L’abbiamo vinta noi!” è uno dei numerosi slogan di cui il mondo del tifo non si fa troppi problemi ad appropriarsene. In alcune occasioni è un motto davvero inflazionato, in altre invece ci sono situazioni, avvenimenti e prove schiaccianti in cui senza troppa vergogna, senza troppa boriosità, questa frase rispecchia davvero la realtà.

In questa stagione ho avuto la fortuna di poter assistere a quasi l’intera totalità delle partite di stagione regolare, fase a orologio (grazie davvero Federazione per questo fondamentale allungamento di brodo…) e playoff, sia in casa che in trasferta. In numerose cronache segnalavo la scarsa partecipazione di pubblico per una squadra praticamente sempre ai vertici della classifica; la Baraonda in prima persona, tramite tutti i mezzi possibili, invitava la città a presenziare in modo maggiore, raccogliendo l’invito soltanto in poche occasioni, se escludiamo gli ultimi turni playoff stagionali.

C’è però un gran risvolto positivo in tutto questo: lo zoccolo duro della curva biancorossa, l’anima del tifo pistoiese, ha vissuto un’annata costante a livello di numeri, in crescendo nel corso del tempo, aiutata sicuramente dai risultati positivi (sarebbe bugiardo e stupido negare un’ovvietà simile). Quando durante l’anno ti accorgi di essere quasi sempre lo stesso numero di persone ma soprattutto vedi soltanto facce della curva (che sia il più irriducibile o il volto giovane alla prima vera stagione di militanza) a seguire e sostenere la propria squadra e città, in maniera un po’ egoistica e irrazionale, nel bene o nel male senti che tutto è realmente nelle mani del gruppo. Ed è ciò che a mio avviso è accaduto gradualmente nel corso dell’annata.

Parlare di Serie A è sempre stato non un argomento tabù ma quasi: a partire dall’interno del gruppo organizzato, così come nel tifoso di tribuna, se non addirittura in ambienti vicini alla società, ne sono state dette davvero tante, fino all’ultima partita. O quasi, poiché la reazione messa in campo dai giocatori biancorossi nella decisiva gara 5 a Casale Monferrato, contro i rivali canturini molto più strutturati (sulla carta) alla promozione in massima serie, ha un po’ addolcito e tranquillizzato la piazza pistoiese. Insomma, la possibilità di promozione non era più una chimera inavverabile come qualche giorno prima.

Altro concetto il cui termine è sicuramente abusato è quello della favola sportiva al quale preferisco anteporre la cabala e le date: dieci anni dopo l’ultima promozione, Pistoia rigioca una finale playoff; tre anni dopo la sciagurata (ma necessaria?) auto-retrocessione. Corsi e ricorsi storici, semplici casualità alle quali però il tifoso si aggrappa volentieri per alimentare i propri sogni.

La piazza, come prevedibile, è in deciso fermento. Grazie all’ennesima pensata della Lega basket, Gara 1 non è stata mai ufficialmente spostata da calendario da sabato 10 giugno; d’altronde era solamente (…) da quando fu sorteggiata Milan-Inter di Champions League che si sapeva che almeno una squadra italiana sarebbe stata in finale della massima competizione dello sport più seguito al mondo. Il massimo che viene fatto per non rischiare di avere un palazzetto semivuoto è quello di anticipare alle 19 la partita. Davanti a una cornice di pubblico comunque decisamente soddisfacente, in cui la curva sembra davvero quella dei migliori tempi della Serie A, Pistoia sconfigge Torino, portandosi avanti 1-0.

Superfluo raccontare del tifo: picchi accompagnati da tutto il pubblico che sono autentici boati, alternati a momenti in cui è lo zoccolo duro a trascinare l’ambiente; è comunque una finale promozione in cui Pistoia è la favorita contro una Torino fastidiosa che vende cara la pelle. Concentrandosi ulteriormente sull’argomento tifo, il gemellaggio che legava le due tifoserie è stato sciolto tre anni fa circa, quando l’allora Auxilium Torino dopo la retrocessione, fallisce definitivamente. Viene fondata una nuova compagine, l’attuale Basket Torino, non riconosciuta dallo storico gruppo dei Rude Boys, ma seguita da due nuovi gruppi, presenti nel settore ospiti in entrambe le gare ma divisi in maniera netta (al PalaAsti di Torino si posizionano nelle due differenti curve), ovvero i 1989 e i TSN. Il legame quindi tra le due tifoserie è sfociato nella completa indifferenza; si assiste a rarissimi gestacci isolati tra il pubblico derivati più che altro dall’importanza della partita, redarguiti rapidamente da entrambe le fazioni. Numericamente, vista la tipologia di partita e il potenziale gialloblu mi aspettavo qualcosa di più; sono circa una cinquantina, assieme a una simpatica bambola gonfiabile, i presenti nel settore ospiti. Il loro supporto è giocoforza limitato a causa dell’alto squilibrio di presenze. In tutto questo Pistoia vince con il punteggio di 67 a 61.

