiti, i viaggi e le trasferte.
Con o senza autorizzazione. Perché niente al mondo esprime il proprio senso di appartenenza come può fare con una coreografia. Sia questa di ringraziamento verso un giocatore, di sfottò verso il “nemico”, oppure come atto d’amore per la squadra del cuore.
Ci sarà ancora la gente, i tifosi, gli Ultras, che macineranno chilometri per vedere la propria squadra, per alimentare la propria passione. Mettendo davanti a tutto quei colori per i quali impazziscono. Togliendo tempo alla famiglia e soldi al portafoglio.
Perché sono loro che danno un senso a ventidue viziati strapagati che corrono dietro ad una forma sferica. Sono loro, che se fregano del sole o della pioggia. Quelli per cui l’anno solare inizia alla fine di agosto e finisce a maggio. Quelli che preferiscono ancora stare in piedi novanta minuti con a fianco i propri amici, per soffrire, cantare ed esultare. Quelli che si aggregano spontaneamente l’uno con l’altro, siano essi avvocati o disoccupati, insegnanti o impiegati, con l’unico interesse di sostenere la propria squadra.
Sarà una stagione nuova, ma ci sarà da portare avanti ancora la battaglia per vedere rispettato di più chi riempie lo stadio, invece di privilegiare chi sceglie comodo il proprio divano.

Luigi Cantini