Potenza-Cavese è la classica partita così carica di emozioni sugli spalti da cui nulla potrebbe farmi desistere dal presenziare. In più, se le motivazioni inerenti al tifo non dovessero bastare, sul campo si scontrano due compagini il cui blasone ha ricevuto spesso lustro da apparizioni in categorie superiori a quella attuale.

Arrivo dunque con largo anticipo al “Viviani” per gustarmi il più possibile lo spettacolo e la bella giornata di tifo che da lì a poco sarebbe iniziata. Per fortuna nessun divieto, pur non avendo le due tifoserie rapporti propriamente idilliaci. La curva di casa si presenta all’appello con tanto entusiasmo per il momento magico della squadra, sempre più consapevole di poter vivere in simbiosi con il proprio pubblico un campionato di alta quota e che saperne sfruttare l’onda lunga potrebbe anche portare a belle soddisfazioni.

Molto bella la Ovest di casa. Ad occhio sembra persino più piena del solito. L’ingresso degli atleti in campo è accolto con carattere e grinta dai ragazzi in curva che innalzano sciarpe unitamente a bandiere e stendardi per rendere il settore quanto più colorato possibile.

Oltre 4.000 i presenti, fra i quali un nutrito gruppo da Cava che, appesi i drappi e compattatosi nel settore ospiti, nonostante i tempi sicuramente meno esaltanti che si ritrovano a vivere con il proprio sodalizio, appaiono belli carichi fin dal principio e si rendono autori del classico sostegno in cui non mollano praticamente mai dal punto di vista vocale, ravvivando anche l’aspetto cromatico con qualche torcia e tante bandiere al vento.

In campo la gara stenta a decollare, ma nelle due curve si continua a cantare per se stessi e per la maglia. Interessanti le manate e i battimani offerti dai cavesi, niente male il sostegno dei padroni di casa. Entrambi subiscono un leggero calo nel secondo tempo, ma fisiologico, visto che la partita regala sempre meno, o quasi niente.

Pier Paolo Sacco