La trasferta da molti è ritenuta, probabilmente con giusta ragione, l’essenza del gruppo: macinando i chilometri con ogni mezzo possibile, si stabiliscono quei rapporti di amicizia che sono necessari per mantenere la buona forma del gruppo stesso. Molto spesso sono le trasferte più disagevoli a cementare i rapporti tra i vari esponenti della medesima curva, siano queste lontane oppure a rischio il collante è fondamentale per portare a casa, almeno sui gradoni, una vittoria.

Con l’introduzione della tessera del tifoso, la trasferta a certe latitudini è andata a farsi benedire: c’è chi ha disertato, chi per almeno un periodo ha continuato a girare sperando di entrare tramite le falle di un sistema mai troppo oliato, c’è infine chi ha sospeso momentaneamente le trasferte in aperto disaccordo con un apparato che ha fatto più danni della grandine, sia agli ultras stessi che al sistema calcio.

La desertificazione degli stadi è passata indubbiamente anche attraverso politiche gestionali da mettersi le mani nei capelli, a meno che non stessero esattamente rincorrendo quello che hanno ottenuto: cattedrali nel deserto capaci di far gridare allo scandalo per la scarsezza di spettatori paganti.

Chi vive nelle isole è indubbiamente in una posizione geografica alquanto scomoda: muoversi, andare in trasferta, diventa una vera e propria odissea, da dividersi tra traghetto, treni e bus. Immediatamente si pensa alle tifoserie siciliane, poi la mente arriva ai cagliaritani che hanno visitato in maniera più o meno pacifica, tutti gli stadi di serie A. Nel girone A della serie C di questa stagione, sono state introdotte due squadre sarde, l’Arzachena e l’Olbia, con tifoserie che pur con numeri diversi, hanno trovato fin qui la forza di timbrare il cartellino in trasferta.

In questo pomeriggio vedere i tifosi olbiesi nel settore ospite dell’Arena Garibaldi di Pisa è già di per sé una vittoria, in quanto dimostra che al di là dei numeri, della categoria, delle difficoltà logistiche, c’è chi ancora investe tempo e denaro per seguire la propria passione. Nel settore si presentano una ventina di ultras, unica pezza esposta con su scritto “Ultras olbiesi”, gruppo che resta compatto per tutta la gara dietro l’insegna e cori che pur tra qualche inevitabile pausa, occupano i novanta minuti della partita.

Il divertimento al primo posto, ma i presenti vanno ben al di là della presenza, cercando di lasciare un segno ed in effetti il compito riesce parecchio bene. Tifo asciutto quello dei sardi, qualche battimano, parecchi cori secchi, altri più prolungati ed originali. Pur avendo delle ovvie difficoltà a farsi sentire in uno stadio parecchio popolato, si può ben dire che onorano in pieno l’impegno, sfavoriti fin da subito da un risultato sul campo negativo.

Curva Nord che accoglie le squadre in campo con un lungo striscione: “Grinta e determinazione è quello che vogliamo…”. Poi è il tifo a elevarsi a protagonista e visti i numeri a disposizioni, si può ben dire che anche i padroni di casa sfoggiano una gran bella prova, con cori continui ed in alcuni casi anche potenti.

Complice magari il risultato, già nella prima frazione il botta e risposta tra curva e gradinata riesce parecchio bene, poi mentre la gradinata si limita allo sventolio di bandiere e bandieroni, in curva il tifo è un rullo compressore, con la squadra che è sostenuta in maniera pressoché continua.

Da menzionare nella prima frazione l’esposizione dello striscione “La capienza della Curva Nord è una vergogna” che si prende gli applausi dal pubblico presente in gradinata. Del resto il problema è sentito da tutto il pubblico di fede nerazzurra: spesso trovare un biglietto di curva il giorno della partita, è impresa titanica ed a volte la problematica viene a galla anche se uno spettatore decide con un buon margine di anticipo.

Bandiere, bandieroni, qualche torcia e la sciarpata sul finale testimoniano la buona prova della Curva Nord, che trascina la squadra alla vittoria in una partita tutt’altro che scontata, visto che l’avversario non era tra i più agevoli.

A fine partita i rituali scambi di applausi dei giocatori con il pubblico e anche se virtuali gli applausi vanno a coloro che ancora amano viaggiare e lo fanno con quel sano divertimento che deve essere alla base dell’essere ultras. Indipendentemente dai colori che si portano in giro.

Valerio Poli