Due giorni dopo, lunedì 12, va in scena il secondo atto: in questa occasione viene registrato il primo sold out stagionale, con 4.800 circa tifosi di fede biancorossa pronti ad accompagnare Pistoia verso il primo match point. Non c’è da abbassare la guardia e a onor del vero, il tifo biancorosso risulta essere molto più sciolto e ininterrotto; l’andamento del match aiuta sicuramente il pubblico a tenere certi ritmi, con l’entusiasmo a fare da padrone all’interno del PalaCarrara. Poco altro da segnalare, se non una partecipazione ancora minore della tifoseria gialloblu alla trasferta e ad un acceso confronto di alcuni tifosi di tribuna e curva Firenze (settore adiacente a quello ospiti) e gli ultras torinesi, concluso senza troppi patemi d’animo. La squadra biancorossa vince 69 a 62, portandosi quindi sul 2-0 e con 2 occasioni sicure ( + l’eventuale gara 5) di determinare, come detto, un match point a proprio vantaggio.

La prima trasferta vede soccombere i toscani contro un’arrembante Torino con il punteggio di 78 a 67, davanti a un caldissimo PalaAsti e ad altrettanto energici Baraondini, presenti giovedì 15 in circa 250 unità. Segnalo piacevolmente le scenografie messe in atto dalle due curve gialloblu; meno piacevole (ma sicuramente efficace!) il lavoro svolto dallo speaker torinese, con l’obbiettivo di far aumentare la partecipazione torinese al cospetto di un tifo decisamente più brillante degli ospiti pistoiesi.

Dopo appena due giorni si replica per gara 4, con Pistoia accompagnata da circa 300 tifosi. Sarò breve e conciso: dopo un buon inizio torinese, è la squadra ospite a condurre la partita. Tutto il settore è emotivamente coinvolto e non vede l’ora che termini il match. Quando è chiaro quale sarà il finale, si assiste a una serie di reazioni scomposte e disparate: lacrime e abbracci fanno da padrone nel settore ospiti. Anche io mi dedico ad abbracciare i miei compagni di avventura, i miei amici con i quali si è condiviso tutti i momenti più difficili della stagione. Bisognerebbe sottolineare un concetto MOLTO importante: non siamo i primi né gli ultimi a viaggiare in giro per l’Italia presenziando ad ogni partita; tante tifoserie e gruppi più numerosi e partecipativi sono attivi da molto più tempo, in categorie più infime e con pochissime soddisfazioni. Non è una gara a chi l’ha più lungo, mi sembra ovvio, sono però altrettanto innegabili le soddisfazioni che la Baraonda si è tolta in questa stagione, al netto di Covid, autoretrocessione ed esilio forzato nell’acerrima rivale Montecatini.

Pistoia vince 61 a 73 e torna in Serie A. Degno di menzione l’applauso tributato dalla controparte gialloblu nei confronti di squadra e tifoseria toscana, così come davvero emozionante il capitano pistoiese di nascita Gianluca Della Rosa che porta il trofeo all’interno del settore, dentro a quella curva che l’ha cresciuto prima di diventare appunto capitano della propria squadra del cuore.

Contemporaneamente, il centro cittadino di Pistoia si riempie di caroselli e tifosi festanti; questi ultimi, assieme ai trasfertisti si ritroveranno all’alba a festeggiare davanti al PalaCarrara insieme alla squadra, mentre mercoledì 21 viene organizzato all’interno del palazzetto un evento celebrativo per tutta la città, con premiazioni e sessioni di autografi e foto.

Testo di Edoardo Pacini
Foto di Andrea Del Serra

Foto Gara 1:

Foto gara 2: