04-03-2018: Picerno – Cavese 3-2
Serie D Girone H

La voglia di viaggiare e conoscere posti nuovi è sempre tanta e non conosce confini, così prenoto per tempo i vari mezzi per arrivare a Picerno e cercare così di pagare il meno possibile.

Quando arrivo in un posto mai visto prima, cerco di arrivarci con un buon margine di tempo per farmi tutti i vari giri possibili ed inimmaginabili, dalla stazione fino allo stadio, dal centro storico fino ai monumenti maggiori. La Basilicata poi è una regione che mi affascina da sempre, la trovo ancora agli antipodi in una società che sta cambiando in fretta, perdendo quella genuinità, quei valori e quelle tradizioni che le varie generazioni precedenti ci hanno tramandato. In più i paesi lucani riescono a restare fieramente legati alle proprie radici rispetto ad altri posti votati al turismo di massa, che puntando tutto sulla rincorsa al profitto hanno snaturato molto di sé per omologarsi alle richieste del mercato.

La domenica parto molto presto da casa, talmente presto che ancora non è spuntato il sole e la mia compagna è ancora avvolta in un sonno profondo. Un ottimo treno mi porterà fino a Salerno ed un altro, ancora più piccolo ma sicuramente più affascinante, mi condurrà fino a Picerno passando per luoghi particolari che solo grazie alle varie partite avrei potuto vedere e conoscere.

Scendo nella piccola stazione di Picerno e già respiro un’aria nuova. La stazione è come me l’immaginavo, con i tabelloni rimasti fortunatamente come erano una volta. Il panorama visto da qui fa un certo effetto, i monumenti principali si trovano nella parte alta del paese che ha un altitudine di oltre 600 metri. Dalla stazione mi accingo alla volta dello stadio “Donato Curcio” che si trova a circa 6-700 metri.

Mentre mi aggiro nei dintorni fino alla tribuna ospite, non molto grande, la chiamata dell’amico Pierpaolo mi avvisa della morte del calciatore della Fiorentina Davide Astori con il conseguente rinvio di tutte le partite di serie A e le rimanenti della serie B, tra cui Avellino – Bari, partita a cui doveva assistere lo stesso Pierpaolo per cui, con molto piacere, decide di unirsi a me per questa partita e mi comunica il suo prossimo arrivo.

Chiusa la telefonata decido di entrare per constatare da vicino come è strutturato lo stadio. Il “Donato Curcio” è formato da due tribune, entrambe coperte: la prima più lunga di una decina di gradoni e destinata ai padroni di casa, mentre l’altra decisamente più piccola, con soli tre gradoni e tutta per i sostenitori ospiti.

Non mi resta che attendere Pierpaolo, anche se comincia a farsi desiderare più di una donna al primo appuntamento: tre volte ci siamo sentiti e per ben tre volte mi ha detto che tra dieci minuti sarebbe arrivato. Alla fine, ad un quarto d’ora dall’inizio, finalmente riesce ad entrare.

Il pubblico di casa devo riconoscere che segue in massa la squadra, riempiendo quasi tutta la tribuna: calcolando che il paese non arriva alle seimila unità ed è distante appena 18 km da Potenza, è un fatto di cui tener conto, anche se a livello ultras, dopo lo scioglimento delle TESTE MATTE 2002 per il furto dello striscione da parte dei neretini, non si è formato nessun altro gruppo, seppur un gruppetto di una ventina di persone, presente ad un lato della tribuna, ha la parvenza di essere più che un gruppo di semplici tifosi.

I cavesi, a cui hanno destinato solo 150 biglietti, riempiono completamente la tribuna del settore ospiti e sembrano più dei biglietti loro concessi. Espongono l’unico striscione che va a coprire quasi interamente la balconata con una semplice frase divenuta ormai un marchio di fabbrica della tifoseria blufoncé: COMUNQUE VADA…ULTRAS. Sopra di esso attaccano un paio di “pezze”, DIFFIDATI LORO DIFFIDATI TUTTI e U’ SESS CON NOI.

In campo invece viene attaccato uno striscione di carta per una bambina colpita da una grave malattia, verso cui gli ultras si sono attivati con varie raccolte di fondi: “A VOLTE È DALLE PICCOLE CHE NASCONO GESTI DI GRANDE UMANITÀ AIUTIAMO LA PICCOLA ISABELLA”. Tra l’altro, in fatto di solidarietà, la società lucana si è messa subito in moto partecipando attivamente alla raccolta fondi ma soprattutto facendolo in modo silenzioso, senza farsi nessuna pubblicità ed in un mondo sempre più buonista a parole, ma quasi nullo nei fatti, sicuramente questo gesto viene ancora più apprezzato dagli ultras cavesi.

