Alle soglie dell’anno 2020 fare l’ultras è scelta da eroi. Questo perché nell’evoluzione della specie c’è stata una graduale ma progressiva regressione tanto che oggi l’ultras si può ben definire una di quelle in via d’estinzione.

Tanto è cambiato dai fantastici, fenomenali, chiacchierati anni ’80-’90, periodo dove il calcio italiano era al top e dove i nostri impianti sportivi ribollivano di gente, passione e colore. Ora del resto per entrare in uno stadio serve il modello 730 e gli esami del sangue, inoltre non si può accendere né una torcia né un fumogeno, bisogna stare diligentemente al proprio posto, per alzare una bandiera bisogna direttamente far domanda in questura.

Per quale arcano motivo si dovrebbe entrare in una curva? Forse per godersi lo spettacolo di ventidue persone che rincorrono un pallone? Su internet si trovano alcuni siti pirata che fanno godere lo spettacolo a costo zero e se proprio si cerca il massimo, si può pagare un abbonamento ad un canale televisivo per seguire l’incontro o la squadra preferita.

Perché pagare un biglietto di uno stadio se questo ha prezzi esosi? E qui si arriva al nodo del discorso perché in barba a tante chiacchiere da salotto, la prima indispensabile modifica da attuare per ripopolare i nostri impianti sportivi, sarebbe quella di abbassare i prezzi dei biglietti d’ingresso. Il resto è a seguire, ma i padroni del calcio ma sopportano di privarsi anche degli spiccioli provenienti dai botteghini perciò spesso tutto cambia per non cambiare niente. Oppure più direttamente non cambia mai niente per davvero, come sarebbe intellettualmente più onesto asserire.

In un contesto sufficientemente desolante si inseriscono le tifoserie e quelle persone che proprio non vogliono ammainar bandiera. Se i numeri degli spettatori sono in calo vien da pensare che anche all’interno dei settori popolari questa crisi sia esistente e palpabile, ragion per cui anche i gruppi ultras vivono questo periodo come uno dei più difficili a livello gestionale e comportamentale.

A Pontedera parimenti la crisi è evidente: una tradizione ultras piuttosto radicata si è lentamente persa fino ad arrivare a leggere un comunicato della tifoseria organizzata che si prende un periodo di pausa per fare le dovute considerazioni sul proprio momento storico.

Con questi presupposti diventa difficile onorare pure una trasferta che tanto trasferta non è: quella di questa sera è una gita fuori porta vista la distanza tra i due centri. Eppure si nota fin da subito l’assenza di ciò che comunemente viene definito lo “zoccolo duro”. I presenti ce la mettono tutta per lasciare il proprio marchio sulla serata ma rispetto al recente passato i numeri sono in netto calo ed il tifo è sulle spalle di pochi volenterosi. Gli Ultras Granata per il momento hanno ripiegato lo striscione, a conferma di quella crisi che nei piccoli centri attanaglia chi ancora avrebbe una gran voglia di fare.

Pisa e la Curva Nord si ergono perciò ad indiscussi protagonisti della serata, il tifo di marca nerazzurra è più vivo che mai ed in questo caso c’è da segnare il sold out nel settore, dove evidentemente una certa linea di condotta sta dando ampiamente i propri frutti.

E se a livello numerico c’è poco da eccepire, anche per quanto riguarda colore e calore c’è poco da dire, con i classici bandieroni spesso al vento e con qualche torcia che ogni tanto viene accesa in maniera clandestina.  Un paio di striscioni esposti son degni di menzione: tra il primo ed il secondo tempo gli ultras sensibilizzano gli spettatori sulla donazione di sangue mentre nella ripresa viene ricordato Matteo Bagnaresi.

Il tifo si protrae con alcuni picchi veramente importanti fino al termine dell’incontro che termina con un pareggio a reti bianche che delude il pubblico di casa ormai rassegnato all’idea dei play off. La testa della classifica resta troppo lontana visto il passo di Entella e Piacenza.

Valerio Poli