“Luci infrangono lo spazio della vista. Questa notte la notte ha fermato il tempo. La luce è un vortice. Questa notte non deve finire mai perché sei bellissima. Luna avvolgimi lo spazio della vista. Accarezzo i tuoi occhi e mi resta in mano un po’ di te”.
Per un testo dei Litfiba oggi è la serata perfetta, probabilmente non ci sono parole migliori per descrivere con più esattezza l’insieme di questi momenti. Luci, torce, fumoni che fanno da contorno al bellissimo telone dipinto a mano che rappresenta uno dei simboli di Bari. In alto un cielo azzurro limpido, aria più che tiepida, il più classico degli inizi di Primavera. Armonia e simbiosi piena insomma, tra gradinata e ambiente circostante.
Oggi è anche 20 marzo, il calendario segna “allarme rosso”: è la domenica delle palme, classica giornata da compromessi, dei veleni sottili in famiglia e delle classiche “menti perse” che elaborano già dal lunedì tutte le eventuali strategie per eludere le classiche ritualità delle feste religiose.
La giornata insomma è di quelle pesanti, in cui calcare uno stadio o solo avvicinarsi è una missione fra le più ardue, ma se realizzate ti soddisfa poi per interi giorni, a maggior ragione quando c’è una tifoseria ad offrire spettacolo.
L’inizio della partita è fissato per le 18, un orario che nel bene o nel male dà maggiore “gestibilità” agli impegni festivi di cui sopra, anche se dare spiegazioni soddisfacenti per esulare dagli obblighi in favore di una partita di Terza Categoria equivale, per far un esempio banale, ad attraversare a nuoto una piscina olimpionica senza allenamento: sei ko prima di partire.
Ma ritorniamo a noi. Poco prima delle 18 sono gia al campo sportivo di Palese. Riesco ad entrare senza nessuna difficoltà e in pochi minuti sono già in posizione idonea per scattare. Sempre piacevole non trovare intoppi, di qualsiasi natura, visto che anche in queste categorie incominciano a mostrarsi i primi piccolissimi segnali di fastidi.
La tifoseria dell’Ideale non passa più inosservata. Come detto più volte, è sempre piacevole tornare nella loro casa in quel di Palese. In pieno centro cittadino, in un’area piuttosto movimentata, in cui è semplice attirare la curiosità di parecchia gente. Gradinata a ridosso del rettangolo verde, tutto impeccabile, peccato solo la fastidiosa ringhiera che però è sempre meglio del plexiglass, quel vetro famosissimo usato come divisorio fra settori o con il campo, famoso sopratutto per gli aloni che rendono la partita inguardabile e i 50 gradi in estate per chi ha la sfortuna di trovarsene a ridosso.
Se vogliamo trovare il classico pelo nell’uovo, l’erba sintetica rovina un po’ la magia: per un pubblico da calcio popolare, romanticamente nostalgico, non è certo il top. Qualcuno, per il mio precedente articolo, si era risentito per i toni con cui ho descritto il campo di Cellamare, non cogliendo affatto la sostanza dello stesso: più i rettangoli di gioco son triangolari, più la pozzanghera tende al laghetto, più la gradinata non è a norma, conseguentemente maggiore puro o estraneo ad altri interessi è l’amore per il calcio.
Oggi per fortuna niente arbitri alla Casarin e addetti fastidiosi. La porta d’ingresso la trovo direttamente spalancata, come se volesse darmi il benvenuto. Ma poi vedendo entrare ragazzini, cani al seguito e curiosi ho capito essere una semplice casualità.
Il settore di lì a poco prende forma. Qualche ritardatario non manca mai. L’aria primaverile si respira anche dal cielo non ancora oscurato dal calar della sera. Lo spettacolo offerto dalla gradinata, come anticipato, è di quelli che fanno brillare gli occhi: fumoni colorati e tantissime torce creano un immaginario incantato, in cui una gradinata viene modificata a colpi di colore che hanno il potere di aggiungere armonia al luogo.
Oggi il gruppo è onorato dalla presenza degli amici reggini e da una rappresentanza di ultras baresi. Tantissime le torce accese durante la partita, ma vorrei soffermarmi sul primo coro, lanciato in un silenzio tombale e in un ordine che non vedevo negli stadi da parecchio. Senza fronzoli di sciarpe o bandiere, un “Vaffanculo al calcio moderno” si alza rabbioso, a delineare un odio puro verso qualcosa a cui non si ritiene di appartenere in alcun modo. L’interpretazione di calcio popolare ruota attorno a quel qualcosa di diverso in cui credere e per cui combattere tangibilmente, non solo con frasi fatte e facili slogan.
In diversi frangenti è stato snocciolato il concetto di calcio popolare: ripartire con grandi sacrifici dal basso, portando in alto l’ideale Ultras, difendendone le radici, senza cedere alla tentazione di apparire su più facili palcoscenici, con la ferma volontà di non piegarsi a nessuna tessera, combattendo ogni forma di repressione e credendo nei valori e nelle regole di questo mondo, basate soprattutto nello spirito di gruppo e di aggregazione. Dall’altra parte c’è l’amore verso il calcio casereccio, senza tante seghe mentali a refertare tutto, emozionandosi persino per un campetto in terra battuta, una gradinata in legno o una porta fatta con due sassi al posto di due pali, se fosse possibile.
Ideale Bari è per me idea di perfezione. Che nessuno se la prenda se la vedo così, per me questi ragazzi sono un esempio da seguire, un libro aperto e piacevolissimo da rileggere, proprio quando altri avevano deciso di chiudercelo in faccia, affogando con parole, parole e ancora parole il vero senso e la vera bellezza del calcio e della sua gente.
Massimo D’Innocenzi.