Alle 15 è il momento dell’entrata in campo delle squadre, gli ospiti accendono una torcia, sventolano bandieroni e bandiere alzando anche uno stendardo, mentre i padroni di casa ancora non si vedono e non si sentono.

I campani partono subito forte, cantando molto e facendo diversi battimani a tutto settore, inoltre non smettono mai di sventolare le loro bandiere. Il repertorio di cori è molto ampio, alcuni dei quali sono particolarmente duraturi e vengono intonati più volte.

I padroni di casa non espongono nulla. Effettuano dieci  minuti di silenzio, molto probabilmente per solidarietà con i diffidati, poi cominciano a cantare e sventolare bandiere con avanti lo stendardo del Centro Storico. Ovviamente il tifo non può essere paragonato a quello ospite, però i ragazzi rossoblù si impegnano facendosi vedere sia con sbandierate che sentire con cori accompagnati da battimani. Seppur il tifo non sia continuo ma intervallato da varie pause, riescono a farsi sentire in più occasioni e talvolta coinvolgendo anche tutta la tribuna.

Nel secondo tempo la partita si fa avvincente, parecchi i capovolgimenti di fronte, nonostante il Picerno sia rimasto in dieci per un’espulsione subita alla fine del primo tempo. Al cinquantottesimo minuto gli ospiti passano in vantaggio facendo esultare i sostenitori blufoncè che accendono una torcia. Subito dopo espongono uno striscione per ricordare chi non c’è più: “CIAO PAPA’ JAMA”, ricevendo l’applauso anche della tribuna locale.

Maturato l’1-1 i cavesi non mollano e tra l’accensione di una torcia ed una sbandierata il tifo è ancora abbastanza continuo. Dopo il gol del vantaggio lucano gli ospiti accusano il colpo, registrando dei piccoli momenti di smarrimento, ma è veramente un attimo, poi riprendono a tifare con convinzione cercando di aiutare la squadra in evidente difficoltà.

A sei minuti dalla fine la Cavese pareggia e sul gol del 2-2 la tifoseria si lascia andare ad una esultanza liberatoria, accendendo nuovamente una torcia. Gioia che dura poco visto che, passato un minuto, il Picerno segna nuovamente, ma questa volta gli ospiti continuano a tifare con orgoglio fino al termine della sfida, accendendo ancora un’altra torcia.

Passando ai padroni di casa, indubbiamente questa seconda frazione sono stati più reattivi, sia in campo che sugli spalti. L’intensità e l’agonismo dei ventidue in campo ha reso più partecipe il tifo, sia ultras che semplici tifosi. Nonostante lo svantaggio iniziale, il sostegno è sembrato più brillante ma soprattutto con meno pause.

Quando il Picerno, nel giro di sei minuti, prima pareggia e poi si porta in vantaggio, il pubblico capisce che è il momento di insistere e aumenta l’intensità dei cori accompagnandoli con discreti battimani, coinvolgendo diverse volte il restante pubblico, in modo da creare una bella bolgia.

A cinque minuti dal novantesimo il Picerno segna il gol del definitivo 3-2, facendo esplodere la tribuna in un’esultanza prolungata con un bello sventolio di bandiere che si protrae fino al triplice fischio finale che decreta l’incredibile vittoria contro la più quotata Cavese vice capolista.

A fine partita ovviamente applaudono lungamente la squadra per questa bella affermazione che permette al Picerno di consolidare il già buonissimo settimo posto in classifica. I giocatori cavesi invece vanno sotto al settore dove rimangono per una decina di minuti, qualche isolato urlo di disapprovazione ma poi tutti uniti per ricordare i diffidati e lo sfortunato giocatore Catello Mari cui è dedicata la curva sud.

Ricordo una frase di un amico oltre dieci anni fa: mi disse che “dopo aver visto i cavesi hai visto tutto. Non ti piacerà più niente perché nessuna tifoseria arriverà a quei livelli”. Resta un parere personale ed anche se i tempi sono cambiati e non siamo più a quei livelli, i cavesi rimangono pur sempre una tifoseria di primo piano a livello nazionale.

Accompagno Pierpaolo alla macchina, dopodiché riesco a vedere il piccolo ma bel centro storico del paese prima di riprendere la via di casa, con la consapevolezza di aver assistito ad una bella sfida, con la conferma del tifo ospite e la sorpresa di quello casalingo.

Testo di Marco Gasparri.
Foto di Marco Gasparri e Pier Paolo Sacco.