Incredibile a dirsi ma gli stadi italiani sono afflitti da un’insicurezza costante e pericolosa. Per anni, di stagione in stagione, abbiamo preso posto in settori, popolari e non, che oggi ci dicono essere non a norma. Tra qualche mancanza di uscite di sicurezza, spazi per i prefiltraggi, assenza di prove di carico o prove antisismiche, sembra che i nostri stadi debbono collassare su sé stessi da un momento all’altro e le uniche soluzioni plausibili sono o la completa ristrutturazione oppure la costruzione di nuovi impianti. Eppure Italia ’90 non ci ha insegnato nulla, o meglio, ha arricchito i soliti noti visto che di quell’afflusso di denaro, alla fine i diretti beneficiari, ovvero i tifosi, non ne hanno in realtà beneficiato.

Ed oggi eccoci qui a parlare di stadi di proprietà come l’unica frontiera percorribile, impianti sportivi muniti di museo a tema e centro commerciale, tribune vip con box riscaldati e frigo bar incorporato. Come al solito in Italia ci piace fare un pedissequo copia ed incolla, sembra che basti importare un modello qualsiasi, soprattutto obsoleto e poco adattabile, per cambiare pur nella certezza che qualche falla sicuramente prima o poi emergerà.

I soliti ben informati parlano del modello inglese come panacea di tutti i mali, delle squadre B modello spagnolo oppure dei play off modello basket per decidere lo scudetto. Mai che si parli di un modello italiano, mai che si provi a chiedere ai tifosi cosa desiderino all’interno di uno stadio, se le majorette nel prepartita piuttosto che una sfida tra bambini, se un biglietto numerato oppure generico, se un seggiolino con schienale oppure un semplice gradone. Al netto di tutte le decisioni da prendere, l’importante è gonfiarsi il portafoglio ed indirizzare quanto più possibile gli sportivi davanti alla televisione con la conseguenza immediata di un processo costante di disinnamoramento del calcio.

Pisa e l’Arena Garibaldi non fanno altro che enfatizzare questi problemi: uno stadio che un tempo conteneva venticinquemila persone, oggi è omologato per appena ottomilacinquecento persone con altri millecinquecento posti in deroga per un totale di diecimila spettatori. Bazzecole viene da dire visto che lo scorso anno in serie C il Pisa aveva numeri ampiamente sopra la media ed in questa stagione, con la promozione in serie B, si può star certi che l’Arena sarà costantemente sold out.

Già per questa partita di Coppa Italia in pieno agosto, curva nord e gradinata sono esauriti, mentre il settore ospite può accogliere neanche cinquecento persone, numero anche questo rivisto e non poco al ribasso. La problematica è seria visto che si ripeterà per tutta la stagione ed a rimetterci in prima persona, guarda caso, saranno gli sportivi, i tifosi, coloro che ancora preferiscono vedere lo spettacolo dal vivo invece che davanti ad uno schermo al plasma. Questione di gusti, questione di sensazioni, chi non ha mai provato la gioia di veder segnare la propria squadra abbracciando i vicini di posto, non può capire il bello della presenza in uno stadio, di quella sana pazzia di ergersi come protagonista della partita tramite il sostegno ai propri colori e cercando, perché no, di intimorire ed irridere l’avversario.

In questa serata i bolognesi si dividono tra tifosi ed ultras, i primi arrivano di buon’ora e si sistemano nel settore ospite, i secondi una volta terminate le procedure d’ingresso, fanno gruppo nella parte bassa della curva. Qualche schermaglia prima dell’inizio delle ostilità ci conferma quanti pochi amici abbia il Bologna in Toscana, ed infatti un paio di cori offensivi reciproci, sottolineano l’aperta ostilità verso tutte le tifoserie della regione.

Per il resto, gli ospiti si danno da fare per sostenere la squadra, il sostegno è continuo ed anche il livello di organizzazione non è male, le varie anime della Andrea Costa viaggiano sugli stessi binari cosicché i cori non si sovrappongono e vige un’unità di intenti piuttosto accentuata, almeno dal punto di vista formale. Buona la sciarpata ad inizio partita ed ottima la scelta dei bandieroni fatti sventolare nella parte bassa.

La prova della Curva Nord di casa è nel complesso buona, nella prima frazione il tifo è di alta qualità, nel secondo tempo c’è qualche pausa in più ma c’è da dire che il risultato sul terreno di gioco sorride ad un Bologna apparso più cinico e concreto. La differenza di categoria si è vista tutta, anche se sugli spalti il popolo nerazzurro ha accompagnato la squadra fino al triplice fischio finale e dopo di questo ha applaudito i giocatori.

In attesa dei match da tre punti in palio, può bastare anche lo spettacolo offerto in una serata di Coppa Italia, peccato che anche in futuro entrare in uno stadio sarà una corsa ad ostacoli. Il progetto di riportare le famiglie allo stadio prosegue senza intoppi, su questo punto siamo ormai tutti d’accordo e vediamo la luce in fondo al tunnel. Basta crederci.

Valerio Poli